Vizi capitali dei docenti

Succede, a volte. Succede che mettendo ordine per casa salti fuori quella scatola ricolma di articoli di giornale, manoscritti e prose di incerta origine, fotocopie stinte, arrugginite in corrispondenza della graffetta. Oggi ho aggredito il malloppo con la ferma intenzione di liberare spazio senza tanto badare; e invece non pochi testi mi hanno sorpreso per attualità e sagacia, tanto che non ho avuto il cuore di sacrificarli. Anzi: a necessario contrappunto all’articolo di ieri, dedicato ai Santi che vegliano sui professori, pubblico questi Vizi capitali dei docenti. Il testo è dedicato agli insegnanti che, oltre agli studenti, danneggiano la propria categoria: è battuto a macchina, la “a” e la “m” risultano smangiate, e manca la firma dell’Autore. Mi scuso con il brillante Anonimo se pubblico questo suo viziario senza domandar permesso. Detto tra noi, lo faccio per invidia, perché è scritto meravigliosamente bene. [ccalz]


Ira, perché non riescono mai a giudicare sine ira et studio (quest’ultimo, poi, non nel senso del Latino ma in quello corrente dell’Italiano, l’hanno dismesso per se stessi appena laureati). L’impazienza mattutina dalla cattedra come anticamera della sfuriata vera e propria, che gli viene bene: congestionata e furibonda.

Avarizia, perché nelle valutazioni, o approvazioni numeriche, non riescono mai a sfruttare la scala decimale per intero. Già col 7+ sembra d’esagerare, di classificare sui livelli dell’estrema eccellenza. Chissà mai chi potrebbe meritare un 10 secco, se non loro stessi allo specchio…

Invidia, perché non hanno più la gioventù spensierata e anche un po’ scema degli studenti, con tutti i vantaggi che può dare la possibilità dei tempi ancora aperti rispetto all’arida necessità del calendario adulto, che li vincola nella “scaletta della programmazione”.

Superbia, perché ritengono d’avere nella borsa impiegatizia il possesso aureo della materia, ovvero la competenza compiuta e certificata della disciplina dottrinata, che li eleva in sicumera al di sopra dei modesti apprendistati degli studenti, ormai devoti alle sintesi plebee di internet. 

Gola, perché s’inzuppano e si drogano di caffè a ogni cambio di campanella, onde poter sopravvivere a occhi aperti, o semichiusi, fino all’ora di pranzo sopportando la noia mortale che infliggono a se stessi e agli studenti.

Accidia, perché non si arrischiano mai oltre il programma ministeriale, e anzi con la copertura delle sue ripetizioni standard non modificano in nessun caso le proprie lezioni, portandole avanti tali e quali, pigre nei decenni (se potessero: nei secoli e nei millenni).

Lussuria, perché fingono indifferenza occhiuta di fronte alla gioventù che si apre alla vita, mentre ne vorrebbero ancora un brandello per vivificare la stanchezza dei propri lombi depressi.


Vien da chiedersi se certi insegnanti leggano ancora, oppure rientrino nella categoria degli illibrati,,,

5 Commenti

  • Ipazia Posted 3 Ottobre 2021 10:53

    Il punto vero è che dentro la scuola non si possono tirare le righe dritte, di qui i buoni di lì gli incapaci. Per la mia esperienza la linea è sempre curva e frastagliata, manca sempre un punto per fissare la parabola con precisione. Vabbè insegno matematica….

  • Alberto Giavazzi Posted 3 Ottobre 2021 10:37

    Un po’ severo come quadro. Ci sono fior di insegnanti che risultano provvidenziali per i propri studenti, salvandoli dalle ansie e indicando loro la strada giusta

    • claudio calzana Posted 3 Ottobre 2021 18:04

      Gentile Alberto, provi a dare un’occhiata al testo che ho pubblicato oggi, sempre opera dell’Anonimo, che per l’appunto elenca le virtù di chi sta al di qua della cattedra ( o al di là, dipende dal punto di vista).

  • Pangliss Posted 2 Ottobre 2021 16:51

    Divertente e quasi diabolico questo viziario, complimenti all’Anonimo estensore. Mi sembra di essere in aula docenti…. Ma non sarà opera del professor Calzana redivivo?

    • claudio calzana Posted 2 Ottobre 2021 18:02

      Eh no, caro Pangliss – a proposito, complimenti per il soprannome – non sono io, magari. È certamente qualcuno che devo aver incrociato nella mia carriera di insegnante, ma vai a capire chi possa essere stato. Magari si fa vivo su queste colonne così risolviamo il mistero….

Aggiungi Commento

Rispondi a claudio calzana Annulla risposta

Your email address will not be published. Required fields are marked *