Una collana di rose in su la cima

Oltre cinquant’anni molto ben portati, elegante, raffinata e in perpetuo movimento: è il ritratto dei «Meridiani» di Mondadori, la collana che dal 1969 edita preziosi libri dal dorso blu e oro, con carta delicata e cofanetto a protezione. Il primo volume pubblicato, «Vita d’un uomo. Tutte le poesie» di Giuseppe Ungaretti vanta la bellezza di 100mila copie vendute e, quarant’anni più tardi, un’edizione completamente rinnovata a cura di Carlo Ossola. Ideatore del progetto editoriale il poeta Vittorio Sereni, che al tempo pose l’accento su due elementi precisi: l’identità geografica – richiamata dal nome della collana – e l’attualità di Autori scelti tra coloro che considerava «classici»: «L’intento è quello di fornire un panorama di classici sempre contemporanei in varie linee di sviluppo della storia letteraria che corrisponda poi, col tempo, a una viva immagine di ciò che i meridiani rappresentano nell’ordinamento geografico del nostro pianeta. Una “biblioteca ideale” dunque, aperta alle più varie espressioni della letteratura di livello mondiale, […] che si rivolge tanto allo studioso quanto al più vasto pubblico di chi ama le grandi letture».

L’emblema

La collana nasce all’ombra di uno stemma che impreziosisce il frontespizio: una rosa con la scritta «In su la cima». Parole che Dante nel canto XIII del Paradiso fa pronunciare a San Tommaso, e che per intero suonano così: «Non sien le genti, ancor, troppo sicure | a giudicar, sì come quei che stima | le biade in campo pria che sien mature; | ch’i’ ho veduto tutto ’l verno prima | lo prun mostrarsi rigido e feroce, | poscia portar la rosa in su la cima». Un monito che invita alla cautela prima di giudicare qualcosa o qualcuno, pena smentite clamorose. Fuor di metafora, e a precisarne l’intenzione, l’emblema richiama l’ostinata selezione per titoli e Autori praticata da questa collana. Guai a pubblicare un libro prima che sia giunto il suo tempo, prima che sia riconosciuto per un classico, come esigeva Sereni.

L’abito blu

Per questo i «Meridiani» non son tipi per tutti gli Autori: la curatela dei volumi è affidata ai migliori specialisti, le traduzioni devono essere impeccabili, le note meticolose, i profili biografici esemplari. Persino le fotografie degli Autori mi immagino che accendano innumerevoli contese tra questa o quella opzione. Va da sé che alcuni libri si facciano attendere anni prima di vedere la luce. Il segreto dei «Meridiani», a ben vedere, è tutto qui: offrire al vasto pubblico dei libri esemplari per contenuto, forma e affetto – sì, affetto – di chi li ha saputi concepire. In editoria – è bene saperlo – si esercitano ancora il vaglio e la cura, il rovello e la fatica. Ogni volume di questa collana è una rosa «in su la cima», da aprire con la dovuta reverenza. Per un Autore, indossare l’abito blu dei «Meridiani» equivale a una consacrazione.

I numeri

In cinquant’anni, la collana ha superato la vetta di oltre 400 volumi e 200 autori: inutile fare elenchi di opere nomi, ci sono tutti i maggiori. Fedeli alla loro vocazione errabonda, i titoli spaziano dai classici latini e greci ai saggisti italiani ed europei del secolo scorso, dai poeti in lingua e dialetto al teatro, dalle opere dei filosofi agli epistolari più celebri, senza dimenticare la sezione dedicata a religione e mistica. Dal 1996 la collana è diretta da Renata Colorni ­– preceduta in questo prestigioso incarico da personalità quali Giansiro Ferrata, Luciano De Maria ed Ernesto Ferrero; la sua direzione si è concentrata prevalentemente sugli autori italiani e stranieri del Novecento. A tal proposito c’è chi ha storto il naso e pure l’ombelico per certe inclusioni magari frettolose: Camilleri e Tabucchi, per non far nomi. Troppo vicini a noi, dice qualcuno, poco sedimentati argomenta qualcun altro. Risponde Colorni a una domanda di Antonio Gnoli: «Posso capire che certi autori non incontrino il gradimento di alcuni. Ma è così ovunque. Perché alla fine conta anche il gusto letterario. Sono stata felice, per esempio, di aver pubblicato ben tre volumi delle opere di Mario Soldati. Per me è stato un grande scrittore. O Piero Chiara. C’è chi potrà ritenere la cosa eccessiva. Ma detto questo, il punto è un altro. La vera intuizione è stata pubblicare i poeti italiani. Gli scrittori alla fine li leggi nei libri che hai comprato nel tempo e il «Meridiano» è una specie di consacrazione. Il poeta no. Averlo nella sua interezza, fornirlo di un apparato critico, di una cronologia è fondamentale. Come, in fondo, è accaduto con la saggistica. Per me questo è stato il vero impegno». Da fine 2020, la direzione della collana è passata ad Alessandro Piperno.

Rebora

Vago per la mia biblioteca in cerca di «Meridiani». Li sfioro e li conto, non vi dirò mai quanti. Sono sparsi ovunque, fedeli all’ordine per letterature e saperi. Un giro del mondo domestico e privato, ma non meno suggestivo. Scelgo il volume dedicato a Clemente Rebora: il poeta mi trafigge con quel suo sguardo introverso ed esigente, il naso dritto sul chi vive, la cravatta troppo stretta, i folti capelli che sbordano dal quadro. Leggo qualche verso a caso, seguendo le mie note, lievi per rispetto e dedizione. Mi accoglie una poesia pubblicata postuma, che forse esprime tutta la poetica di Rebora, e magari gli interi «Meridiani», per tacer del nostro perivagare di uomini scossi dal desiderio e avvinti alla misura: «Tu risali e ritorni | ai miei giorni | rinnovata e protesa | quando fa primavera, | come all’alba serena | una vetta si accorge | d’essere in cielo, | o una gemma sporge | sullo stelo».


Un’altra collana storica, i Gialli Mondadori

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