Il mio maestro delle elementari

A proposito di ortografia, qualche post fa mi chiedevo come insegnare le regole, per far sì che i più giovani le imparino senza fatica. Il mio maestro delle elementari, il meraviglioso Giacomo Panseri, se n’era inventata una che mi è servita molto, e mi par tanto semplice quanto geniale. In classe ci aveva divisi in esperti: chi dell’accento, chi la doppia, chi la z semplice (quella delle parole che finiscono in “zione”), chi l’apostrofo, chi il po’ con l’apostrofo a ruota, chi il “qui quo qua”, chi il “cq”, il “cu” e annesse varianti. Morale, a ciascuno un compito, ci si sentiva i vigili dell’ortografia. Quando, durante il dettato, compariva una parola con una certa qual difficoltà, l’alunno incaricato alzava la mano e a voce chiara scandiva “doppia!”, “accento”, “apostrofo”, ovvero “qui quo qua l’accento non va”, in modo che i compagni non la sbagliassero. Praticamente noi bambini associavamo la difficoltà a questo o quel compagno di classe. Mi ricordo ancora l’Alberto che presidiava le doppie e lo Stefano, quello che sapeva tutto e anche di più, che teneva a bada le cose più difficili, tipo il “qual è” senza apostrofo. Io così ho imparato, in forma di gioco.

4 Commenti

  • Claudio Calzana Posted 5 Maggio 2010 12:30

    Magari fino allo sfinimento no, però come è noto esercitare la memoria è fondamentale per apprendere. Imparare invece "tanto al tocco" non porta lontano.

  • Anonymous Posted 3 Maggio 2010 09:11

    E tornare a imparare qualcosa a memoria, no?? ripetere fino allo sfinimento elenchi di parole e scriverli per almeno due pagine intere, fitte fitte…Ortografia, latino, greco…Eli

  • Claudio Calzana Posted 2 Maggio 2010 20:52

    Nel mio post volutamente non ho citato i quotidiani perché il capitolo è fin troppo denso. Ma in questo caso non serve scomodare il mio maestro, basterebbe attivare il correttore di Word.

  • Anonymous Posted 2 Maggio 2010 18:21

    Dovremmo incaricare un altro maestro illuminato per il presidio delle redazioni dei quotidiani per scovare chi – sempre più spesso, ahimé – scrive "c'entra" senza apostrofo. Forse la logica di lavorare per obbiettivi (obbiettivi da "centrare") condiziona ormai tutti…
    mariangela

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