Ciao, Paolo

Se ne è andato il grande Paolo Arzano: giornalista, appassionato di calcio e di jazz, della vita in genere possiamo ben dire. Lo conobbi al tempo dei miei vent’anni o poco più, quando mi occupavo di musica jazz, di concerti e recensioni. Ricordo la sua collezione di vinili, immensa, la sua cultura musicale – tre note e riconosceva un pezzo – le nottate dopo i concerti, la facilità con cui si chiacchierava dimenticando l’orologio. Con lui ho collaborato per un libro, Jazz live in Bergamo, magari qualcuno lo ricorda. A un certo punto a me ventenne offrì nientemeno che la responsabilità dello sport del quotidiano Bergamo-oggi, compresa la sezione musicale della cultura: non sapevo che fare, studiavo e volevo laurearmi in fretta, lavoravo già, avevo in mente altre strade, pur non sapendo esattamente quali; insomma, gli dissi di no, e lui se la prese non poco. Parecchi anni dopo mi confidò di essere orgoglioso della strada che avevo fatto: mi aveva seguito, sapeva tutto, eccome. E allora: ciao, Paolo, grazie per aver creduto in me oltre l’evidenza; per avermi instillato passioni ancor oggi vive; per l’esempio, che ancora m’infiamma, e sprona.
 

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