Vasco Pratolini, un eroe da riscoprire

unnamed Il libro che ho per le mani è la prima edizione del romanzo di Vasco Pratolini, Un eroe del nostro tempo (edito da Bompiani nel 1949, oggi da Rizzoli), una delle opere più ostinatamente sottovalutate del secolo scorso, e i motivi non mancano. Per cominciare, mentre l’Italia voleva lasciarsi tutto alle spalle, Pratolini rievoca i conflitti del primissimo Dopoguerra, periodo in cui ex fascisti e partigiani non avevano ancora deposto le armi. «Con l’odio che lentamente si andava assopendo, anche la speranza assumeva più limitati contorni».

L’appartamento
Pratolini ambienta la vicenda in un appartamento dove convivono tre famiglie, «gente a cui la guerra aveva tolto la propria casa, o che una casa non aveva mai avuto». Una coppia di ex partigiani comunisti, Bruna e Faliero; una donna, Lucia, con il figlio sedicenne, Sandrino; la vedova di un fascista, Virginia, «bella per gli uomini, e superba per le donne». Ovvio che tra i coinquilini nasca qualche attrito, nonostante i tentativi di conciliazione. La vedova, poi, non esce dal suo lutto, e a momenti nemmeno dall’appartamento. Anche se, «chiusa nella sua camera, tutti i segreti della casa venivano a lei». E qui nasce la seconda, scottante questione. Virginia, la «repubblichina», si innamora di Sandrino, che ha esattamente la metà dei suoi anni ed è fascista: «Sono un nero, ho vestito la divisa fino alla vigilia dell’arrivo degli Alleati». Angelico per fattezze e diabolico a dispetto del diminutivo, il giovane domina l’amante, compromettendola e derubandola di ogni bene. «La vera felicità durò venti giorni», sentenzia l’autore. Poi la lenta e inarrestabile discesa, alla quale la vedova non si rassegna perché vede nel ragazzo la sua unica ragione di vita: «Riducendo il proprio compito ai doveri tutti gioiosi di un affetto esclusivo, ella garantiva a se stessa una eterna vacanza dalla coscienza, si conquistava, sia nel bene, sia nel male, la sconfinata libertà dell’irresponsabile». Uno sguardo lucido, quello del narratore, che con Virginia e Bruna delinea due figure femminili profondamente diverse, ma ugualmente straordinarie, nel panorama della nostra letteratura.

Cronaca nera

Vasco Pratolini

Vasco Pratolini (1913-1991)

C’è un terzo motivo che relega questo romanzo in una posizione di retrovia, e riguarda l’autore stesso. Il grande successo arrise a Pratolini grazie a due opere pubblicate a cavallo di questa: «Cronache di poveri amanti» (1946) e «Metello» (1955). Entrambi i romanzi narrano conflitti sociali, ma nessuno presenta la crudezza e il lancinante realismo dell’opera del 1949. Le Cronache e Metello sono opere neorealiste, legate alla realtà certo, ma in fondo senza dare troppo fastidio, in chiave elegiaca, e con sospiro incorporato; al contrario, Un eroe è un romanzo decisamente più complicato da digerire, perché non edulcora, e men che meno vela. Luigi Russo esprime bene il turbamento della critica letteraria: «Noi abbiamo molta stima di Pratolini come di narratore-poeta; ma è egli poeta del suo quartiere, della via di casa sua, popolata dei sogni e delle tenerezze di chi ha vissuto in essa molto intimamente. In questo romanzo invece c’è un cambiamento di rotta; è un romanzo che vuol essere una didascalia sui nostri tempi, vorrebbe cioè presentare un protagonista, di cui parlano spesso i giornali quotidiani, che oscilla tra il criminale e l’eroe, ma più pende al criminale che all’eroe […] Si tratta d’una cronaca, e di una cronaca nera, ma non della cronaca con la C maiuscola, alla quale il Pratolini ci aveva gradevolmente abituato». Già, Un eroe del nostro tempo non è un romanzo gradevole, spiazza le attese del pubblico e fa il contropelo ai letterati. Vien fatto di pensare che l’ultimo, profondo motivo di rimozione sofferto da questo romanzo stia nel titolo, preso a prestito da Lermontov. La domanda è lecita: se l’eroe del titolo è Sandrino, che giudizio dà Pratolini della sua epoca? La risposta sembra ovvia, priva di repliche. Ma, a ben vedere, questo romanzo non presenta eroi, quanto esseri umani: chi violento o carnale, chi solo o perduto, chi graniticamente fedele ai propri ideali. Da questo punto di vista, essere umani significa essere eroi: liberi di scegliere, certo, ma al contempo vincolati al copione sotteso a ogni umana ventura. E allora, chissà, forse l’eroe è proprio lui, Vasco Pratolini, che con uno sguardo ricco di pietas, riscatta e redime i suoi personaggi. Compreso forse l’eroe del titolo, protagonista nel finale della scelta più tragica e crudele.

Qui altri ritratti di g.a.d.d.a. (grandi autori dimenticati da anni)

2 Commenti

  • claudio calzana Posted 9 Settembre 2019 13:12

    Ottima idea, Miriam, mi faccia poi sapere, se le va, se gradisce questo particolarissimo “eroe”.

  • Miriam Posted 9 Settembre 2019 12:55

    Ho adorato Metello, film incluso.Ora mi è venuta voglia di scoprire anche questo eroe. Grazie!

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