La provincia secondo Landolfi

I miei romanzi sono nati in provincia, né saprei fare altro. Senza la mia città, la mia terra, son certo che mi verrebbe meno l’ispirazione. Sono convinto che qualunque storia che valga la pena di venir raccontata in provincia abbia un sapore diverso, a mio gusto migliore. La provincia mi è dunque cornice naturale e necessaria, senza la quale, confesso, non riuscirei a mettere in fila le parole, a dar voce a personaggi e storie.

In un passo del suo racconto Ombre, Tommaso Landolfi descrive la vita di provincia a partire dalla pelle, e voce, di una donna. Il brano è un saggio di prosa sublime, una prova d’autore volta non a stupire, come nel caso del suo racconto più incomprensibile e bizzarro, La passeggiata, ma a colpire nel segno con inusitata precisione lessicale. Da notare, il ritmo sincopato dettato dalle numerose virgole, a suggerire l’incipiente mistero. Perché la provincia è un po’ così, indolente e misteriosa. Landolfi, che si definiva «rappresentante genuino della gloriosa nobiltà meridionale», la fotografa con chirurgica precisione e una evidente adesione sentimentale.

«Ripresero poco dopo, in un’altra sala dove, ormai, li avevo di proposito seguiti. Per quella virtù fosforica, cui ho già accennato, della sua pelle, potevo distinguere assai chiaramente tutti i gesti di lei punto e, poi che stavolta si era un poco sciolta, quella voce ricca e vibrata, fremente di tratto in tratto, appariva la voce stessa della provincia cupa e ardente, con le sue passioni invincibili e segrete, coi suoi orgogli, le sue infinite complicazioni, i suoi inceppamenti, le sue difficoltà di espressione, i suoi abbandoni senza speranza, le sue verginità indomabili e gelose, fatte pegno di superiore dignità, la forza selvaggia delle sue convenzioni, che tutto brucia e cui tutto si può sacrificare, coi suoi triti doveri. L’esaltante provincia, dico, dove non esistono soluzioni “pratiche razionali”, e che tengan conto dei diritti dell’uomo o della donna, dove disumanamente e nobilmente si muore per un puntiglio, e ci si può perdere per una parola; dove tutto importa, dove il linguaggio stesso è un’eco di tempi meno volgari».


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2 Commenti

  • Eros Barone Posted 29 Gennaio 2023 19:57

    Mah, Tommaso Landolfi: un misto di fumisteria, di spirito goliardico, di ‘humour nero’ e di cinismo, condito con una prosa da cruscante.

    • Claudio Calzana Posted 29 Gennaio 2023 21:02

      Già, è vero, gentile Eros. E proprio per questo lo trovo adatto a questi nostri tempi delabrati e stanchi. A suo modo, mima e anticipa il presente, sempre per gioco e mentendo ad arte. Procede per guizzi, mai per sistemi. E questo per indolenza, virtù somma se penso a quel che certi sistemi hanno saputo combinare. Infine: scarabocchia mondi che chissà dove stan di casa: per insofferenza, noia, e magari pure ribellione.

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