
[3] Il viaggio verso Teora lo ricordo bene: strade ingombre di detriti, viottoli necessari per aggirare sbarramenti e frane; il cielo grigio, nemmeno l’ombra di un sole. Salite impervie, che obbligavano a procedere in prima, con il motore in preda al tormento, e superata una curva l’improvvisa visione di un paese sconvolto ti prendeva la gola. Certo, avevamo visto servizi in tv, letto giornali, ascoltato testimonianze dirette: ma così, in prima persona, il disastro assumeva i tratti di un’immane sciagura. Nel furgone prevaleva il silenzio, o perlomeno non ricordo chissà quale discorso. Probabilmente avremo domandato ragione di questo e di quello. Ma già in quel momento era evidente che da presso il terremoto era faccenda diversa da quella vissuta a distanza. Qui potevi toccarlo con mano, là potevi giusto immaginarlo, e sentirti al riparo. Come scrive Lucrezio nel De rerum natura, un conto è assistere a un naufragio dalla riva, e quasi la vista ti rassicura, anzi un brivido di piacere ti percorre perché sei al sicuro, lontano dalla furia del mare e del vento; altro è star sulla barca scossa dai flutti, e provar quel terrore che rifiuta ragioni, che si esprime soltanto per inutili grida; così noi, sbalzati dal comodo divano di casa, ci avvicinavamo pian piano al cuore del sisma, all’epicentro maggiore. Negli occhi, il silenzio smarrito di quel paesaggio dolente e diruto.
Suave, mari magno turbantibus aequora ventis,
e terra magnum alterius spectare laborem;
non quia vexari quemquamst iucunda voluptas,
sed quibus ipse malis careas quia cernere suave est.
È dolce per noi, quando il mare è grosso e il vento solleva
le onde, osservare da terra il grande affanno degli altri.
Non che le loro sofferenze ci facciano piacere, questo no,
ma è dolce renderci conto dei mali a cui siamo sfuggiti.
Lucrezio, De rerum natura, libro II, traduzione di Milo De Angelis, Mondadori Editore.

La quarta puntata.
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2 Commenti
La citazione da Lucrezio è davvero perfetta per rendere lo stato d’animo di chi, impotente, assiste a una tragedia ed è felice d’esserne scampato. Grazie
E vale la pena di leggere il poeta nella recente traduzione di Milo De Angelis, semplicemente unica. Basta pensare che il poeta ha incontrato Lucrezio alla maturità, dedicandogli una tesina, e poi per tutta la vita lo ha coltivato e tradotto: cioè per oltre 50 anni…
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