Breve storia delle lacrime 3

Patrizia, Storia di una lacrima.

Preghiere
In molti passi della Bibbia le lacrime appaiono un rafforzativo della preghiera e del pentimento. Nel Salmo 56 Davide dice a Dio: «Tu hai contato i passi del mio vagare; riponi le mie lacrime nel tuo otre». Come a dire: tieni da conto le mie preghiere. Le lacrime sono anche una promessa di bene, come in Luca quando afferma: «Beati voi che ora piangete, perché riderete», cioè troverete la salvezza. In un passo delle Confessioni Sant’Agostino esplicita ancor più il legame tra lacrime e beatitudine: «Se non potessimo piangere contro le tue orecchie, non rimarrebbe nulla della nostra speranza». Per questo le lacrime erano ritenute dai padri della Chiesa un “secondo battesimo”, una purificazione del cuore, una domanda di riconciliazione e perdono, un’attestazione di amore verso il Signore. David Maria Turoldo collega l’origine delle lacrime allo sguardo del Cristo: « Signore, dalla croce tu mi guardi | con occhi che fanno | del mio cuore un lago di pianto». Piangere è una preghiera che va innalzata anche nei momenti più terribili. Internata in un campo di sterminio nazista, Etty Hillesum così scrive nel suo Diario: «Anche di sera, quando, coricata sul mio letto, mi raccolgo in te, mio Dio, lacrime di gratitudine mi inondano il volto, e questa è la mia preghiera». Uomo tra gli uomini, persino Gesù piange tre volte nei Vangeli: per la morte di Lazzaro, in risposta alle lacrime dei parenti; di fronte alla città di Gerusalemme, che ritiene ormai perduta alla vera fede; nel supplicare Dio padre di risparmiargli sofferenza e morte. Nell’ordine, piange per empatia, per disperazione e per paura. Eppure gli artisti lo raffigurano in lacrime in altre situazioni, ad esempio nella Via crucis o quando gli viene imposta la corona di spine. Qui la filologia lascia il posto alla intenzione narrativa: il punctum non è Gesù che si commuove, ma il popolo che va commosso e salvato.

Andrea Solario, Ecce homo, 1503-1505.

Il dono
I malvagi della Bibbia non riescono a piangere. È il caso di Caino, che incarna il male assoluto; ma anche Giobbe non ce la fa a piangere, per via del male che ritiene d’aver subito. Chi apre le porte al male, insomma, non riceve il dono delle lacrime. Forse questi personaggi non riescono a piangere anche perché non hanno nessuno accanto a loro capace di accogliere le loro lacrime. Sono disperatamente soli. Così accade a Orlando quando scopre l’amore tra Angelica e Medoro: improvvisamente si sente solo, e non riesce a piangere, tanto da impazzire.

L’impetuosa doglia entro rimase,
che volea tutta uscir con troppa fretta.
Così veggiàn restar l’acqua nel vase,
che largo il ventre e la bocca abbia stretta;
che nel voltar che si fa in su la base,
l’umor che vorria uscir, tanto s’affretta,
e ne l’angusta via tanto s’intrica,
ch’a goccia a goccia fuore esce a fatica.

Invece di sgorgare, le lacrime si fanno strada dentro di noi a lacerare l’animo e il cuore. Viene in mente il quesito di Caproni: Quali lacrime calde nelle stanze? | Sui pavimenti di pietra una piaga | solenne è la memoria» (Lamento, V). la memoria del dolore come piaga che versa lacrime ancora e sempre calde. Lacrime tangibili, di carne, sono invece quelle tatuate. Da volontario, in carcere ho notato diversi detenuti con una o più lacrime sul viso. L’immagine ha un duplice significato: ricorda la perdita di una persona cara, oppure minaccia gli altri: sappiate che ho punito un infame, e l’ho fatto proprio qui in galera, per cui statemi alla larga. Un infame, cioè chi ha tradito la parola data, oppure si è macchiato di delitti che i reclusi giudicano inammissibili, come quelli contro le donne e i bambini. A proposito di bambini: il best seller di queste ultime settimane, Il fabbricante di lacrime di Erin Doom, è ambientato in un orfanotrofio dove a lume di candela si narrano storie e leggende. La più famosa è quella del fabbricante di lacrime, appunto, un misterioso artigiano dagli occhi chiari come il vetro, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini. Ne ho letto giusto l’inizio, quel tanto che basta per lasciarlo stare. Ma chi sono io per giudicare quel che a tanti altri che piace? […] Ultima parte.


Breve storia delle lacrime, la prima puntata.

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