Oceano padano

IMG_0135 Non mi capita spesso, ma quando un libro mi convince davvero e nel profondo scrivo all’autore una lettera per ringraziarlo per quel che ha saputo fare. È successo con Mirko Volpi, autore dello splendido Oceano Padano, edito da Laterza, libro che vi consiglio di tutto cuore. Il libro racconta la terra che Piovene definiva la Bassa lombarda; e lo fa a partire da Nosadello, paese natale dell’autore, un luogo ove non succede mai talmente niente che vale la pena di raccontarlo a dovere; Oceano Padano non è solo un saggio, ma anche una narrazione, un libro di ricordi, una riflessione antropologica, una geografia e geometria del cuore. Sta’ a vedere che, ai tempi, dalle nostre parti i romani non hanno solo centuriato i campi, ma ben altro, e ancora. Siccome di lettera si tratta, nel mio testo prevale un tono privato, allusivo, a tratti scanzonato: leggendo il libro mi son convinto che l’autore preferiva così. [ccalz]
 
Caro, gentile, stimatissimo e chi più ne ha più ne metta Mirko Volpi,
l’altro giorno, in pieno agosto come si conviene, ho terminato la lettura del tuo Oceano. Ci tenevo a dirti che mi sono sentito a casa tra le tue pagine, con tutto che sono bergheimer di area pedemontana, dunque un fallino discosto dal centro del tuo dire. E però, caspita, ci sono nel tuo libro passi e luoghi che riguardano anche noi qui di sopra, e parecchi. Non sto ad elencare, ma perlomeno: l’essere stanziali, il saper muovere le mani – vero tornasole dell’identità lombarda -, quell’andare dritto all’essenziale, il senso di ruoli e gerarchie – che si fa prima -, la penuria voluta dei distinguo – che si fa prima anche qui -, la gioia dell’inspirar letame a pieni polmoni, quello stare in piedi dei vicini sulla soglia di casa tua quando per sbaglio devono dirti qualcosa; ci metterei anche il cellophane sul divano del salotto, la pacatezza persino nell’arbitrio. Insomma: casa, dolce casa. E poi la tua guida per inesperti delle terre basse, e magari pure un po’ dummies (il correttore automatico ha osato un “mummie”, niente male…), gente che certi sapori li ha perduti a inseguir contraffazioni, e ti viene tenerezza, ti viene; ecco la tua Routard mi ha messo voglia di farci un salto a Nosadello, isola e compendio del nulla e della noia che precede il senso, grado zero d’ogni umana espressione. E poi tu qua e là lei baroccheggi il giusto, ché eccedere sarebbe sconveniente, richiami il Dossi e il Gadda, e impasti il tutto con un dialetto per noi germano, ma non proprio tale, più dolce e forse misurato, comunque altrettanto prossimo alla terra, alle cose vive, come l’oseleto di Meneghello, per dire: l’identità prima. Tu che in quelle strade a piombo sai perderti e dunque sentirti a casa, mentre noi di sopra ci perdiamo e basta, e il navigatore si rassegna.
LINK1_viale_tenuta3 E poi le rogge e il fango, la vacca che d’inverno fuma e d’estate scodazza, la ripetizione dell’identico che non è mai l’uguale, la sperduta verticalità del campanile, che insegna al pioppo come fare; mentre il resto è convenientemente piatto, tanto di più non serve osare. Insomma, grazie. Anche per quel finale ricco di istantanee, ci vuol fegato a lasciarsi andare. Chissà, magari adesso al paese hanno capito un po’ meglio tu di cosa campi: a modo suo usa le mani anche il Mirko, si vede. Oppure no, peggio, si sono convinti che tu ti sia perso per sempre, cosa vuoi che succeda a uno che va a Pavia, anzi ci resta, e passa il tempo a mettere in fila pagine e parole. Però, dai, non smetteranno di volerti bene, anche perché a Nosadello sono certi che tu stai su a pane, amore (e cassoeula) per il paese, possiamo pure levargli la catena tanto dove vuoi che vada? Questo l’han capito da un pezzo, semmai si domandano cosa perde tempo a fare il Mirko, ci deve dire cose che sappiamo già? E tutte quelle parole, poi. Mah, mistero. Lo sa o no che gli vogliamo bene uguale? Solo non stiamo qui a dirglielo tutte le volte, che i sentimenti va bene stenderli all’aria ogni tanto, ma solo se c’è bisogno di fargli perdere le pieghe. E in certi casi il battipanni aiuta. Sta’ a vedere che il Volpi deve fare un giro più largo per esser sicuro che Nosadello è sempre al suo posto: la casa raccolta attorno al portichetto, le vacche a pochi metri, il vicino che svillaneggia la quiete, il patrono che aspetta il suo turno in santa pace, e sorride. Perdonami, Mirko, son partito a scrivere e l’ho fatta troppo lunga. E pensare che volevo solo ringraziarti per il tuo splendido libro. Un cordialissimo saluto
 

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