Dopo i vizi capitali dei docenti, oggi è la volta delle virtù, cardinali e teologali. Sono saltate fuori sempre dalla scatola di cui ho parlato ieri, quella con vecchi lacerti e storie, roba raccolta nel tempo e selezionata perché di valore, ovvero in quel momento utile e speciale. L’autore si capisce che è il medesimo del primo scritto: stessa macchina per scrivere, giusto qualche correzione in punta di penna. È certamente stato un insegnante e risulta singolarmente esatto nel dettato, peccato che proprio non riesca a ricordarne il nome. A maggior ragione mi scuso con il brillante Anonimo se rinnovo e pubblico questo suo catalogo virtuoso. Detto tra noi, lo faccio perché perché ho fiducia negli insegnanti coraggiosi e giusti, certo che ne esistano ancora. [ccalz]
Prudenza
Docenti prudenti sono coloro che fingono stupore ed entusiasmo a che i risultati mediocri dei propri studenti siano incoraggiati a migliorarsi. Inaugurano così delle piccole profezie che si auto adempiono. D’altronde questi docenti sanno di non sapere mai abbastanza a loro volta.
Fortezza
Docenti coraggiosi sono coloro che riportano lo spirito critico degli antichi nei tempi moderni e contemporanei, poiché non è vero che la storia la fanno solo i posteri. La storia è sempre qui e adesso, gomito a gomito con la cronaca e prima della ricreazione.
Temperanza
Docenti temperanti sono coloro che preferiscono aver torto coi propri studenti piuttosto che ragione contro di loro: il tempo ha spesso insegnato che torti e ragioni sono solo punti di vista mutevoli, come dimostrano i loro ricordi di allora, quando i docenti erano studenti.
Giustizia
Docenti giusti, infine, sono coloro che sanno unire le tre virtù precedenti in un unico afflato di benevolenza verso i difetti dei propri studenti, e soprattutto verso i propri. Come pensavano i romantici: i nostri consapevoli difetti sono le nostre speranze, ovvero la molla che spinge a redimersi. E la giustizia è perciò sempre là da venire.
Per esercitare queste quattro virtù cardinali, i docenti dovrebbero credere con fiducia negli studenti (credo ut intelligam), sperando contro ogni evidente delusione quotidiana (spes contra spem), con l’affettuosa sollecitudine dovuta a coloro che stanno crescendo nei difficili tempi odierni (nihil humani a me alienum puto). — Così, con la fiducia speranzosa e sollecita, i docenti interpretano al meglio anche le tre virtù teologali. E che i Numi gliela mandino buona.
A proposito di scuola e insegnamento: meglio una testa ben fatta che una testa ben piena.
2 Commenti
Ora sì che ci siamo! Mica potevamo fermarci ai vizi della categoria!
Mi piace che i nostri difetti possano essere le nostre speranze, molto ben detto e pensato
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