Leggere come terapia

In effetti è diventata una moda, o poco meno, quella di rimediare a questo o quel malanno con una buona lettura. Ci sono persino fior di volumi di libroterapia: ce n’è uno, pubblicato da Sellerio, che propone a panacea romanzi perlopiù di area anglosassone, con il rischio che magari manco li trovi in traduzione. Ma sentite qui. L’altro giorno, in una splendida città mitteleuropea, sono entrato a scuriosare in una libreria. Subito dopo di me arriva una signora che chiede al commesso qualcosa per un suo parente.

«Non esce più di casa, insomma è un po’ depresso» confida a voce fina.

«E questo suo parente legge?» chiede giustamente l’altro.

«Sì, ha la casa tappezzata».

E ti pareva: un buon libro mitiga il chiasso della vita, ma è pur vero che i libri ti possono pure isolare. Mi chiedo: come può pensare la signora che un ulteriore libro possa risolvere lo stallo? In certi casi un libro – sia pure il più adatto e migliore – non forza solitudini cocciute, men che meno redime ipocondriaci pignoli: sennò come la mettiamo con il Gadda, uno che quando era in forma giurava convinto su complotti di germi e batteri, e nel contempo divorava intere biblioteche? Intanto che ve l’ho raccontata, il commesso ha proposto qualche titolo e annessa copertina: compito ingrato, impari quasi. Sono curioso, ma non è che posso avvicinami troppo a scuriosare. Il libraio decanta le sue scelte sottovoce: mi salta in mente un confessionale, anche se non è chiaro chi assolve e chi ha peccato.

Dopo aver scartabellato i volumi, chiesto di questo e aperto di quello, la signora non trova nulla di appropriato e mestamente saluta. Niente da fare, stavolta non è andata. Eppure lo sanno tutti che un libro – quello giusto, sia chiaro – vaccina al peggio ed educa al bene. Redimito (ovvero: cinto, incoronato) di letizia, parola sempre del summenzionato Gaddus. Insomma, per quel signore un libro ci stava, eccome: forse L’uomo dell’Olocene di Frisch, magari le Conversazioni notturne del cardinal Martini, senza scordare Ballando a notte fonda di Dubus, piuttosto che un assaggio di Luzi. No, ecco, ci siamo: Dugain, La stanza degli ufficiali. Ma forse è meglio tacere: a volte chissà qual è la terapia, e poi la signora è ormai lontana. Intanto che rifletto, il libraio ripone le sue scelte: è andata male, ma vorrei vedere voi: dai, l’onere eccedeva la misura. Non per niente sono ancora qui che interrogo la cura.


A proposito di terapie, Giuseppe Berto e il suo Male oscuro.

1 Commento

  • Remo Posted 28 Agosto 2021 14:44

    A me basta aprire un libro per stare meglio. Si crea una bella intercapedine di protezione. Soprattutto i grandi classici, direi, con quelli vai sul sicuro. Shakespeare, per dire, o Balzac

Aggiungi Commento

Rispondi a Remo Annulla risposta

Your email address will not be published. Required fields are marked *