Antonia Ponti, una vita per le donne

Antonia Ponti (1860-1938)

Pochi lo sanno. Fino al recente Dopoguerra alle donne era vietato l’accesso alle biblioteche. I libri per loro sono tempo sprecato, si pensava. Ma per fortuna in certi frangenti noi italiani – bergamaschi in particolare – sappiamo inventare soluzioni capaci di superare qualsivoglia torto o veto. È il caso di Antonia Ponti: gallaratese di nascita e bergamasca d’adozione (giovanissima sposò il conte Gianforte Suardi, sindaco di Bergamo e deputato del Regno), a partire dal 1897 raccolse a sue spese oltre 2500 volumi in una biblioteca dedicata esclusivamente al prestito alle donne. Ma la vita di questa donna straordinaria non è racchiusa solo in questa sua biblioteca, anzi. Scopriamola insieme.

La famiglia Ponti

Figlia di Andrea – industriale cotoniero, uomo di cultura e mecenate, primo finanziatore della Crespi, liberale tutto d’un pezzo – Antonia Ponti ricevette un’educazione di respiro europeo, corredata da diversi viaggi per imparare le lingue straniere. Il matrimonio la porta a Bergamo e successivamente a Roma per via della carriera politica del marito. Qui ha modo di conoscere e apprezzare l’allora giovanissimo architetto Marcello Piacentini, tanto da introdurlo a Bergamo in vista del progetto di revisione del centro cittadino. La contessa «aveva portato nella casa patrizia dei Suardi un patrimonio di virtù, di intelligenza, di cultura per cui essa doveva brillare nella società bergamasca, e più in quella in quel mondo romano, ov’Essa incontrava il favore, l’ammirazione e l’affetto di tutti, e prima di quella grande Sovrana e Donna italiana che fu la Regina Margherita, che vuole essere sua Regale Ospite nel severo palazzo di via Pignolo e nella storica residenza di Trescore Balneario; ove pure la contessa Antonia Suardi ebbe l’onore di accogliere i Sovrani ed i Principi Sabaudi» (Umberto Ronchi). La regina fu anche madrina al battesimo di Andreina, figlia di Gianforte e Antonia. Insieme alla sorella Maria, moglie del conte Desiderio Pasolini di Ravenna, Antonia Ponti divenne ben presto una figura di spicco a livello nazionale per il miglioramento della condizione femminile a cavallo dei due secoli. Il primo esito di questo impegno furono le biblioteche intitolate al padre Andrea, sorte nel 1897 a Bergamo e Ravenna, e nel 1900 anche a Imola e a Roma.

Palazzo Suardi in via Pignolo a Bergamo

La biblioteca circolante

Scorrere i volumi della biblioteca Andrea Ponti – oggi conservati alla Biblioteca Angelo Mai proprio nell’ordine voluto dalla contessa – è un’emozione unica. Basta uno sguardo ai titoli per comprendere che non siamo in presenza di una biblioteca destinata a un pubblico immaginato come meno colto di quello maschile, anzi: troviamo sì libri di economia domestica, trattati di galateo, manuali di giardinaggio, fascicoli sull’igiene in famiglia; ma in verità questa biblioteca circolante – ovvero aperta al prestito – ha una portata europea, che va ben oltre le discipline domestiche.

Intestazione e volumi della Biblioteca Andrea Ponti

Compaiono pressoché tutti i classici italiani, oltre che i maggiori scrittori di ogni letteratura europea, per tacere dell’americano Mark Twain e dell’indiano Tagore, bilanciato, per così dire, da un volume del teologo Romano Guardini. Spiccano la prima edizione de Il fu Mattia Pascal (1904), Nebbia di Unamuno, il saggio sulla libertà di Mill – certamente apprezzato dal padre di Antonia, ma assai meno dal Fascismo – il Meister di Goethe, parecchi testi in francese. Molte le scrittrici coeve, tra le italiane Deledda e Serao, Neera e Cordelia; compare anche la scandalosa George Sand, c’è pure Oscar Wilde, onnipresente il De Amicis, il Flaubert di Salambo, la letteratura popolare di Dickens, Salgari e Kipling, una bella pattuglia di Scapigliati, e ancora Dostoevskij, Conrad, Dreyfus e Saint-Exupery. Tutti volumi selezionati e ordinati da Antonia Ponti in persona, che non a caso li ospitava in casa propria. Per avere diritto al prestito, era necessario impegnare 10 lire (circa 40 € odierni), probabilmente per dare valore al servizio e responsabilizzare le utenti. In ogni caso: ancor oggi, anzi a maggior ragione oggi, una biblioteca così è il sogno di molti. Nove anni fa la biblioteca Angelo Mai ha dedicato a questi volumi una bella mostra dal titolo “Leggere buoni libri con diletto, con utile e con ordine”.

Ex libris della biblioteca Ponti.
Legendum esse non multa multum (Non bisogna leggere molte cose ma molto)

Le Industrie Femminili Italiane

Per quanto possa sembrare incredibile, la contessa Ponti è nota soprattutto per un’altra impresa. Nel 1903 fondò a Bergamo il Comitato delle Industrie Femminili Italiane, partecipando al Consiglio nazionale dell’istituzione dal 1920 fino almeno al 1927. L’opera della Ponti si concentrò in particolare sulla produzione di ricami e tessuti. Memore della lezione di quel grande industriale che fu suo padre, «raccoglieva dai musei e dai libri antichi le forme spontanee dell’arte e, con vera passione, scovava campioni qua e là. Tutti gli antiquari di Roma, tutti i piccoli venditori di Campo dei Fiori conoscevano la contessa Suardi e finivano col portarle a casa continuamente ricami, pezzi di stoffe antiche che ella comperava a piene mani per poi distribuire campioni», come ricorda una benefattrice sua coetanea, Bice Tittoni Antona Traversi. Questi prodotti dell’ingegno femminile verranno raccolti dalle Arti Grafiche di Bergamo in 6 volumi splendidamente illustrati. Già, ma a che pro raccogliere tutto questo materiale? Semplice: per creare un’industria diffusa, come diremmo oggi, «capace di eliminare gli intermediari che sfruttano il timido lavoro delle donne. […] Vogliamo, insomma, elevare la loro condizione economica, sia coi mezzi diretti, cioè con la vendita a prezzi più remunerativi, con la ricerca di un mercato più vasto, sia coi mezzi indiretti che consistono nel combattere severamente i prodotti grotteschi, disgustosi e disadatti, per estendere col credito dell’impresa, le richieste del suo lavoro». (Cesare Vivante, dal Programma IFI 1903). In breve, nelle principali città italiane si aprono negozi che vendono oggetti confezionati da donne di ogni parte d’Italia.

Bergamo, la centralissima via Gianforte Suardi

Donne che lavorano da sole e hanno punti vendita dedicati ai prodotti del loro ingegno! Bergamo non ha un vero e proprio negozio, il progetto non vantava abbastanza mano d’opera locale per dar vita a una produzione sufficiente. Ma Antonia Ponti fonda comunque un Comitato, Ars Orobiae, di cui fu animatrice per anni, mettendo a disposizione ricami, trine, modelli, stoffe, appoggiandosi alla scuola Andrea Fantoni per migliorare la qualità grafica dei prodotti. «Fu il primo ed il miglior tentativo in Europa di far risorgere a dignità nazionale il lavoro dell’ago, dei fuselli e del telaio» (Luigi Pelandi). Sì, ma come funzionava l’impresa bergamasca? «Manteniamo tutto l’anno il lavoro ad una ventina di operaie che abbiamo assicurate sugli infortuni del lavoro, e le forniamo di ogni materia prima occorrente, acquistandola possibilmente dai fabbricanti. Le nostre vie di vendita: la sede centrale di Roma, dalla quale abbiamo anche indirizzo di produzione, e tutte le sue succursali» (C.C.L. in Rivista di Bergamo). Anche in questo caso, l’iscrizione per chi voglia ricevere ordini e prendere spunto dai materiali è di 10 lire. Risultati economici? Il bilancio 1923-24 presenta un utile di quasi tremila lire, tasse incluse. Che si trattasse di un’azienda a tutti gli effetti lo si coglie dall’Almanacco della Donna Italiana del 1927: «Il capitale sociale è costituito da un numero indeterminato di azioni da L. 100. Oltre i soci azionisti, vi sono i soci fondatori (che sottoscrissero l’atto costitutivo della cooperativa) e i soci benemeriti (che contribuiscono con un versamento a fondo perduto di almeno L. 500)». L’obiettivo dichiarato è l’indipendenza economica delle donne, che non devono per forza appoggiarsi a un marito per tirare avanti: donne finalmente protagoniste, non necessariamente diplomate o laureate, ma certamente libere. A proposito: sempre dall’Almanacco del 1927 si scopre che la contessa Suardi fa parte del Comitato d’Onore per erigere una Casa delle Universitarie a Roma. La lunga marcia dell’emancipazione femminile passa anche da qui.

Trescore, Cappella Suardi. La parete nord affrescata da Lorenzo Lotto

L’Esposizione di Milano

I prodotti di Ars Orobiae vengono premiati in parecchie esposizioni sia in Italia che all’estero, ad esempio a Berlino, Bruxelles, Parigi. I manufatti e i modelli raccolti con pazienza e cura dalla contessa furono protagonisti anche all’Esposizione Universale di Milano del 1906. L’allestimento proposto dalla contessa fu particolarmente ammirato, ma per pochi mesi, purtroppo. La notte del 3 agosto, infatti, un incendio doloso distruggeva la grande galleria dell’Arte decorativa, in particolare tutti i migliori lavori raccolti con pazienza e cura dalla Ponti. Per la contessa fu una perdita gravissima, anche sul piano personale. «La sua salute, scrive Ronchi, ne fu profondamente scossa».

Un prezioso manufatto della collezione Antonia Ponti Suardi

Quel che resta di quella incredibile collezione lo si può ammirare non a Bergamo, ma al Museo del Tessuto di Prato, che 8 anni fa ha curato una mostra (“Arte vera e gentile”) presentata con queste parole: «Nei suggestivi ambienti della sala storica un’affascinante selezione di manufatti, preziosi ricami, trine e tessuti dal rinascimento alle campionature del Novecento, ricercati e conservati con l’obiettivo di favorire, attraverso l’insegnamento di queste antiche professioni, una nuova prospettiva di emancipazione sociale e mantenere vive le tecniche tradizionali di fronte alla meccanizzazione del settore all’inizio del secolo scorso». In totale la collezione Ponti vanta oltre 1500 manufatti prodotti tra il XVI e il XVIII secolo. In occasione della mostra, sono stati oggetto di un complesso progetto conservativo durato tre anni.

Ancora un esemplare conservato al Museo del Tessuto di Prato

Beneficenza

L’elenco delle attività della contessa è tutt’altro che concluso. Nel settembre del 1864, a pochi giorni dalla prima Convenzione di Ginevra, si forma a Bergamo il Comitato bergamasco dell’Associazione italiana di soccorso per i militari feriti e malati in tempo di guerra. È la radice storica dell’attuale Croce Rossa, che ebbe i suoi principali artefici nel filantropo Teodoro Frizzoni e nel conte Battista Camozzi Vertova. La donne impegnate sono numerose, tanto che il 20 gennaio 1895 si costituiscono nella Sezione femminile della Unione Dame Italiane della Croce Rossa di Bergamo. Presidente il senatore Camozzi Vertova (mai che mollino un posto, ’sti uomini…), vicepresidenti Matilde Frizzoni e ovviamente Antonia Ponti, che terrà la carica per oltre 40 anni, fino al 1936. Il compito delle patronesse è quello di reperire fondi per l’acquisto di materiale in caso di ostilità, aumentare il numero di soci, ottenere contributi dall’Amministrazione Comunale, organizzare manifestazioni pubbliche, balli e fiere di beneficenza per raccogliere fondi e provvidenze.

La periferica via Antonia Ponti, situata nella zona industriale a sud di Bergamo

Il periodo bellico vedrà il Comitato particolarmente impegnato in raccolte e oblazioni continue. Ad esempio, la contessa si impegna per il Natale dei soldati negli ospedali e dei prigionieri di guerra: tenete presente che Bergamo era terra di retrovia, dove confluivano i feriti dal fronte. Sempre ai soldati regala stock di indumenti, oltre a chili e chili di frutta, probabilmente raccolti nel grande parco della villa di via Pignolo (conferito alla città nel 1950 dal figlio Guido per una somma simbolica). La contessa contribuirà anche al finanziamento della Colonia dei Bagni di Sole di Trescore (cent’anni fa esatti, nel 1922), alla raccolta fondi per le vittime del Gleno, si darà da fare per raccogliere oggetti e indumenti di lana destinati ai detenuti, contribuirà fattivamente alla costituzione dell’Opera Bonomelli a Bergamo, ente di assistenza per emigranti e lavoratori. Per comprendere gli intenti di questa istituzione, sentite quel che scriveva L’Eco del 1° marzo 1924: «… ogni lavoratore transitante dalla nostra città sprovvisto di ogni mezzo di sussistenza e senza lavoro non deve essere costretto a stendere la mano od a meditare il furto, ma deve sorridergli una tappa conveniente dove all’occorrenza, sarà informato secondo il bisogno, e per un giorno ed una notte sarà trattenuto gratuitamente». Il tutto, badate bene, accadeva cent’anni fa, non oggi. Sull’esempio del padre e della sorella, per Antonia Ponti la beneficenza non era attività secondaria, ma costitutiva del ruolo e del blasone, oltre che premessa indispensabile a una società più equa e migliore. Il prezioso e straordinario attivismo della contessa subirà una battuta d’arresto per due lutti improvvisi: la perdita del marito nell’aprile del ’31 e quella del figlio Ruggero durante la guerra d’Etiopia. Antonia Ponti in Suardi si spegne il 17 dicembre 1938. Nel giorno in cui il Fascismo celebra la fondazione di Carbonia, L’Eco di Bergamo annuncia i funerali romani della contessa. La salma viene traslata a Bergamo, con un viaggio reso complicato dalla neve scesa copiosa in quei giorni. I funerali si celebrano nella magnifica chiesa di San Bernardino in Pignolo.

La chiesa di San Bernardino. Sullo sfondo, la pala di Lorenzo Lotto

La donazione

Il 23 marzo del 1933, dopo 36 anni di amorevole cura, la contessa aveva conferito alla Angelo Mai la biblioteca intitolata al padre. L’11 aprile di quell’anno L’Eco di Bergamo richiamava il dono con parole che hanno il sapore di un commiato: «Ella soleva, durante l’anno, radunare più volte attorno a sé le componenti il Comitato “per consigliarsi” – diceva lei – mentre invece era il Consiglio che aveva sempre da imparare dalla sua parola eletta e dalla sua rara coltura. il suo vasto e forte sapere, lo spirito suo, nutrito di bellezza e di fede, esercitavano su di noi un vero prestigio, perché se molte donne si occupano di opere sociali, poche ve ne sono che come lei abbiano sì fervido zelo e sì larga influenza morale».

Mia mamma Maria Grazia nasceva tre giorni dopo, il 14 aprile 1933. Fu la prima diplomata all’Esperia, l’Istituto Tecnico Industriale Paleocapa, unica donna tra un migliaio di maschi. Non fu per niente facile per lei, come potete immaginare: studiava il doppio per dimostrare di essere all’altezza dei maschi, che gliene combinavano di ogni di ogni. Divenne perito chimico nel 1952, settant’anni or sono giusti giusti. Oggi mi piace pensare che un po’ di merito per quel diploma vada ad Antonia Ponti, donna di inimitabile tempra e impareggiabile visione.

Alcuni scaffali della biblioteca Ponti

Fonti

Almanacco della Donna Italiana 1927

Archivio de L’Eco di Bergamo

C.C.L., Vent’anni di vita del Sotto Comitato delle Industrie Femminili Italiane “Ars Orobiae”, in Rivista di Bergamo, gennaio-febbraio 1924.

Dizionario biografico delle donne lombarde 569-1968, a cura di Rachele Farina.

Luigi Pelandi, Attraverso le vie di Bergamo scomparsa, I, Il Borgo di Pignolo

Sito del Museo del Tessuto di Prato

Umberto Ronchi, Antonia Suardi Ponti, in Rivista di Bergamo, Marzo 1939

Ringrazio per la preziosa collaborazione: Alfredo Panzeri, Archivio de L’Eco di Bergamo; Cristina Rota, Biblioteca Tiraboschi; Luca Guaschetti e la direttrice Maria Elisabetta Manca, Biblioteca Civica Angelo Mai.


Per qualche anno fu l’autista dei conti Suardi. Chi era? Niente meno che Stefano Minossi, pioniere dell’aviazione bergamasca.

5 Commenti

  • Ida Bamberga Premarini Posted 30 Marzo 2022 13:52

    È meraviglioso scoprire le ricchezze che illuminano la storia di questa strana umanità. Se poi la felice scoperta riguarda la nostra terra, la nostra gente umile e meravigliosa, le perle di figure eccezionali che in ogni tempo si sono legate e si legano in una catena di generosità creativa e senza limiti, c’è davvero di che rallegrarsi per questi doni rari e preziosi.
    Ma mi consenta, caro Claudio, un particolare apprezzamento per aver ricordato la Sua amatissima madre, che purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscere personalmente. L’orgoglio che trapela dalle Sue parole ogni volta che ne parla e la ricorda con tanta tenerezza, le regala il profumo dell’eternità già su questa nostra terra.

    • claudio calzana Posted 30 Marzo 2022 13:57

      La ringrazio, Ida, il suo commento giunge puntuale e affettuoso. Se avrà tempo, le consiglio anche il post dedicato ai padri, dove cerco di tracciare il perimetro di questa figura così complicata da interpretare. https://www.claudiocalzana.it/2022/03/elogio-dei-padri/

  • Miriam Nava Posted 24 Marzo 2022 08:41

    Vien da dire che sappiamo poco delle faccende di casa nostra, ma anche e soprattutto delle donne che hanno fatto tanto per l’emancipazione femminile. Antonia Ponti è stata una scoperta per me, e la domanda sorge spontanea: ma quante ce ne sono di figure come lei? No dico donne, ma in generale, persone che hanno fatto bene e del bene, eppure pochi ne conoscono la storia. Grazie

    • claudio calzana Posted 30 Marzo 2022 13:55

      Ce ne sono tante, gentile Miriam. Pian piano – ci vuole tanto tempo, in effetti – vorrei portare alla luce alcune di queste figure purtroppo dimenticate dai più.

  • Lucrezia Posted 23 Marzo 2022 21:11

    Una storia magnifica, grazie per avermi fatto conoscere una donna così unica e speciale. Il cammino delle donne è ancora lungo, ma per fortuna abbiamo esempi come quello di Antonia Ponti.

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