I miei più fedeli lettori lo sanno di sicuro: la gelotologia è la scienza che studia l’atto del ridere. Alberto Terzi di questa splendida scienza (o arte?) è un maestro, è dottore in comicoterapia: mica per niente si è sintonizzato sul tema sorriso. Ecco a seguire cosa ne pensa lui sul tema. Mi convince soprattutto quando dice che il sorriso è un piacere, mai deve essere una imposizione. [ccalz]
In qualche modo, per avere qualche collegamento, mi sembra che il sorriso sia lo specchio di uno stato spirituale, di un atteggiamento interiore che non si improvvisa, in quanto è frutto del tuo sguardo, di un modo di vedere le cose, di interpretare la vita e di apprezzare le persone, in prima istanza se stessi.
Il sorriso può essere lo stupore di fronte a una persona che ti fa scoprire la sua bella umanità o ti sorprende per una trovata che tu ritieni interessante.
Il sorriso si collega molto a una gentilezza innanzitutto interiore che si trasmette con affetto e fiducia verso un’altra persona.
Pensando al tuo libro, il sorriso del conte mi fa venire in mente la creatività di voler stupire in modo signorile e spiazzante un mondo che si prende troppo sul serio. E mi ricorda come il sorriso sia, più della risata, una possibilità prima individuale e poi, volendo, sociale.
Quindi, il sorriso è un piacere che si gusta personalmente anche da soli.
L’educazione può facilitarlo, ma può banalizzarlo. L’imposizione, come è avvenuto in Giappone nei supermercati, non solo può ucciderlo, ma risulta deleteria dal punto di vista psicologico generando malattie psicosomatiche.
Alberto
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