Nardoso secondo Carlo Emilio Gadda

In un racconto di Gadda, Navi approdano al Parapagàl, lo si trova ne L’Adalgisa, si legge quanto segue: «… sotto la lucentezza nardosa de’ capegli si percepiva di leggieri un’adolescenza alla flanellina, e al rosbiffe». Ora, sorvolando sull’adolescenza «alla flanellina, o al rosbiffe» compendio di una vita e insieme capolavoro, come non arrestarsi di fronte a quel «nardosa», che proprio non ci si capacita? È uno di quei termini che nemmeno la rete ti aiuta, e per fortuna, sennò a che servono i libri? E allora mi tocca estrarre di gusto nientemeno che il Battaglia volume XI, scartabellare con cura fin che ti inciampo nel lemma. Nardoso vien da nardo, erba odorosa e medicinale, con un profumo simile a quello della lavanda. E allora da quel nardoso che a primo suono sembra spagnoleggiare ti si sprigiona un olezzo tutto ampolle e canterani, che non ti lascia stare. E nardoso deriva per l’appunto dall’uso di prodotti cosmetici ordinari e volgari, diciamo pure dozzinali: dunque sta per untuoso, li vedi quei capegli lucidi oltre misura perché trattati con essenze dense, magari costose per via di un lignaggio malinteso. Ora, trascuriamo dove e come il Gadda pescasse certe parole strambe, la lingua del Gaddus è uno dei misteri più fitti dell’universo. Per oggi facciamoci bastare il nardoso, con quella erre che poi scivola nella sibilante finale; e ripassiamo ogni tanto questa bella voce, diamogli fiato, che l’ingegnere se lo merita, e magari ringrazia; certo senza farsi notare, non è cosa per uno che pare malmostoso assai, e ruvido al tratto. Ma sotto sotto è fragile e puro, come i suoi orditi di consonanti e vocali.

Vi va di scoprire un’altra espressione del Gaddus? Ecco intignazzato

3 Commenti

  • Anonimo Posted 14 Novembre 2025 11:18

    Mi rileggo e puntualizzo: immagino che non solo quella frase, ma tutta la descrizione di cui dicevo appaia nel racconto…

    • Claudio Calzana Posted 14 Novembre 2025 17:59

      Gentilissimo, o gentilissima s’intende: questo mio sito è da tempo congelato a vantaggio di un altro progetto, 7parole.it. Ma le sue note così garbate mi hanno spronato a ricercare il passo in questione, un modo per ringraziarla di tanta attenzione. «E come a culo indietro discende la nave, così essi, il maggior numero, come nave o gambero, e proprio perché gamberi, a culo indietro, in ragione dei loro non-titoli, discendevano, scivolavano felicemente nel mondo. Pittati di un loro splendore nuovo. E altri, nelle di cui gote floride sotto la lucentezza nardosa de’ capegli si percepiva di leggieri un’adolescenza alla flanellina, e al rosbiffe. Aiole di rosbiffe! Tutti, tutti entravano nella luce: li avvolgeva la luce della vita, versata sulle loro teste unte dai pazienti alternatori della Cordillera. Che ne inaffiano i paradisi di stucco. Tutti, tutti! Turchi, frittellari, circassi, mendicanti ghitarroni d’Andalusía, polacchi, armeni, mongoli, santoni arabi in bombetta, labbroni senegalesi dai piedi caprigni, e perfino i Langobardòi di Cormanno, immigrati da Cormanno (Curtis Manni), a battere, anche nel nuovo mondo, il primato della ottusità e della mancanza di fantasia. E l’agente della casa di profumi, gréculo; e quello, ebreo, della casa di tappeti. Che collocava poi anche, per suo conto, a ora di dopolavoro, quadri, benché usati, partite di cenci da cartiera, e mobilio eretico del 16°. Tutti, tutti».

  • Anonimo Posted 14 Novembre 2025 11:03

    La stessa identica frase si ritrova ne La cognizione del dolore (sesto tratto), tra l’altro dopo due intense paginette di quel divertente quanto amaro diluvio espressionistico misantropico tutto suo (ma che ricorda un altro autorevole mago della lingua, Céline), qui scaturito dalla voce indiretta di Gonzalo/Gadda. Una fatica che sfianca e premia, quella di leggere il Gaddus.
    Sono qui perché ho cercato nardosa, appunto, in rete. Non avevo dubbi, comunque, che il termine avesse una connotazione negativa.
    Grazie!

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