Né ai né bai

Claudio Calzana, Like a portrait of Paul Klee
Dovevo una risposta a Mariangela, che l’altro giorno mi chiedeva che significa “Non dire né ai né bai”, manco fossi un esperto del ramo. Comunque, la frase sta per non dire nemmeno una parola, ovvero fare scena muta. Fin qui siamo tutti d’accordo, il fatto è che è assai difficile rintracciare l’origine di tale espressione: potrebbe essere il felice modo di dire, del tutto inventato ma efficace, di un virtuoso della parola; oppure vien sempre buona una qualche filastrocca popolare, della serie “ai bai tu mi dai”, fitta di assonanze anche se povera di significato.
Potrebbe anche starci, ma siamo sempre nel campo delle probabilità, un riferimento agli americani alla fine della Seconda guerra mondiale: i quali, cosa vuoi, eran tutti un bye e un hey, nel senso del saluto. Da qui magari un qualche esterofilo si è fatto prendere la lingua e ha coniato l’espressione. Insomma, chi lo sa, ma l’indagine è davvero tanto più bella quanto più la materia è oscura e la risposta incerta.
 
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Qualche altra parola bella tratta dal romanzo di Alfredo Panzini, Il padrone sono me.

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13 Commenti

  • guido cusani Posted 2 Maggio 2023 17:17

    Secondo me deriva dall’interazione dei portuali\marinai con l’oriente e dal fatto che Hai e Bai, in cinese, 黑,白, significano bianco e nero… PS per me questa frase e’ lessico familiare della parte genovese

    • Claudio Calzana Posted 2 Maggio 2023 19:42

      Commento tanto dotto quanto bello, gentilissimo Guido, mai avrei pensato a una derivazione così “orientale”. Vien voglia di scriverci una storia, che magari coinvolga pure gli scacchi, chi lo sa.

  • Claudio Calzana Posted 19 Luglio 2011 22:19

    In effetti Walcott ha una forza antica, che cattura. Anche se quando penso che è tradotto, mi viene male all'idea di quel che mi perdo, e mi vien voglia di lasciare la pagina. Sbaglio, prove come quella che mi mandi me ne convincono una volta di più. Grazie.

  • mariangela Posted 18 Luglio 2011 11:28

    Bella! Sì, magica. Io, attualmente e per ora, mi sono innamorata di questa:

    AMORE DOPO AMORE (Derek Walcott)

    Tempo verrà
    in cui, con gioia,
    saluterai te stesso mentre arrivi
    alla tua porta, nel tuo specchio,
    e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,

    dicendo: siediti qua. Mangia.
    Amerai di nuovo l’estraneo che era te.
    Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
    a se stesso, all’estraneo che ti ha amato

    per tutta la vita, che hai ignorato
    per un altro, che ti conosce a memoria.
    Togli le lettere d’amore dallo scaffale dei libri,

    le foto, gli appunti disperati,
    sbuccia la tua immagine dallo specchio.
    Siediti. Banchetta con la tua vita.

  • Claudio Calzana Posted 18 Luglio 2011 11:17

    Poesie nel senso di io che scrivo poesie? O che ne cito? Qualcosa nel tempo ho scritto e citato, ma non ne ho fatto mai link, ovvero non gli ho mai dato continuità. Ci sarà tempo e modo. Questa era la poesiola per il congresso AGI di Anna.
    https://www.claudiocalzana.it/2008/06/agi/#.YG3ThBQza3I

  • mariangela Posted 18 Luglio 2011 11:13

    …quale? ma, ovviamente, il bookend del commento precedente a quello precedente a questo, ohibò! (ebbene, sì, cazzeggio!)
    Il commento in cui ho fatto sfoggio di intenti poetici: le carezze, le lucciole… 🙂

    Vabbé, per gli imbranati replico il link:

    http://www.booksblog.it/galleria/fermalibri-bookend/15

    P.S. A proposito, ma una sezione "Poesie" non ce l'hai?

  • Claudio Calzana Posted 18 Luglio 2011 11:02

    Quale questo? Quale altro? Mariangela, fammi un po' di ordine che mi sono perso per strada: qual è il fermalibro per il mio sorriso?

  • mariangela Posted 18 Luglio 2011 10:42

    …però, per un lettore incallito come te, pure questo non è male…

    Ma no, per il sorriso preferisco decisamente l'altro. Questo lo usiamo per i libri che aspettano di essere letti. Così intanto diamo una sbirciatina!

    http://www.alibaba.com/product-gs/380315454/school_bookends.html

  • mariangela Posted 18 Luglio 2011 10:33

    Eccolo (tra quelli che ho sotto mano, ché la ricerca continua). Due dolci carezze e, al tempo stesso, femminile protezione di una cosa cara. Queste mani potrebbero nascondere una lucciola prima di liberarla di nuovo in giardino oppure, portare a sé senza spaventarlo un gattino da coccolare…
    http://www.booksblog.it/galleria/fermalibri-bookend/15

    P.S. Lo immaginavo che taccagno era troppo facile…!

  • Claudio Calzana Posted 18 Luglio 2011 10:16

    Però, anche il Lucio Dalla, adesso. E bella l'idea della fanciulla sedotta, magari col pancione incorporato. Quanto al taccagno, est voce spagnola, da tacaño, che vuol dir gretto. Infine: trova un bookend per il mio sorriso e te ne sarò grato per l'eternitade.

  • mariangela Posted 17 Luglio 2011 17:58

    Anche a me la pista "americana" intriga e convince. Il bell'americano ha sedotto la bella contadina e se n'è andato alla chetichella, senza dire – il vigliacco – né hi né bye bye. "Dice ch'era un bell'uomo e veniva, veniva dal mare, parlava un'altra lingua però sapeva amare". Come non averci pensato?

    Se Claudio non ci fosse, qui a riflettere per noi pierini sfaticati, come faremmo? Fosse anche solo per questo, il suo "Sorriso del Conte" merita un bookend in esclusiva. Mo' rifletto sul quale. Dev'essere bellissimo, non devo essere taccagna…

    P.S. E "taccagno" da dove sbuca?

  • Claudio Calzana Posted 17 Luglio 2011 15:33

    Grazie del sostegno, Paolo. Un avviso: dopo qualche malinteso con "Il mio libro", stamani ho acquistato i tuoi racconti. Vediamo se sono di parola con la spedizione, promettono tre giorni. E se le tue storie lette d'un fiato ci guadagnano, come penso che sia.

  • Paolo G. Posted 17 Luglio 2011 13:50

    Io credo che la pista "americana" del dopoguerra possa davvero essere quella giusta. Anche perché, a ben vedere, il suono "ai" calza perfettamente con l'americano "hi", contrazione di "hello", ovvero l'espressione standard di inizio conversazione made in USA. Il suono "bai", rispettivamente agli antipodi, esprime il "bye", ovvero come alla fine del dialogo ci si saluta. Quindi, riassumendo, per traslato il "senza dire né ai né bai" starebbe per l'agire, il dire, il fare senza, per colpevole sbrigatività o maleducazione, far precedere né posporre il convenzionale saluto. Forse.

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