Breve storia delle lacrime 4

Francesco Pozzi, Statua di Ciparisso (1818).

Nelle Metamorfosi Ovidio narra la storia di Ciparisso, un bellissimo giovane che aveva per amico un cervo. Un giorno lo trafisse per errore, uccidendolo. Sconvolto, quel giovane implorò Apollo di far scorrere per sempre le sue lacrime . Venne allora trasformato in un albero maestoso, e la sua resina in gocce simili a lacrime. Così gli antichi raccontavano il cipresso, l’albero che sfiora il cielo e custodisce i luoghi dove riposano i nostri cari.

Salvezza
In uno straordinario passo della Divina Commedia, Dante si trova sulla spiaggia del Purgatorio, là dove l’anima di un soldato sta narrando il momento del suo trapasso. Poco prima di esalare l’ultimo respiro, il soldato evoca Maria, un nome che forse da bambino pregava con vera fede. In quel mentre, proprio lì sul campo di battaglia, all’uomo scende una lacrima. Una cosa talmente minima che il diavolo manco ci bada, ma un angelo scende a reclamar quell’anima («l’etterno»). Satana è irritato per lo scippo, e il suo disappunto esplode in uno sprezzante diminutivo, «lagrimetta».

Quivi perdei la vista e la parola;
nel nome di Maria finii, e quivi
caddi, e rimase la mia carne sola.
Io dirò ’l vero, e tu ’l ridì tra i vivi:
l’angel di Dio mi prese, e quel d’inferno
gridava: “O tu del ciel, perché mi privi?
Tu te ne porti di costui l’etterno
per una lagrimetta che ’l mi toglie!”

La lacrima del soldato esprime il più profondo desiderio degli umani: essere amati, accolti, perdonati. Basta un breve pianto sincero e l’angelo prontamente accorre. Agli occhi di Dio, questa «lagrimetta» riluce come una pietra preziosa, e si fa promessa di salvezza. «La bontà infinita ha sì gran braccia | che prende ciò che si rivolge a lei» si legge nel terzo canto del Purgatorio. La sintesi definitiva è di Sergio Quinzio: «Piangere insieme è il regno».

Finzioni
Infine ecco Metastasio. Nel 1733 scrive un sonetto che s’interroga sui sentimenti che una poesia evoca in colui che la redige. Emanuele Trevi ha dedicato un intero libro a questo componimento, si intitola per l’appunto Sogni e favole, ve lo consiglio. Ora, Metastasio sa bene che l’arte, qualsiasi arte, è frutto di finzione. Una finzione così unica e straordinaria che gli fa piangere però lacrime vere.

Sogni, e favole io fingo; e pure in carte
mentre favole, e sogni orno, e disegno,
io lor, folle ch’io son, prendo tal parte,
che del mal che inventai piango, e mi sdegno.
Ma forse, allor che non m’inganna l’arte,
piú saggio io sono? È l’agitato ingegno
forse allor piú tranquillo? O forse parte
da piú salda cagion l’amor, lo sdegno?
Ah che non sol quelle, ch’io canto, o scrivo,
favole son; ma quanto temo, o spero,
tutto è menzogna, e delirando io vivo!

Lo scrittore s’intenerisce al suono dei suoi componimenti, si commuove per parole da lui stesso scritte, per finzioni che sa bene esser tali, ma che pure lo scuotono in profondo. Questi suoi sogni e favole, così ricchi di verità e bellezza, si rivelano più reali di quella facile menzogna che per convenzione ci ostiniamo a chiamare vita.

Fine

Breve storia delle lacrime, la prima puntata.


Fonti
Catherine Chalier, Trattato delle lacrime: fragilità di Dio, fragilità dell’anima, Queriniana 2004.
Tom Lutz, Storia delle lacrime. Aspetti naturali e culturali del pianto, Feltrinelli 2002.
Ringrazio Marco V. Burder per averci regalato un suo racconto inedito; e suor Nadiamaria, Clarissa, per i suggerimenti e spunti.

1 Commento

  • Carlo Patelli Posted 1 Giugno 2023 17:59

    Una meraviglia questa sua storia delle lacrime! Mi ha commosso e istruito, grazie

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