Nel mese di giugno
la città quando sospesa
e alta sopra il nostro sperdimento
si desta alla frecciata delle luci
all’ora incerta tra vigilia e sonno
che il corpo inciampa nel suo peso
ma si rialza sulla sua fatica
nella pausa del tempo tra la rondine e l’assiolo
tra la vita e la sua sopravvivenza,
Tu che spezzi la servitù e l’orgoglio
– dicono – della sofferenza, vieni
se già non sei dovunque
in veste di randagio,
d’infermo, di bambino tribolato.
Segui il timido, accosta il solitario,
ripeti: la virtù quando non giunge
fino all’amore è cosa vana.
È quell’ora della metà dell’anno
che il senza tetto strascica i suoi cenci
sull’erba pesticciata, cerca asilo,
la lucciola lampeggia, il cane abbaia.
Mario Luzi, Nel mese di giugno, da Onore del vero, Neri Pozza, 1957
L’infinito di Leopardi verso per verso.
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