L’Atalanta è una volta ancora nell’Olimpo delle grandi squadre europee, l’inno della Champions illuminerà di nuovo il cielo di Bergamo. Già, ma quanti conoscono la storia di quest’inno emozionante? La storia recente inizia nel 1992, a momenti fanno trent’anni: la vecchia Coppa dei Campioni va in pensione, l’Uefa si era resa conto che serviva un salto di qualità di livello internazionale. Nell’ordine partorisce il nuovo nome, Champions League, e a seguire commissiona un inno degno della novità e delle ambizioni. L’onore tocca a un inglese, Tony Britten, che a voi dirà poco ma ha un curriculum lungo così tra National Theatre, musical e film; sennonché, dovendo trovare uno spunto al quale rifarsi, Britten si ispira niente meno che alla colonna sonora dell’incoronazione dei reali inglesi. Si tratta di un brano di Händel, il compositore tedesco rimasto alla corte degli Hannover per oltre 40 anni. Bene, se provate ad ascoltare l’originale, “Zadok the priest” (1727), lo trovate qui in fondo al post, vi renderete immediatamente conto che l’inno della Champions deve parecchio – per non dire tutto – al genio di Halle. La musica di Händel si annuncia con un piano che sagacemente prepara e poi scatena archi e voci, un forte previsto proprio durante la benedizione del reale di turno. Insomma, il musicista britannico ha rimaneggiato con sapienza un brano di tre secoli fa, riconoscendo fin da subito il debito, ci mancherebbe.
Certo, restava il problema delle parole, quelle dell’originale non è che fossero proprio pertinenti: «Zadok il sacerdote e Nathan il profeta unsero il re Salomone. E tutto il popolo gioì e disse: “Dio salvi il re, lunga vita al re e il re viva per sempre! Amen, Alleluia!”». Servivano strofe facili, e in tre lingue, quelle ufficiali della Uefa, con l’obiettivo evidente di emozionare i tifosi d’ogni latitudine. Il testo richiama le squadre più forti, i campioni, i migliori e via tripudiando. Già, ma quali sono le lingue in questione? In ordine di comparizione francese, tedesco e inglese, che si alternano nel testo. L’italiano? Rien, nichts, nothing, come se le nostre squadre non avessero vinto nonsopiùquante di edizioni della Champions; e se è per questo neanche lo spagnolo, nada de nada, e pensare che il solo Real ne ha vinte 13. Che ci volete fare, questa è l’Uefa: solo durante le finali viene inserita in controcanto la lingua dello stadio ospitante. In ogni caso, lingue e recriminazioni a parte, l’inno in versione ufficiale è suonato dalla Royal Philharmonic Orchestra, il coro è quello dell’Academy di Saint Martin. La prima esecuzione pubblica avvenne il 25 novembre del ’92 a Glasgow, Oporto, Bruges e Milano, al Meazza o San Siro che dir si voglia. Da quel giorno l’inno di Britten fa battere il cuore di giocatori e tifosi. Compresi noi bergamaschi, ammaliati da questa celestiale melodia. Che ci volete fare? Coppa con le orecchie, musica per le nostre orecchie…
Eppure nel dialetto bergamasco felicità non ha una corrispondente voce. Perché? Leggete qua.
Il testo dell'inno (con relativa traduzione) Ce sont les meilleures équipes - Queste sono le migliori squadre Sie sind die allerbesten Mannschaften - Queste sono le migliori squadre The main event - L'evento principale Die Meister - I campioni Die Besten - I migliori Les grandes équipes - Le squadre più grandi The champions - I campioni Une grande réunion - Un grande incontro Eine große sportliche Veranstaltung - Un grande evento sportivo The main event - L'evento principale Ils sont les meilleurs - Loro sono i migliori Sie sind die Besten - Loro sono i migliori These are the champions - Loro sono i campioni Die Meister - I campioni Die Besten - I migliori Les grandes équipes - Le squadre più grandi The champions - I campioni Die Meister - I campioni Die Besten - I migliori Les grandes équipes - Le squadre più grandi The champions - I campioni
2 Commenti
Forza magica dea!!!
Questa propio non la sapevo!
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