Parodie

Sul tema torture agli alunni e dintorni, mi scrive Ida a proposito di certe sue “libertà” (così le chiama) al tempo in cui frequentava la scuola magistrale. Stiamo parlando di oltre 50 anni fa, mi immagino Ida che compone rime in gran segreto, canticchiandole poi a vantaggio della classe. Mi chiede come mi sarei regolato con un’alunna come lei. La domanda mi fa venire in mente un episodio di quando ero insegnante, ve lo racconterò uno dei prossimi giorni, per cui rimanete sintonizzati. E ora diamo la parola a Ida, che ringrazio per la splendida cronaca; e al meraviglioso Quartetto Cetra, che in quegli anni spopolava. [ccalz]

Claudio carissimo,
Le scrivo due righe di corsa per rispondere all’invito che mi ha rivolto di andare a leggere nel blog quale fosse il Suo comportamento in ambito scolastico e nei confronti di quelle anime buone e innocenti affidate alla Sua cura. Non faccio nessuna fatica a crederLe sulla parola per quanto riguarda il sadismo, perché questa squisita qualità trapela anche da tutti i suoi racconti.
Mi piacerebbe davvero sapere come avrebbe punito certe mie libertà, se fossi stata una Sua allieva. Le racconto i misfatti di cui mi macchiavo (e di cui mi compiacevo grandemente), ma che venivano fortunatamente bilanciati da buoni risultati scolastici.
Frequentavo l’Istituto Magistrale “Paolina Secco Suardo” e correva il quadriennio 1952-1956. Erano, quelli, gli anni di certe canzoni improponibili: Papaveri e papere, Aveva un bavero color zafferano, Vecchio scarpone, Buongiorno tristezza, Papà Pacifico… (Ovviamente gli autori ne sfornavano anche di più intelligenti).
Ed erano anche gli anni del quartetto Cetra, mitico complesso canoro che, oltre a divulgare quei motivi, ne produceva di suoi molto gradevoli, leggeri e orecchiabili. Ebbene, a volte teneva le basi musicali degli uni e degli altri cambiando in modo straordinario i testi e adattandoli addirittura per riproporre favolose parodie di romanzi celebri. Questo stile è stato poi molto imitato e continua ad esserlo (ad es. il trio Solenghi-Marchesini-Lopez con i “Promessi Sposi”). È fuori dubbio che tra le persone più entusiaste della possibilità di fare satira cantata ci sia stata io.
Così, di quando in quando, intonavo per una ristretta (e fidata!!!) cerchia di compagne una melodia conosciuta, su cui avevo adattati versi dedicati a questo o a quel professore (o professoressa, ovviamente. Preciso, tuttavia, che i miei insegnanti erano degni di stima, ma si sa…). Poiché nessuno è esente da difetti, non era davvero difficile cogliere un tic, un vezzo, un’abitudine di quel certo docente e farlo diventare il tema di una canzoncina irriverente e trasgressiva. Una bonaria presa in giro, che compensava i tremori, le incomprensioni, le tensioni generazionali, i sentimenti di subordinazione (ecc., ecc…). La piccola e innocua rivincita era divertente per noi al di qua della cattedra. Lo era molto meno per quelli/e al di là, quando, a furia di essere canticchiata – sia pure con grande cautela –, l’arietta scherzosa arrivava all’orecchio dell’interessato. Scoprire l’autrice dell’ignobile azione non era mai stato molto difficile, perché l’inchiesta terminava immediatamente quando gli sguardi delle compagne, con molta nonchalance, correvano alla finestra, al soffitto, sotto il banco, nel vuoto, e poi rientravano altrettanto rapidamente convergendo nella mia direzione.
“Bamberga (questo il mio cognome da ragazza, quasi teutonico), dal preside!”. Il quale preside, mediamente una volta al mese, mi vedeva comparire, con aria saggiamente contrita, sulla soglia del suo ufficio. All’inizio aveva voluto sapere quale mancanza mi avesse condotto lì, ma dopo aver ascoltato per un paio di volte la ragione e l’accorata richiesta di perdono, si limitava a chiedermi il testo della mia opera musicale, con il pretesto di requisirlo. Sono sempre rimasta persuasa che, appena uscita io, sgattaiolava in un angolo a cantarsela sottovoce, magari sogghignando divertito. Anzi, chi mi può giurare che non aspettasse con ansia la mia visita successiva?
Ebbene, esimio Prof Calzana, credo proprio che avrei trovato qualcosa di adatto anche per Lei. Del resto quegli elenchi delle colpe (4) e delle punizioni (9) hanno un ché di disarmonico. Con me avrebbe potuto più felicemente arrotondare con 5 e 10.
Arrivederci, Prof !!!
Ida

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