Il 9 luglio 1913, eccezionalmente in prima pagina – a quel tempo la cronaca locale stava in seconda su quattro pagine complessive – L’Eco dava conto di un tremendo uragano che il giorno prima aveva sconvolto la Provincia di Bergamo.
L’uragano viene definito “nuovo”, il che significa che non si trattava di un’eccezione. Evidentemente fenomeni simili accadevano con regolarità anche a quel tempo, al punto che molti coltivatori accendevano apposite assicurazioni antigrandine, un po’ come oggi facciamo per le nostre vetture. Dalla cronaca dei corrispondenti emerge la devastazione in tutta la sua prepotenza.
«Il nuovo uragano che si è scatenato ieri sera sulla provincia nostra ha arrecato altri gravi danni, oltre che nella plaga di Alzano, anche in altri numerosi paesi: in Valle Cavallina, sul lago d’Iseo ed in Valle Camonica. La violenza dell’uragano è stata tale che in molti paesi tutto è rimasto distrutto. Case e stalle furono scoperchiate, i raccolti abbattuti o atterrati. E in alcuni luoghi si ebbero lamentare, purtroppo, anche vittime umane».
Proprio così. Un operaio e un povero bambino perdono la vita: per una scossa elettrica il primo, annegato il secondo. Ma diamo la parola ai vari corrispondenti di zona.
Da Tavernola Bergamasca – «Il nubifragio ha imperversato specialmente sulla bassa Valcamonica e sul lago d’Iseo. Fu qui specialmente che si ebbero lamentare inconvenienti e danni. Numerose frane, prodotte dalla violenza delle acque, si verificarono lungo la strada ferrata tra Pisogne e Marone. […] Il temporale è giunto a noi attraverso il Bronzone e si è scatenato violentissimo sopra una vastissima zona. A Tavernola, a Vigolo, a Parzanica tutto è rimasto distrutto. La tempesta, accompagnata da vento impetuosissimo, ha flagellato la campagna, che, fiorentissima ieri, oggi presenta un vero spettacolo di desolazione. La grandinata è durata, ininterrottamente, circa 20 minuti», per poi riprendere dopo una pausa.
In particolare, a Sarnico «la casa del capomastro Fontani è stata letteralmente scoperchiata. I comignoli di altre case furono asportati. Il raccolto dell’uva, promettentissimo, è completamente distrutto. E una desolazione. I contadini, con gli occhi imbambolati, pieni di lagrime, guardano e sospirano».
Da Torre de’ Roveri – «Un disastro. Un vero disastro. Del magnifico, promettentissimo giardino che olezzava sulle colline del Gavarno e del Negrone, oggi non rimane più che un ricordo. L’uragano di ieri sera tutto ha distrutto. Il temporale violentissimo è salito a noi da Villa di Serio ed ha invaso le accennate colline, spingendosi fino al Colle di Selinate. Tutto è stato raso al suolo. I vigneti, stracarichi come da tempo più non si ricordava, sono rimasti distrutti: non si è salvato che il Colle delle Paste, celebre per le sue pesche».
Se siete arrivati fin qui, cari lettori, potete finalmente condividere il mio tormento. Quanto accaduto nel luglio di oltre un secolo fa sembra persin peggio di quel che abbiamo vissuto nei giorni scorsi, e anche negli anni precedenti. Certo, oggi tutto è documentato, fioccano video in rete, abbiamo computer e previsioni, fior di esperti ci raccontano di un clima impazzito. Ora, mi chiedo, ma se tempeste e nubifragi accadevano anche un secolo fa, e non occasionalmente, e parecchio tremende come abbiamo visto, forse ci sfugge qualcosa? A me, confesso, sfugge, non so proprio come spiegarmi la vicenda. C’è in ascolto qualche esperto che può darmi una mano?
3 Commenti
Le rare tempeste del passato non devono mai essere usate come argomento per negare la situazione del tutto inedita ed eccezionale provocata dalle emissioni antropiche di gas serra. Il clima si sta estremizzando. Significa che si passa con facilità da un eccesso all’altro. Negli ultimi decenni, in Italia, gli inverni sono diventati più miti, le estati più torride. La quantità di pioggia non è diminuita. Sono diminuiti i giorni di pioggia. Si passa dai periodi di siccità ai momenti in cui l’acqua fa danni. Anche l’ondata di gelo, se arriva, può essere di portata storica, proprio per la maggiore energia presente in atmosfera. I ghiacci fondono ovunque. Il contributo dell’uomo al cambiamento climatico è sicuro. Dimostrato da biblioteche di studi scientifici e da più di 30 anni di Ipcc e Cop sul clima. Non siamo in grado di affermare, per acribia scientifica, quanto pesi? Può essere quel tanto che trasforma un semplice temporale di forte intensità in un nubifragio devastante. Chi lo nega lo fa per ben precisi e documentati interessi nei combustibili fossili – molti libri americani lo dimostrano – oppure, come spesso in Italia, per semplice imbecillità.
Caro Diego, grazie per la chiara e completa spiegazione, d’altronde tu conosci la materia a fondo, e non certo da oggi. Quel che è successo in Germania ieri ribadisce che bisogna darsi una mossa, e recuperare il possibile. Sempre di ieri la notizia che in Amazzonia la devastazione continua, anche se l’obiettivo europeo di emissioni 0 entro il 2050 fa ben sperare.
Non ho risposte sul quesito finale, ma ADORO queste storie di un tempo. Grazie!
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