Gabriele Tardio

Dicembre 1980, Gabriele Tardio è il primo a sinistra.

[8] Un volontario delle primissime ore, Gabriele Tardio di San Marco in Lamis (Foggia), nel suo memoriale racconta che nei giorni successivi al sisma la chiesa di Teora ospitava i defunti, a volte privi di nome. Gabriele era arrivato mercoledì 26 alle 6 del mattino insieme ad alcuni compaesani. Tra le macerie, il gruppo di foggiani incontra pochi militari privi di attrezzatura, che però impediscono ai volontari di scavare. Le persone erano sepolte da quasi tre giorni, amici e parenti scavavano ancora, perlopiù a mani nude. Il grosso del lavoro era sulle spalle dei Vigili del Fuoco, che – lo posso testimoniare anch’io – furono straordinari. Quella stessa mattina, stimolato dall’insistente richiesta proveniente da un megafono, Gabriele decide di occuparsi dei defunti, seguito dagli altri pugliesi. I giovani volontari adagiavano i morti nelle bare e accoglievano i parenti per il riconoscimento. Scout e francescano secolare, 26 anni appena, Gabriele Tardio componeva le salme, le benediva, per poi incidere con un lungo chiodo una croce e il nome del defunto: i primi giorni il rischio infezioni era enorme, i volontari lavoravano con dei guanti, un fazzoletto a coprire bocca e naso.

Gabriele era un obiettore di coscienza, e per via di quella sua gran barba a tutti sembrava un consacrato. Lui stesso ricorda che tutti lo prendevano per prete, anche perché usava girare sempre in sandali, roba che con quel freddo ci voleva un bel coraggio. Si diede da fare per scovare delle bare, alcune le fece arrivare dal suo paese, altre se ne trovarono tra le macerie, perché alcuni anziani preferivano comprarsi la cassa per tempo e se la tenevano in casa. Gabriele e i volontari foggiani consolavano anche i parenti straziati, tenevano a bada gli sciacalli, purtroppo onnipresenti, allontanavano i giornalisti, che volevano a tutti i costi scattare foto macabre, organizzavano il trasporto delle salme al cimitero, dove le ruspe scavavano grandi fosse comuni. Un lavoro estremamente pericoloso quello dei giovani pugliesi, una prova tremenda per dei ventenni, un’opera preziosissima per la popolazione. Non ho conosciuto Gabriele, purtroppo: quando arrivai io, lui era già rientrato a San Marco in Lamis per organizzare la raccolta di viveri, danaro, coperte, bombole di gas e altri materiali di primo soccorso. Nel 1982 l’amministrazione comunale ha ricordato i volontari sammarchesi con una lapide sulla parete della chiesa. La «mano sacerdotale» menzionata nel testo è proprio quella di Gabriele Tardio, che pure sacerdote non era. Gabriele è mancato nel 2013. A lui va un pensiero reverente.

La lapide dedicata ai volontari sammarchesi.

La nona puntata del mio viaggio.

Tutte le puntate del mio Ritorno in Irpinia.

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