L’Andrea Vitali ha fatto cinquina, è negli eletti del premio Strega. Quando l’ho saputo, ho esultato manco si trattasse di un gol dell’Atalanta in finale di Champions. Considero l’Andrea un fratello maggiore: mi ha spronato a scrivere, facendomi pensare di avere un qualche talento; mi ha protetto alle mie prime uscite, quando non sapevo letteralmente come fare; e, proprio come un fratello maggiore, ha aperto la via a me come a tanti: per merito suo, la critica finalmente ha cominciato ad apprezzare il talento narrativo, senza premiare per forza e soltanto una scrittura sterile, che presume di bastare a se stessa. Andando dritto per la sua strada, grazie alla sua facilità di imbastire storie e dipanare segreti, Andrea ha permesso a molti scrittori di sfruttare la sua scia. E’ proprio come nel ciclismo, lui da anni sta pedalando davanti al gruppo, chissà la fatica, e tutti gli altri dietro, al riparo. Morale: grazie Andrea, sono e siamo tutti con te.
Cinquina
e poi …
Il dito nella tazza
Andrea Vitali, Annie Dillard, Cesare Pavese, Daniele Del Giudice, dialetto, Elsa Morante, Flannery O’Connor, Fulvio Panzeri, Giorgio Agamben, Giorgio Fontana, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Goethe, Günter Grass, Henry James, Houdini, Just-Lit, Karl Kraus, Ludwig Wittgenstein, Luigi Meneghello, Marco V. Burder, Milan Kundera, Nicolàs Gómez Dávila, Paolo Quaresima, Paul Valery, Primo Levi, Roberto Calasso, Roland Barthes, Rossella Monaco, Stendhal, Thomas Mann, Tommaso Campanella, Tommaso Landolfi, Walter Benjamin
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