A quel tempo arrivarono i primi computer. Una volta intuito che cosa potevano realizzare, mi ricordo che timidamente entrai da un rivenditore, che subito cercò di piazzare l’acquisto. Ma io volevo solo sapere una cosa: “Questo computer è capace di schedare i libri come faccio io?” e gli spiegai all’ingrosso come facevo. Occhi sbarrati. Riprendo imperterrito: “Si può organizzare un sistema che se io cerco qualcosa su questo argomento saltano fuori tutti i libri con quell’argomento lì? Certo,” concessi al malcapitato, “i libri salteranno fuori se io li avrò schedati prima”. Il commesso balbettò qualcosa a braccia larghe, della serie cosa cavolo vuole questo. In effetti stavo immaginando dei database, o meglio degli ipertesti, roba a quel tempo di là da venire, anzi da pensare. Morale, capito che quella macchina al momento non era attrezzata alla bisogna, lasciai perdere il computer, bollandolo per inutile e ignorandolo per molti anni ancora.
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