Che dire? È bellissimo ricevere mail come questa: ve la rigiro pari pari, segnalandovi che Silvano – che di cognome fa Petrosino, il filosofo molto conosciuto e stimato – ha colto molti aspetti del mio scrivere che mi sono particolarmente cari: lo stile, i dialettismi, il Gaddus sullo sfondo, il ritmo, la struttura, l’ironia; per non dire del finale invito a non smettere di scrivere. Averne di lettori così, che scoppiano a ridere in piscina… Grazie Silvano, a presto. [ccalz]
Carissimo Claudio,
ti scrivo anche per dirti che finalmente in agosto ho letto Esperia, concludendolo addirittura ad Istanbul durante una breve vacanza con tutta la famiglia. La tua scrittura è sempre piacevole e limpida; probabilmente te lo avranno già detto, ma c’è nei tuoi romanzi qualcosa di Gadda: uno stile italico, una certa forma barocca del periodo, l’uso del dialetto e dei dialettismi (“tracannare di bestia” [p. 62], l’uso dell’articolo di fronte ai nomi propri, ecc.), ma soprattutto una magnifica ironia (noi, per fortuna, non siamo tedeschi ma neppure inglesi; ci sarebbe molto da dire in proposito). Alcuni capitoli del tuo romanzo sono perfetti per ritmo e struttura; a me sono piaciuti in particolare i nn. 10 e 12 della prima parte. Quando poi ho letto che “A momenti Freccia Corta era più aggiornato del «Diario»” (p. 113) sono scoppiato a ridere in piscina, sempre ad Istanbul, suscitando la meraviglia degli astanti (soprattutto indiani, ma non delle Americhe), come si suol dire. Insomma, grazie Claudio e soprattutto non smettere di scrivere.
Silvano.
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