Uno dei pezzi più letti in assoluto del mio blog è quello che ho dedicato al maestro Fratus, incredibile figura di educatore del primo Novecento. Rileggendolo oggi, mi son tornate in mente le mie elementari (inizio anni ’60). Protagonisti una trentina di maschiacci tenuti a bada da un unico maestro, Giacomo Panseri. Il quale aveva messo a punto una didattica semplice semplice, ma che ti faceva imparare senza fatica. Esempio: volete sviluppare la sensibilità ortografica dei vostri alunni? Facile: al tempo ciascuno di noi fanciulli era responsabile di una difficoltà (le doppie, l’apostrofo, l’accento etc.); in caso di dettato, ciascuno di noi era tenuto a segnalarla alla classe a mano alzata e fior di voce. In un anno errori ridotti allo zero. Fascino del libro? Una bazzecola. «Se fate i bravi, poi vi leggo qualcosa». Capito, tre piccioni con una fava: attenzione in classe, buona condotta e libro come premio. I ragazzi svantaggiati? Anche ai tempi ce n’erano, mancava la consapevolezza del problema, venivano spediti nelle classi differenziali, una volta ci sono entrato per sbaglio e rabbrividisco ancora al pensiero. Fatto sta che un giorno arriva da noi uno di questi ragazzi, grosso il doppio di noi, pure un accenno di barba. Il maestro me lo piazza accanto e poi con una scusa mi chiama fuori dalla classe. «Hai capito perché te l’ho messo vicino?». Rumino un attimo, poi balbetto: «Per aiutarlo…?». Un sì con gli occhi basta e avanza. Lavori sociali? A turno dovevamo riempire la stufa di legna o pulire la lavagna, perché darsi da fare per gli altri sai come suona bene. Matematica, geometria, scienze esatte? Qui viene il bello. Un giorno il maestro spiega come si calcola l’area del rombo. Un ragazzo salta su a dire che lui ha una dimostrazione diversa. Panseri gli cede il gesso e quello in un amen arriva a soluzione, mica per niente quel ragazzo adesso fa il commercialista. E quando imbroccavi la risposta esatta, o te la cavavi bene in qualche disciplina: ecco, il maestro ti arpionava la guancia con indice e medio, torcendo il giusto, magari un attimo di troppo, e tu tornavi al posto con le lacrime agli occhi, orgoglioso come Muzio Scevola. Voi direte: ma questo maestro Panseri assomiglia al collega Fratus! Già, sta’ a vedere che ai suoi tempi era andato a scuola sulle Mura.
2 Commenti
Grande Claudiotto ricordo ancora quei pizzicotti a fin di bene……uno soprattutto …quando gia in 5 elementare nell ultimo banco incominciavo con altri compagni mostrando giornali di moda che giravano a casa mia a prendere atto che nella vita nn ci sarebbe stato solo lo studio…..ahahah che ricordi
La prima volta che ci vediamo mi dici con precisione cosa c’è oltre lo studio, mi devo essere perso qualcosa….
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