A ben vedere, anzi ascoltare, è la commistione che mi inquieta. Qui da casa non posso vedere la sfilata di Mezza Quaresima, non ho l’affaccio come si dice in gergo, ma la colonna sonora giunge forte e chiara. Immagino che la parata sia bella, affascinante pure, anche se non sono tra i fanatici del genere. Ma la musica da villaggio turistico è un assordante quattro quarti ossessivamente ritmati, con tanto di animatore che incita la folla a chissà cosa. Qui non si sfila, ci si agita come nel bel mezzo di Ipanema, o perlomeno così me la figuro. Me ne chiedo la ragione, invitandovi a dire la vostra. In breve, io la vedo così: quel che il passato ci ha recato in dote, in questo caso una ricorrenza, ma trasferite il ragionamento dove volete, nel venir condiviso viene forzatamente filtrato attraverso i modelli della cultura diffusa e imperante; che come è noto prevede una sostanziale perdita di lucidità in occasione delle feste comandate, con la necessaria attrezzatura al seguito. Mi e vi domando: ma le persone che vogliono bene a queste tradizioni si rendono conto che in questo modo le stanno tradendo per via? Oppure – e qui sta il peggio – è per loro del tutto logico conciliare le emozioni di un tempo con quel che il giorno d’oggi predica e consuma? Il format, insomma, deve per forza prevedere confusione, calca assordante, perdita di senso collettiva? In questo momento sta rimbalzando “Come mai” di Max Pezzali, con trionfo di clacson e mortaretti, oltre all’immancabile imbonitore che spolmona. Direte: dai, non è da questi particolari che si giudica una sfilata. No, mi oppongo e contraddico: il diavolo sta nei dettagli, questa colonna sonora lo evoca e dimostra. Con le parole di Pezzali mi domando “come mai, ma chi sarai, per fare questo a me”.
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