Panchilibro

Bill Woodrow, Sitting on History

Alla British Library – chi ci è stato se lo ricorda di sicuro – c’è una curiosa scultura a forma di libro. Per la verità è una panchina a tutti gli effetti, se non fosse per quella palla da carcerato dell’Alabama con annessa catena che uno si domanda come mai. La struttura si chiama Sitting on History, roba un filo pomposa; propongo di accontentarci di “panchilibro”, crasi che attesta la possibilità di legger libri comodamente (?) seduti su un libro, o qualcosa del genere. Ma proviamo a ragionare: il libro scultura si presenta aperto, pronto alla lettura. La copertina è di quelle morbide, altrimenti hai voglia che prende quella forma. L’interno si presenta rigido, è fatto per brevi soste, non certo lunghe stazioni. Mica è un divano: no, stiamo parlando di metallo. Infine, la pagina aperta non presenta testo, anzi a ben vedere la superficie lucida riflette chi la scruta

Immaginiamo per un istante di leggere un libro seduti proprio lì, un libro sulla panchilibro: viene in mente Borges, il libro infinito, le biblioteche dai mille percorsi, i sentieri che si biforcano, mondi paralleli che si aprono, possibili varianti e fughe: Escher, per dire, magari pure Bach. Anche perché poi, pensateci, un libro – un buon libro – tira l’altro, e la scultura ci dice proprio questo. Una scultura certo particolare, che invita a farne parte, che cattura: proprio come un libro, guarda caso. Sì, ma la palla? Non è certo per timore di un furto, hai voglia a sollevare la struttura, pesa 428 chili. Sì, alla fin fine è la palla che inquieta. Non ci vedo il nesso, la ratio, il sugo. Forse l’autore qui rappresenta il libro che cattura, ti invita a farne parte, a entrarci dentro con piedi mani e sentimento pure. Il libro come sostanza psicotropa che ti trattiene, ti stringe e lega, che non ti molla proprio fin che non lo chiudi. Forse è quella palla il centro della scena, anche se tu, lì bello seduto, manco ci pensi alla faccenda. Magari è proprio la sfera la gravità necessaria, l’ubi consistam, la ragione ultima.

Dai, ricapitoliamo: vai alla British per toccare con mano quel mito di carta, favoloso e magico; e ti siedi, anche solo per una foto ricordo, proprio su un libro, mentre ne leggi per l’appunto uno. Un libro si apre e ti accoglie, tu fai altrettanto con il tuo volume, imiti la scena. Ti siedi con gli occhi, diciamo, e con tutto te stesso entri in una storia, mentre un’altra ti sorregge. Leggere un libro è un’esperienza vertiginosa, che ti ingorga, ti cattura e intua; non a caso, basta un momento e manco ti ricordi che sei alla British, seduto su un libro mentre ne leggi un altro: sei preso dalla storia, avvinto alla catena, preda di una sfera magica e preziosa. Sei a tua volta una scultura, un’opera vivente, una spettacolare forma di visione.

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In alternativa, ecco una panchina con la ruota.

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