Pòta

Nella categoria parole belle mi occupo di espressioni desuete e rare, ad esempio nardoso; ma anche di espressioni di tutti i giorni, come remora. Oggi voglio invece portare alla dovuta attenzione un’espressione del dialetto bergamasco nota in tutto il mondo, per certi versi intraducibile: pòta. E per farlo prendo a prestito un brano de Il sorriso del conte, il mio primo romanzo. Mentre Betta, la domestica, e Irene, moglie del conte Gian Giacomo Salani, stanno animatamente discutendo delle leggi razziali del 1938, il giardiniere, Bonifacio, interviene da par suo.

«… il sostegno alla monarchia da parte della Betta non faceva altro che indisporre ancor più l’Irene, che su certe cose proprio non transigeva.
«Niente insegnanti ebrei, niente scuola per gli ebrei. Ma vi pare possibile?».
Quella volta si era così accalorata nella difesa ultima vana da strappare un eloquentissimo commento niente meno che al Bonifacio:
«Pòta…».
Già, pòta. Locuzione del dialetto bergamasco tra le più insigni e giustamente in voga. Sulla bocca di un giardiniere, l’espressione si poteva pure equivocare, in quanto voce del verbo. Ma non era così: se originariamente il termine pòta stava a indicare le parti vergognose delle femmine, col tempo ha assunto il valore di un intercalare, significando in particolare “perdinci, perbacco, diamine”. Ma anche qualcosa tipo “che cosa ci posso fare io?”. Pòta equivale, in questo senso, a prendere atto del destino: tanto che, nel bel mezzo di un discorso, pòta segnala una difficoltà, o addirittura l’impossibilità di fare qualcosa. Insomma, un limite di cui è sensato avere coscienza. Un atto di realismo, potremmo dire. Perché il bergamasco lo sa bene: per quanto ti impegni, le cose alla fine vanno come devono andare. Tutto questo, e altro ancora, si concentrava nell’uscita del Bonifacio, un bel pòta a braccia larghe con sospiro incorporato. E poi tutti si ostinavano a dire che quando parlava Bonifacio non si capiva un accidente».


Per fare chiarezza sul delicato rapporto tra pòta e il Ferrero Rocher

2 Commenti

  • Caterina Medici Posted 16 Giugno 2021 18:44

    Alcuni dicono pòta derivi dal latino potior-bere e sia inteso come un invito a berci sopra, per lasciar perdere e non prendersela.

    • claudio calzana Posted 16 Giugno 2021 18:45

      In effetti, cara Caterina, il berci sopra è sempre buon rimedio, perfettamente in linea con carattere e abitudini del nostro popolo schietto. Però in termini di derivazione preferisco il richiamo a “potta”. Non a caso nei tempi andata quest’espressione veniva bandita e punita quasi fosse una bestemmia

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