L’isola

Fotografia di Harald Bøhn.

Era il 2006, a momenti fan 20 anni. Non avevo ancora pubblicato nulla e mi chiedevo se mai sarei riuscito a scrivere dei dialoghi come si deve, si sa che i dialoghi son la porzione più complicata dei testi narrativi. Per questo ho provato a scrivere un testo teatrale intitolato L’isola, basato su un’idea invero strampalata: la creazione di isole artificiali in mezzo al Mediterraneo per ospitare gli immigrati clandestini. Guarda caso ieri la senatrice Biancofiore di Noi Moderati ha fatto sua questa mia ipotesi narrativa. In cuor mio sapevo che prima o poi sarebbe successo. Avevo ambientato il testo – vi riporto il primo atto, per gradire – a fine anni 20 di questo secolo. A quanto pare sono stato anticipato, e pensare che tutti che si lamentano che i politici sono sempre fuori tempo massimo. Buona lettura, e grazie a chi arriverà fino in fondo e mi saprà dire che gliene pare.

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L’ISOLA
TESTO TEATRALE IN DUE ATTI
PIÙ EPILOGO

PERSONAGGI IN ORDINE DI COMPARIZIONE

Prima guardia

Seconda guardia

Anna Croce, Professoressa di italiano

Sibilla Conti, Giornalista (con operatore muto al seguito)

Ettore La Rosa, Comandante dell’isola

Habib, Assistente del comandante

Paolo Sangiusti, Medico

Don Antonio Faeti, Cappellano

Due ospiti da reclutare tra l’indistinta folla degli immigrati (gruppo da integrare cercando per le strade della città ospite nei giorni precedenti la rappresentazione).

NOTE DI SCENA
Una sorta di pavimento morbido, o meglio rigonfio, definisce uno spazio non agevole da percorrere e da vivere. Il materiale è che lo compone è plastica colorata: si sa, anche agli architetti occorre dar da mangiare. Siamo su «un’isola di compensazione« alla fine del secondo decennio del nuovo millennio: un luogo artificiale finanziato dal governo europeo e nato per ospitare provvisoriamente immigrati di varie provenienze in attesa di un collocamento efficace in Italia, e non solo. Le isole di compensazione sono state create per arginare il fenomeno degli sbarchi clandestini, con il consueto corredo di sofferenza e di morte. In queste isole i futuri immigrati sono accolti, nutriti, addestrati e smistati là dove il lavoro li chiama. Le isole sono a diverse miglia dalla costa, in modo che questa sia sempre visibile, ma nello stesso tempo irraggiungibile a nuoto. Dal punto di vista della scenografia, il tutto può essere reso con effetti luminosi e sonori.

ATTO I

SCENA I

Due guardie procedono con una certa fatica da sinistra a destra, percorrendo la diagonale del palco a partire dall’angolo più lontano rispetto alla visuale degli spettatori. L’incedere è reso complicato dalla relativa stabilità della struttura. La scena è buia, è notte. Attorno alla scena principale, illuminata da una sorta di faro ricorrente, il buio lascia indovinare una vasta distesa d’acqua, con rumori di fondo adeguati.

PRIMA GUARDIA Ti dico che i bulgari sono il massimo! Non c’è paragone!

SECONDA GUARDIA Guarda che i rumeni parlano già quasi come noi, è una specie di latino…

PRIMA GUARDIA Quindi sono favoriti. Ma i bulgari è una cosa incredibile: anche mille parole al giorno ti imparano, e poi se le ricordano pure. Guarda che l’italiano è una lingua…

Nel procedere, scorgono una figura prima in ombra, sul margine destro della scena. Il dialogo s’interrompe.

ANNA CROCE L’italiano cosa? Dica, l’argomento mi interessa. Sono qui da tre anni e ancora non ho capito se a volte sono io che non so insegnare la lingua o se son gli allievi che proprio…

PRIMA GUARDIA Ma no, professoressa, si diceva proprio che ce ne sono alcuni che imparano proprio in fretta. Tipo i bulgari, ho visto cose incredibili come quel Christo, va bene che da un tipo con un nome così uno si aspetta di tutto…

SECONDA GUARDIA Infatti quello lì è sparito subito. (ride, ammiccando al collega)

PRIMA GUARDIA Ancora con quella storia?! Guarda che io non c’entro: punto primo, quella sera il Comandante…

ANNA CROCE Lasciate perdere quella sera, meglio se torniamo alla lingua.

PRIMA GUARDIA Stavo dicendo che qualcuno impara in fretta, e bene. Altri invece zero: possono star qui anche tre cicli, niente. E mica sto dicendo che è colpa sua, signora, ci mancherebbe. Lei ci mette l’anima!

SECONDA GUARDIA (ammiccando al pubblico) Mica solo quella…

ANNA CROCE Ehi, che cosa ha detto?

SECONDA GUARDIA (ironico) Niente, stavo ricordando quanta pazienza ha avuto con quell’africano che sembrava una pertica, come si chiamava? Komo, Koumo, …(si interrompe, spiando la reazione nel viso di lei)

ANNA CROCE Kouma, Adfer Kouma, si chiamava, ed era – anzi è – senegalese.

SECONDA GUARDIA Sì, ecco, Kouma. Beh, non so come ha fatto (pausa con ammicco), ma quello lì a metà primo ciclo di lezioni ti faceva le parole crociate senza neanche una spiata alle soluzioni. Lei ci ha proprio messo l’anima, professoressa… Oppure era lui che era particolarmente dotato… (marca il termine).

PRIMA GUARDIA (sempre ammiccante) Un po’ come Habib, chissà come ma quello adesso conta più di noi.

ANNA CROCE (infastidita). È solo questione di mo-ti-va-zio-ne (scandisce bene il termine). Si impara meglio e prima perché si desidera imparare, perché è un traguardo, uno scoglio che…

SECONDA GUARDIA (con gesto a indicare il buio intorno, anche se dall’inizio la scena si è rischiarata, sta per sorgere il sole) Beh, se è per quello qui gli scogli non mancano di certo (ridacchia). Siamo pieni di cubi, galleggiamo sui cubi. Questa qui non è un’isola, ma dadi in equilibrio, enormi dadi di plastica finché si vuole che…

PRIMA GUARDIA Migliaia di pezzi, una specie di Lego. Così piazzi un’isola dove vuoi, basta ancorarla per bene. E quando non serve più, sbaracchi tutto, e chi s’è visto s’è visto… Mica per niente ce l’hanno copiata tutti ’sta idea, perché aiuta anche a tenere tranquillo il mare. Visto le spiagge? Mai tanti turisti come negli ultimi anni.

SECONDA GUARDIA Già, niente inondazioni, niente invasioni. Tre piccioni con una fava… Il turismo cresce, l’extracomunitario impara, l’insegnante insegna…

ANNA CROCE (seccata, ma rassegnata) Lei è sempre il solito. La verità è che qui è difficile per tutti. Per tutti, capito? Per noi, per lei, per me. Anche se oggi il progresso ci ha portato le isole: basta carrette del mare, basta sbarchi, basta clandestini… Vi ricordate prima, quando l’organizzazione era ancora approssimativa? C’era chi arrivava da chissà dove, e si trovava qui dopo settimane a vagare per il Mediterraneo. Arrivavano malati di sete e di sole. Con gli occhi vuoti. Voi non avete cuore: vi ricordate quel gruppo di curdi incatenati sotto coperta, e quel dottore francese che piangeva, piangeva e non riusciva a smettere… (progressivo effetto luce piena, con breve pausa: alba).

SCENA II

SIBILLA CONTI (entra a passo di carica) Ehi, ma quante belle notizie! Il dottore piangeva (còmpita e scrive), curdi sotto coperta… Sarà roba antica, ma se non le spiace prendo qualche appunto.

ANNA CROCE Ci mancava giusto l’inviata speciale!

SIBILLA CONTI E perché no? Anzi, se lo lasci dire, lei ha bisogno di raccontare quel che accade qui, quel che si vive. Io sono qui per questo. Lo so, sono un’impicciona per natura, per fortuna che hanno inventato il giornalismo, sennò sarei alla deriva (ride sempre da sola). E allora perché non mi racconta qualcosa?

Durante il discorso, la giornalista dirige un microfono in direzione dell’insegnante. Nello stesso istante, una piccola luce rossa si accende, scoprendo una telecamera con operatore. Il girato viene proiettato in diretta su uno schermo prima non visto dal pubblico. L’insegnante è evidentemente infastidita, e si nega con la mano.

PRIMA GUARDIA Guardi che se vuole di storie da raccontare ce ne sono un fracco… (ridacchia, e con lui il collega. La telecamera e il microfono scoprono il nuovo interlocutore). Tipo che una volta c’era un ragazzo strano, un pakistano, o da quelle parti, non mi ricordo. Se ne stava sempre per i fatti suoi, e…

ETTORE LA ROSA (entra a passo marziale) Guardie! quante volte ve lo devo dire? Niente contatti con la stampa e con la televisione! Alla prossima vi mando dritto al bastione, così poi parlate ai gabbiani! (le due guardie si ingobbiscono nella divisa, e si spostano lentamente in un angolo).
Signora Conti, io capisco l’informazione, c’è il diritto dei telespettatori, tutto quello che vuole: ma lasci perdere le guardie! È la regola, e la conosce bene. Sa che sono l’unico autorizzato a parlare con la stampa. (in tono galante) Se vuole notizie, sono a sua disposizione…

SECONDA GUARDIA (con tono maligno, rivolto al pubblico, a mezza voce) Lo sa che è a disposizione, eccome se lo sa….

ETTORE LA ROSA Cosa?

SECONDA GUARDIA Niente, niente signor Comandante…

ETTORE LA ROSA E allora silenzio! Sta arrivando la nave: voi due filate al porto per le operazioni di sbarco. (Le guardie escono di scena, la giornalista le segue con l’operatore che seguita a riprendere la scena fino a che lo schermo tace).

Sibilla segue le guardie.

ETTORE LA ROSA Qui è difficile mantenere l’ordine, la disciplina. Mille razze, mille lingue, mille religioni. Gente tirata, gente dura. (rivolto all’insegnante) Per fortuna, professoressa Croce, che c’è qualcuno che si dà da fare per loro, che ci prova, che ci crede… una voce amica, un raggio di sole, due occhi che sanno infondere coraggio e fiducia….

ANNA CROCE Comandante La Rosa, la prego…

ETTORE LA ROSA Ettore, sono io che la prego, mi chiami Ettore. Lo so, lo so. Lei è un’insegnante, ha una missione, non vuole distrazioni. Ma mi creda, a me basterebbe essere considerato come uno dei suoi allievi, uno che (fischio di nave in arrivo), uno che – lei lo sa bene – uno che (secondo fischio di nave) non crede neanche per un istante a certe chiacchiere sul suo conto…, sa qui non ci sono distrazioni, la gente chiacchiera, mica si può biasimarli, cosa vuole… Però lei è l’unica qui che… (nuovo fischio, prolungato). Mi scusi: devo proprio andare a presiedere le manovre di sbarco. A più tardi (esce).

SCENA III

ANNA CROCE Già, qui la gente chiacchiera. E non solo qui. Chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere. Tutti chiacchierano. Io parlo, racconto, insegno, mi prendo cura di uomini, donne e bambini, e tutti qui chiacchierano. Non sanno fare altro, e poi raccontano in giro che fanno un nobile lavoro! A sentirle pronunciare da loro certe parole mettono i brividi. Le mie parole! Certe volte vorrei seppellirle sotto terra, anche qui, tra un cubo e l’altro, vorrei proteggerle. Tanto non se ne accorge nessuno se mancano. Poi un giorno un archeologo passa da queste parti, scava e le trova, oppure ci inciampa per caso. Le pulisce, ci soffia su, e le parole tornano più belle e nuove di prima… All’università il professore diceva sempre che le parole vanno protette, amate, non vanno mai lasciate sole. Una parola da sola non vuol dire niente, è in pericolo, è… muta, tace.

SIBILLA CONTI (sbuca di nuovo, telecamera non attiva) Ma questa sì che è poesia! Il mio direttore me lo dice sempre: le notizie così da sole, senza colore, senza storia, senza sugo, sono come delle orfanelle che non le vuole nessuno. Proprio come le sue parole, professoressa. Ci vuole il contesto, ci vuole il particolare che colpisce, sennò la gente sente puzza di falso…

ANNA CROCE (stupita) Ma lei non era…

SIBILLA CONTI Ma no! Ho fatto finta di seguire quei due, tanto li becco quando voglio. Chi crede che mi abbia dato le dritte degli ultimi sbarchi? Ne ho filmati talmente tanti che uno vale l’altro. Posso usare il repertorio…

ANNA CROCE (le fa il verso) Il repertorio…

SIBILLA CONTI (va avanti come se nulla fosse) E poi il Comandante lo sa benissimo che le guardie chiacchierano, solo che quando c’è lei, cara la mia professoressa, vuol fare l’uomo con i suoi bravi principi, tutto di un pezzo… Tira fuori i galloni, non so se mi spiego…

ANNA CROCE Per cortesia, non ci si metta pure lei!

SIBILLA CONTI Non mi ci metto, figuriamoci. Solo che si vede lontano un chilometro che ha una cotta per lei. Tutto qui.

ANNA CROCE A me sembra che faccia il galante anche con lei. E poi non mi pare il caso di ricamarci su. Voi della televisione in questo siete maestri.

SIBILLA CONTI Eh no, professoressa Croce, no. Vietato generalizzare. Se ci pensa bene, si accorgerà che io sono dalla sua parte. Lei sa benissimo come e quanto ho parlato di lei, del suo lavoro. Si ricorda l’intervista per lo speciale dedicato al Mediterraneo crocevia di razze? Quella è andata in prima serata, e in replica sui notiziari notturni. L’hanno comprato anche all’estero. Un successone! Mi ricordo tutto quello che mi ha detto, quasi parola per parola. “L’Europa viene dal Mediterraneo, non è solo geografia, è storia, è cultura. Da sempre il Mediterraneo è incontri, scambi, olio, vino, grano, senza dimenticare il sale… E noi oggi cosa facciamo? abbiamo costruito queste isole di compensazione…” ? Isole di compensazione (scandisce), lo sa che adesso tutti i giornalisti usano il termine, e l’abbiamo inventato noi, cioè lei, ma se non c’ero io lei poteva inventarsi quel che voleva che nessuno se ne accorgeva (un cenno all’operatore, che accende il mezzo).

ANNA CROCE (in onda sullo schermo senza rendersene conto) Sibilla, lei non ha ancora capito che non me ne frega niente di quello che pensano o dicono oltre quest’isola. Il mio orizzonte è qui. Questo è il vantaggio, l’unico vantaggio che ho su tutti quanti voi. Perché tutti, gli impiegati diciamo così, e gli ospiti, come amate dire, non pensano che ad andarsene altrove, lontano di qui. Laggiù, dove si indovinano le luci della costa. Sublime invenzione queste isole: non troppo vicine, per impedire fughe, non troppo lontane, per tenere vivo il sogno, il miraggio, l’illusione… (si alza lentamente, esce di scena in direzione opposta a quella di uscita del Comandante).

SIBILLA CONTI Ottimo! (e rivolta all’operatore). Questo è forte: c’è la denuncia, c’è l’impegno sociale (nel frattempo l’operatore continua a girare). Questo pezzo lo montiamo in coda alla lezione di italiano dell’altro ieri, quello con la classe delle superiori in visita. Niente male, davvero niente male. Anzi, rimandami un attimo il pezzo di ieri. C’era un problema di ritmo, lo sai quanto stressano sui tempi…

FILMATO SCUOLA Si vedono brandelli di filmato senza sonoro con extracomunitari costretti in banchi molto ridotti per loro. Senso di disagio, soprattutto da parte dei ragazzi e della Professoressa Croce. I ragazzi in verità sono i veri “padroni di casa”, perché il pezzo è stato girato in un istituto superiore della città che ospita la rappresentazione, con Sibilla Conti che fa domande e rivolge sollecitazioni varie. Qui vale l’improvvisazione sul campo, per un massimo di un paio di minuti.

SIBILLA CONTI Ecco, qui mettici il pezzo di prima, fammi vedere come viene. (effetto anche sonoro di rewind sul montato girato a scuola, poi si intuisce che il filmato riparte con l’aggiunta del pezzo “lirico” della professoressa Croce). Ottimo. Però, aspetta, mettiamo solo la voce, come se fosse stato pronunciato a scuola. Prova ancora. Ottimo, davvero ottimo. Se non è ritmo questo! (escono).

Mentre fervono i lavori della troupe, non visti prima si alzano dai cubi, corpi lunghi e scuri di “ospiti” dell’isola. Aggiungono con calma alcuni pezzi all’incastro di scena, sistemano pazientemente quelli scomposti dalla azione dei diversi personaggi. In silenzio, ricompongono l’isola. Parecchie lingue si intrecciano, in un brusio che lentamente sale di tono.

SCENA IV

HABIB (entra da sinistra) Italiano! Lo sapete che sull’isola dovete parlare italiano! E dire che siete qui da almeno sei mesi. Sei mesi! E tu, Iqbal, da quasi un anno! Da non credere! Un anno! Al termine del terzo mese io ero già assistente del dottore.

IQBAL (in italiano sghembo, ma ironico) Habib, in cosa lo aiutavi il dottore? (ridono)

HABIB Senti Iqbal, vuoi battere il record di permanenza qui? Anzi, vuoi tornare a casa (marca l’ultimo termine)? A volte mi pare che i selezionatori ci portano il peggio. Certo, guardano alle braccia, i muscoli, ma mica siamo al tempo degli schiavi. Qui serve gente sveglia, gente che non fa casino. Stanno arrivando i nuovi: qualcuno di loro arriverà in Italia prima di voi, state sicuri.

Intento all’ascolto, il gruppo ha nel frattempo smesso di sistemare i blocchi.

HABIB Ma volete lavorare? Lo sapete che si possono anche fare due o tre cose per volta?

ETTORE LA ROSA (entra da destra, precede le due guardie e i nuovi arrivati. Uno traduce per il gruppo) Cosa vi stavo dicendo? Qui basta rispettare le regole e il futuro è assicurato. Si lavora, si impara, si guadagna l’Italia. Per cosa avete voluto andarvene? Per un futuro migliore, no? Qui noi vi diamo la possibilità di farcela. Avete un anno per dimostrare di essere all’altezza, sennò dietro-front, si torna a casa. Ma finora… (alle guardie) Quanti ne abbiamo rimandati a casa in tre anni?

PRIMA GUARDIA Cinquantasette signore, che poi rispetto alle altre isole è niente…

SECONDA GUARDIA Vero: non conta il numero, conta la percentuale. Siamo sotto l’uno per cento, sulle altre isole sono sopra il 3. Se poi consideriamo che qui a volte capitano certi farabutti…

ETTORE LA ROSA Stare zitti no, eh? Mi sa che stiamo per alzare la percentuale delle guardie che vengono spedite al centro di raccolta. Perché non provate a chiedere a questi signori come si sta nel deserto?

SECONDA GUARDIA No, no signor Comandante, ci mancherebbe il centro di raccolta! Il cugino di mia moglie c’è stato, mi ha detto tutto.

PRIMA GUARDIA Sarà anche un postaccio, ma chi l’ha inventato a quest’ora…

ETTORE LA ROSA Ma volete stare zitti! Al prossimo fiato vi faccio a brandelli! (le guardie zittiscono all’istante). Però, in effetti, che idea: un pezzo di deserto libico in comodato d’uso, e lì raccolta e selezione di manodopera. Che idea: proprio vero che le idee che funzionano sono semplici semplici, ma bisogna arrivarci prima degli altri, tutto qui… Come ’ste isole, d’altronde: che ci voleva a inventarle? Ma un architetto le ha pensate, et voilà il gioco è fatto. (pausa, poi rivolto al gruppo dei nuovi) Guardate Habib, è arrivato…. Quando sei arrivato qui, Habib?

HABIB Circa tre anni fa, signore.

ETTORE LA ROSA Vedete: risposta precisa, senza spreco di parole, con quel “signore” alla fine che proprio non guasta. Bravo Habib! Non per niente sei il mio assistente, anche se il dottor Sangiusti ti reclama sempre.

SECONDA GUARDIA (sottovoce) Il cocco del dottore… (le due guardie ridono)

ETTORE LA ROSA (prosegue senza accorgersi della interruzione) Ecco, signori: per il periodo in cui sarete ospiti, Habib sarà il vostro punto di riferimento, il vostro faro. Qui le regole sono semplici e chiare: voi siete qui per diventare degni del nostro Paese. Quindi obbedienza, impegno e sacrificio. Non dovete capire, dovete obbedire. Come nell’esercito. Lo sapete cosa diceva il mio primo sergente? “Nell’esercito niente domande, poche risposte e tanto culo!”

Entra la Professoressa Croce e il Comandante se ne avvede.

SCENA V

ETTORE LA ROSA Mi perdoni, signora, perdoni l’espressione di poco fa. Ma sull’isola, lo sa, certo linguaggio è d’obbligo. Insomma, non siamo in un collegio per educande, qui dobbiamo raddrizzare la schiena ai nuovi venuti, far loro capire fin da subito che la possibilità che offriamo dovranno sudarsela, eccome. (la Professoressa non parla e si schermisce. La Rosa la indica al gruppo dei nuovi). Questa è la Professoressa Anna Croce. Il suo compito è quello di farvi apprendere la lingua italiana, per rendere possibile l’inserimento. (Habib traduce a vantaggio dei nuovi) Perché una cosa è sicura: senza italiano, niente lavoro. Datele ascolto: è una gran brava insegnante, e nel suo lavoro ci mette il cuore, ci mette l’anima (la guarda con intensità).

SECONDA GUARDIA (riprende ironico, sottovoce) Il cuore, l’anima…

ETTORE LA ROSA (rivolto ai suoi uomini) Scortate i nuovi venuti al bastione. (rimangono soli La Rosa e la Professoressa Croce)

Anna…, mi permette di chiamarla Anna, vero? Ecco, Anna, vede, con la nave, finalmente devo dire perché è un bel pezzo che l’avevo ordinato, finalmente dicevo, il capitano mi ha portato una cosa. Ecco, è un piccolo segno di stima per il suo lavoro, per … per… per la luce, ecco, sì, la luce che lei porta in questo angolo di mare. Perché noi militari obbediamo, cosa vuole, ci han tirati su per questo, obbedire, altro non sappiamo fare. Ma lei, si vede, lei lo fa per vocazione. È meraviglioso vedere come tiene al suo lavoro, per lei queste persone non sono mica tutte uguali. Lei si ricorda i nomi, da dove vengono, la famiglia di origine. Tutto si ricorda, non so proprio come fa. Ecco, io la invidio, la invidio, e poi la stimo parecchio. I miei…, insomma i miei… sentimenti poi lei li conosce di sicuro, anche se mai… insomma saranno due anni che ci conosciamo, non mi pare di essere peggio di tanti altri…

ANNA CROCE No di certo, ma non è questo il punto.

ETTORE LA ROSA La prego, Anna, non mi interrompa. Con le parole io faccio fatica, a noi insegnano a dare gli ordini, a obbedire, non a chiedere. La vita militare non è la vita civile, nossignore. Cioè signora, volevo dire. Fuori dalla divisa non sono a mio agio, perché le regole della vita quotidiana non sono quelle della caserma. In caserma è facile, che ci vuole: uno comanda, gli altri obbediscono. Non ci sono sfumature come nella vita. Con le donne, poi… Mi scusi, Anna, ma con le donne è anche più difficile. Quando un superiore dice una cosa, è quella, mi scusi per l’esempio, mi rendo conto, ma con le donne… non sempre il sì è sì, ma soprattutto non sempre il no è no. Non ci sono regole, ecco, non ci sono regole. Ecco perché mi è così difficile, Anna. È più facile in guerra che in amore. Ecco, l’ho detto, amore. Ci voleva tanto? No, cioè sì, insomma… Ecco (le porge un pacchetto), è per lei. La prego di accettarlo, qualunque cosa provi per me. È suo.

ANNA CROCE Comandante, la prego, non mi sembra il caso, e nemmeno il momento. Io rispetto i suoi sentimenti, lei è un’ottima persona, davvero, ma…

ETTORE LA ROSA La prego, non risponda ora. La prego, Anna. Si prenda tutto il tempo. Provi a conoscermi meglio, provi ad ascoltare il suo cuore… (le consegna il pacchetto)

Entra il dottor Sangiusti, con passo leggero e atteggiamento sornione.

PAOLO SANGIUSTI Eh no, carissimo, no. Il cuore è affar mio. Sistole, diastole, pressione. Questa è roba mia, davvero. Se uno fa il lavoro dell’altro va tutto per aria. Cosa diceva Platone? La società felice è quella dove ciascuno fa quello che sa fare. Dov’era, nel libro secondo della Repubblica, mi pare. O nel terzo? E chi si ricorda! Ci manca che un soldato si occupi di cuore, e che una professoressa gli risponda per le rime. Per fortuna il dottore è arrivato in tempo… (ridacchia). Piuttosto: vi ricordo che stasera siete tutti da me. Si mangia qualcosa, Habib è un asso in cucina, ci beviamo anche un goccio di quello buono. E poi ci sarà Sibilla, abbiamo la diretta in prima serata, l’approfondimento del Tg. Ergo vi voglio tutti in forma, tirati a lucido. E il Comandante farà il Comandante, la professoressa la professoressa, Habib il cuoco, io il medico…

ANNA CROCE Beh, a dire il vero mi pare che lei poco fa abbia fatto il filosofo…

PAOLO SANGIUSTI Vero, verissimo cara Professoressa. Ma si dà il caso che su quest’isola il posto di filosofo risulti vacante. Mi guardo attorno e di filosofi nemmeno l’ombra. Per fortuna, aggiungo. E allora io non sto rubando il posto a nessuno, cara signora. Tutto regolare. Le prometto che appena ci scaricano un bel filosofo con tanto di attestato io di Platone non parlo più…

ANNA CROCE Questo mi solleva.

PAOLO SANGIUSTI Lei è davvero una delizia, cara signora, una delizia. Comandante, non è una meraviglia la nostra professoressa? A proposito: caro La Rosa, stasera non dimentichi di portarsi qualche ospite dei più rappresentativi e curati, sennò che figura ci facciamo? Tre o quattro, non di più. E che ci sia almeno una donna, mi raccomando.

ETTORE LA ROSA (incerto, ancora frastornato per l’interruzione) Sì, certo, ho già incaricato Habib di scegliere qualcuno di quelli che parlano meglio, magari anche la signora Professoressa può darci una mano…

PAOLO SANGIUSTI Bene, benissimo. Tutto va per il meglio. Vado a organizzare la cosa come si deve. Da medico, da filosofo e da padrone di casa …

Esce il Dottore, rimangono nuovamente soli il Comandante e la Professoressa, che si rigira il pacchetto tra le mani.

ANNA CROCE Comandante, non… non doveva…

ETTORE LA ROSA La prego, Anna, la prego. Lo apra. Lo faccia per me. Lo apra. Non le chiedo nulla, non mi aspetto nulla.

ANNA CROCE (tenta di aprire ma il pacchetto resiste. Dopo un po’ lo forza. Le perle di una collana improvvisamente si spargono dappertutto. Effetto sonoro e di luce).

FINE ATTO I

2 Commenti

  • Ida Bamberga Premarini Posted 5 Dicembre 2023 11:46

    No, non è necessario sedere nella platea del Donizetti per godere di un piacevole e coinvolgente spettacolo teatrale. È sufficiente accomodarsi nella comoda poltrona di casa e lasciare che la fantasia voli a briglie sciolte dipingendo, di volta in volta, fondali, palcoscenico e personaggi. Basta avere il testo sotto gli occhi e scorrere con lo sguardo e con il cuore l’animato divenire della vicenda; nel caso di “L’isola” è cosa assolutamente incantevole. Tutte le figure che appaiono sulla scena sono determinanti, a partire dai quattro (almeno fin qui) personaggi più importanti, fino a quelli che proprio non riesco a considerare secondari: le guardie, con i loro mirabili ammiccamenti e sottintesi, gli emigranti pieni di sogni e di speranza, e perfino gli effetti di suono e di luce che intervengono nel momento più opportuno. Tutti indispensabili per una gradevolissima lettura “teatrale” che – secondo il più puro stile calzaniano – sa far sorridere e insieme riesce a provocare una seria riflessione su accadimenti non lontani dai nostri giorni.

    • Claudio Calzana Posted 5 Dicembre 2023 11:49

      È un raro e prezioso privilegio ricevere i suoi commenti, Ida, sempre così efficaci e benevoli nei miei confronti. Grazie di cuore.

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