Dell’arte di disporre i libri [12]

Sì, autori del Novecento italiano ne ho molti. Tanto che per tenerli a bada sui miei scaffali ho dovuto inserire una variante nel mio metodo di catalogazione: li ho divisi in viventi e trapassati. È una distinzione inevitabile, perché tenere insieme Achille Campanile e Andrea Camilleri, per dire, non avrebbe magari senso.
Fatto sta che ogni tanto mi tocca procedere alla inumazione di un autore di cui apprendo la scomparsa. Allora procedo a spostare i libri del summenzionato verso gli scaffali dedicati ai deceduti. Insomma, mi si libera del posto qui e mi si ingolfa là. Mi rendo conto che la faccenda è un pochino macabra. La cosa bella, se vogliamo, è che lo scaffale dei trapassati dà luogo a quello dei viventi senza soluzione di continuità. Un modo per riconoscersi, per darsi la mano, nel solco della continuità. Per capirci: Ammaniti ha alle spalle Paolo Volponi che lo tampina a tal punto che il Niccolò cerca di avvicinarsi il più possibile alle “Dolcezze del rancore” di Alessandro Banda. Ma a proposito di scaffali mi viene in mente che la mia biblioteca ha un trucchetto di cui vado particolarmente fiero, visto che l’ho imposto al mobiliere. Di questo alla prossima puntata.

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