Avete presente quando cercate una cosa e ve ne salta fuori un’altra inaspettata e migliore? Ecco, si chiama serendipity, ovvero scoperta felice. Oggi stavo maneggiando vecchi file di documenti vari, quando mi salta fuori una cartella denominata “scuola consigli di classe”. Curioso vado a spiare e trovo niente meno che i verbali di 5 consigli del 1997, quasi vent’anni fa: per capirci, era il tempo di “Laura non c’è” e del film Titanic. Apro il primo verbale e leggo quanto segue in un crescendo di stupore:
«Successivamente il Consiglio di Classe delinea le linee comuni della programmazione didattica. Il coordinatore, Prof. Calzana, dichiara il proprio scetticismo rispetto a queste enunciazioni generali, e propende per una formulazione sintetica secondo la quale in classe occorre costantemente verificare il grado di felicità condivisa da alunni e docenti: senza una efficace motivazione, senza una giusta dose di passione e divertimento non pare infatti possibile un lavoro comune produttivo. Quanto ai criteri per attuare un simile riscontro, scartati accertamenti empirici poco attendibili (arrivo a scuola in orario antelucano, frequenza dei sorrisi in classe, e simili), il Prof. Calzana propende per una periodica verifica del grado di entusiasmo degli alunni sotto forma di domande dirette, dibattiti e discussioni, individuando al contempo una strategia didattica volta a valorizzare l’autonomia operativa e la fiducia in se stessi da parte dei ragazzi. Più ortodossa la posizione dei colleghi, che suggeriscono alcuni obiettivi riassunti nella seguente tabella».
La tabella ve la risparmio: mi limito a dire che proprio quell’anno decisi di licenziarmi da scuola, lasciando il posto fisso nonostante i due bimbi di pochi anni a carico. Voi che ne pensate di quel che proponevo allora? Nel mondo della scuola c’è ancora spazio e modo e tempo per quel mio appello del tempo che fu?
2 Commenti
Ciao Claudio, ce ne vorrebbero di insegnanti come te! Ad oggi, per l’esperienza avuta con i miei figli, ti posso
Assicurare di non aver mai sentito da un insegnate una Proposta come la tua purtroppo, e sottolineo purtroppo perché sarebbe veramente fantastico, soprattutto nella fascia d’età, che si sa, puo’ essere la più difficile x tanti, poter avere qualcuno che si preoccupa di saperti felice, perché è ovvio che una persona felice è più motivata e produttiva. Già la scuola italiana è carente di troppe cose, occuparsi della felicità dei ragazzi non graverebbe certo sui bilanci. La cosa grave è che sono passati quasi 20 anni e nulla è cambiato, pensato in un mondo in continuo progresso è pazzesco!
Non voglio pensare che tutto sia rimasto come allora, mi rifiuto. Preferisco immaginare che ci siano isole belle nella scuola, professori in gamba, ragazzi motivati oggi perlomeno quanto allora. Certo, proprio come allora ci saranno gli ignavi ovvero i menaguai, quelli che fan danno, i senzagioia per creare una parola. Di certo, senza scuola, senza una scuola migliore non si va da nessuna parte.
Aggiungi Commento