Addio, scuola

In tutti questi anni, molti mi hanno chiesto perché mi sono licenziato da scuola. Ero di ruolo al Liceo Classico Sarpi di Bergamo, due figli piccoli, non avevo alternative di lavoro concrete. E allora: perché licenziarmi? La risposta è in questa intervista del lontano 1998, la trovate a metà pagina (titolo quanto mai attuale, «Meno circolari e più dialogo»). Il contesto era drammatico, segnato dal suicidio di un ragazzo alla vigilia dell’esame di maturità. Nel leggerla, alcuni colleghi mi accusarono di cercare pubblicità dopo la realizzazione del Cd premiato dal Bill Gates. In verità, semplicemente, sognavo una scuola diversa e migliore. E continuo imperterrito a farlo.


Le carte del Tumiati, un mio racconto ambientato nel mondo della scuola

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17 Commenti

  • Veronica Posted 7 Marzo 2024 20:08

    Ciao Saverio. L’ultima volta che ti ho visto eravamo entrambi in prima liceo, anche se tu avevi due anni in più di me. Ricordo che abbiamo fatto educazione fisica nella sede di Piazza Mercato del Fieno; ad un certo punto tu hai fatto una capovolta sul materasso e ti sei rialzato guardandomi con gli occhi tristi. Ancora oggi ho il rimpianto di non averti chiesto come stessi.

  • Ida Bamberga Premarini Posted 20 Ottobre 2021 18:01

    Ogni tanto un sorso di amarezza fa bene, come una sgradevole quanto opportuna medicina. Leggendo queste parole, scritte diversi anni fa (e forse ancora drammaticamente attuali), mi sono sentita balzata indietro nel tempo, agli anni in cui ho condiviso le “fatiche” adolescenziali di figli e nipoti. Certo, non drammatiche come quella di cui parla la riflessione; durissima, per la verità, come lo sanno essere le realtà guardate senza inutili commiserazioni o penose giustificazioni.

    • Rosanna Dentella Posted 25 Ottobre 2021 11:01

      La scuola è un mondo strano, c’è poco da fare. Mondo in cui si cresce e talvolta invece si deperisce. Una vita che vive di materia propria.

  • Pablo Posted 16 Luglio 2021 13:10

    In Italia abbiamo il corpo docente più anziano d’Europa, ulteriore problema direi

  • Margherita Posted 13 Luglio 2021 23:07

    Condivido tutto. Trascuriamo le relazioni con i nostri ragazzi, presi come siamo dalla “dimensione burocratica”.

  • Federico Posted 11 Luglio 2021 13:47

    Secondo me lei profe al tempo aveva capito che prima bisognava creare un clima bello e speciale, poi passare ai contenuti, anzi al metodo di studio e ai contenuti. Grazie ancora

    • Nick il bello Posted 11 Luglio 2021 14:00

      Vero, Federico, ma secondo me soprattutto ci aiutava a trovare la nostra strada. Qualcuno si ricorda i colloqui di orientamento?

    • claudio calzana Posted 11 Luglio 2021 14:08

      Grazie a te, carissimo, anche se vorrei capire quale Federico sei tra quelli che mi son passati per le grinfie…..

  • Tania Sanfilippo Posted 11 Luglio 2021 12:16

    Ciao Claudio, sempre un piacere leggerti. Con grande amarezza mi trovo nuovamente a riflettere su temi ed argomenti riguardanti una scuola in cui non mi sono mai identificata, una scuola-sistema in cui doversi inserire ma che non mi ha mai rispecchiata, fautrice di un malessere che è via via cresciuto dentro di me portandomi a nuove consapevolezze e importanti scelte. Da anni collaboro infatti con famiglie che hanno scelto l’homeschooling come forma di istruzione per i propri figli, ma agli occhi di molti ancora (purtroppo) follia o semplicemente moda. In realtà un mondo in cui accogliere realmente le specificità di ognuno, risorse e ricchezze individuali vs un livellamento di prestazioni da sempre richiesto. Scusa il tono pungente o polemico, in realtà dietro c’è molto di più. Grazie ancora e ancora per quello che mi hai trasmesso e lasciato.

    • claudio calzana Posted 11 Luglio 2021 13:27

      Ciao, Tania. Quel che fai mi rende orgoglioso, ai miei tempi non esisteva nemmeno l’idea, per cui o dentro o fuori. Mi fa riflettere il fatto che per definire il tuo lavoro serva una parola straniera. Scuola a casa? E quando mai. Istruzione domiciliare? Ma per favore, sembra un comma di un’assemblea condominiale. Se ti va, raccontami la tua esperienza di insegnante a chilometro zero, mi piacerebbe condividerla sulle “colonne” di questo mio blog.

  • Mita Posted 11 Luglio 2021 11:30

    Ti capisco bene, da dentro la scuola ogni giorno vivo quel che hai descritto così bene. E son passati 23 anni dalla tua intervista!!! Hai qualche ricetta per chi come me non ha il coraggio di lasciare?

    • claudio calzana Posted 11 Luglio 2021 13:27

      No, mi dispiace, non ho ricette, Mita. Posso solo dirti che ammiro il coraggio di restare.

  • Tommy Posted 11 Luglio 2021 11:26

    Era meglio se un professore così fosse rimasto, per gli alunni intendo. E invece sono rimasti gli invidiosi. Sbaglio?

    • claudio calzana Posted 11 Luglio 2021 13:29

      Forse, ma non è il caso di rimestare la vicenda. Il punto vero è che un ragazzo ci ha lasciati, non lo conoscevo ma penso alla sua famiglia, chissà se il tempo ha lenito il dolore. Non credo, purtroppo, questo è un dolore che non ha nemmeno le parole per dirlo. E le lacrime per piangerlo.

  • Alba Posted 11 Luglio 2021 11:14

    Analisi lucidissima e ancora più attuale. Insegno da quasi trent’anni e la dimensione burocratica è sempre più preminente

    • claudio calzana Posted 11 Luglio 2021 13:33

      E questo mi preoccupa ancor più, Alba. Il centro della scuola – meglio: dell’insegnamento – è la relazione con gli alunni. Tutto il resto è corredo, dovrebbe prendere a dir tanto il 20 per cento del lavoro di un insegnante. Sospetto che oggi si sia arrivati all’80 per cento, secondo la costante di Pareto. Quel che nel 1998 vedevo confusamente, sperando di sbagliarmi, si è purtroppo confermato e imposto.

      • Ale Mora Posted 11 Luglio 2021 13:37

        La relazione, giusto, cioè la centralità degli studenti nel percorso educativo

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