Il libro dipinto

Leonardo da Vinci, Annunciazione (part.)

Sono stato qualche giorno a Firenze, e mi son detto che avrei potuto occuparmi di guide e libri di viaggio. E in effetti mi sono preso pure qualche appunto: tipo che guide degne del nome tra i turisti ne ho viste poche, per non dire nessuna. Oggi trionfano fogli volanti rimediati alle casse dei vari musei, o meglio sono cellulari e iPad che la fanno da padroni, per cui si clicca qualcosa a metri due dal quadro, ovvero ci si selfizza in barba ai regolamenti belli chiari. A proposito, in tema di cartelli una volta ne ho visto uno agli Uffizi che così recitava: “Vietato appoggiare i piedi alle pareti”. Lì per lì l’ho preso per un’opera d’arte fuori stagione: l’annuncio non mi sembrava utile e nemmeno possibile, ma nell’incrociare uno sciame adolescente ho cambiato parere: ché obbligare al bello è il modo migliore per sfornar villani.

Ma torniamo al punto: tra mostre chiese e quadrerie, a Firenze in mano ai turisti erano ben pochi i libri a contrappunto della visita. Eppure. Eppure, a scorrer le sale, il libro compare eccome tra le tele, a ricordare che il cristianesimo è anche cultura del libro: libro che si squaderna in preghiera o meditazione, ovvero in cui si dimentica il dito intanto che si posa; per non dire che spesso la Vergine a colloquio con l’Angelo ha un volume per mano; e così vale per gli eremiti, i dotti, i santi: nei quadri è tutto un via vai di pagine dorsi e copertine. E non dimentichiamo gli umanissimi libri di conti per i mercanti, i cabrei a ribadir possessi e proprietà, le tante signorine timorate che il libro nobilita e rincuora. Il che non fa il pari con i turisti che ho incrociato: a momenti il libro dipinto è il reperto di un passato ormai lontano, relegato al tempo storico rappresentato. Una faccenda talmente antica da dover scomodare un pittore.

Prendete la Vergine madre: nei primi tempi del cristianesimo, ragazza del popolo qual era, impugnava giusto qualche utensile domestico, magari un fuso; ma da un certo punto in poi – gli storici dell’arte dicono dal IX secolo – la Madonna ha quasi sempre per le mani un libro, cosa che implica diverse considerazioni: punto primo, la Vergine viene “promossa” a un ceto più alto di quello delle origini, il fatto che sappia leggere ne è il segno più evidente; secondo, la fede la si impara attraverso il libro: nei libri che la Madonna sta leggendo mentre l’Angelo la chiama, lei scopre la sua stessa storia, il suo sì, come hanno dimostrato fior di studiosi che si son presi la briga di scrutare le parole visibili nel dipinto. Infine, il libro in mano alla Madre significa che anche le donne hanno diritto al sapere e all’istruzione, cosa ai tempi non certo scontata. E nemmeno oggi, peraltro, in certe plaghe.

Nei musei, dunque, tanti sono i libri dentro la tela, ma piuttosto scarsi al di fuori. Poche persone intendono il libro a mediazione principe e necessaria di ogni esperienza di vita, come peraltro insegnava il Petrarca quando, asceso il monte Ventoso, si ritrovava in lettura a regolare il respiro e la visione. Ed erano le Confessioni di Agostino, guarda caso. Allora forse è bene ribadire – e non solo a quei giovani che appendono i piedi alle pareti dei musei – che solo grazie a un libro le umane vicende acquistano la giusta proporzione: altrimenti tutto quel che accade si riduce a semplice vista, pura fatica, umana tentazione. A pensarci bene, senza un libro il mondo non si rilega, e men che meno si dispiega e vive.

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4 Commenti

  • Ida Bamberga Premarini Posted 11 Gennaio 2022 21:48

    È esperienza comune quella di guardare e riguardare cose o spazi e accorgersi poi che se ne è trascurato un dettaglio significativo. Dettaglio che viene segnalato e sottolineato da un occhio più attento e sensibile. Spesso capita, ad esempio nel corso di una visita guidata, che l’accompagnatore evidenzi e spieghi il perché di un particolare che per tante volte era sfuggito alla nostra osservazione superficiale…. Ecco, qui ci viene offerta la magia di una scoperta: il libro nell’arte, il filo rosso che lega tra loro i vissuti umani, dal più semplice e quotidiano a quello più dotto o elevato. I volumi, di legatura più o meno raffinata, sono posati sapientemente sulla tela a ricordarci che scripta manent al fine di richiamare il passato e ammonire il presente, in vista di un futuro di saggezza. Almeno, così dovrebbe essere, poi…

  • Mario Seta Posted 19 Dicembre 2021 19:30

    Nuntio vobis che il libro è sempre più raro nel mondo. Al suo posto la rete che si piglia tutto. Duemila anni di storia del libro finiti nel cestino?

    • claudio calzana Posted 20 Dicembre 2021 09:12

      No, gentilissimo Mario, non credo e non spero proprio. Anche perché il libro, nella sua forma essenziale, è perfetto, unico e insostituibile. E questo sia detto a prescindere dai contenuti, che possono pure lasciare a desiderare. Semplicemente, il libro funziona più e meglio di tanti altri strumenti. E funzionerà ancora a lungo, ne sono certo

  • Miriam Nava Posted 19 Dicembre 2021 18:35

    Che tema affascinsnte!

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