L’altro giorno me ne stavo bel bello incolonnato in centro. Non dico in quale città, diciamo in Lombardia. È un sacco di tempo che ci sono dei lavori, non mi è chiaro che cosa stiano combinando e perché ci mettano tanto, ma in ogni caso da quelle parti il grumo d’auto a certe ore è davvero fitto. E intanto che sono lì immobile a contare quanti pedoni mi sfrecciano accanto, mi scappa l’occhio sul cartello in prossimità degli scavi: “Strada in ambito di cantiere”. Al momento non ci ho badato, ma l’assenza di moto mi ha costretto ad azionare il cervello. Come “Strada in ambito di cantiere”? Pensateci: detto così non significa strada interessata da cantiere, nossignori. Significa che lì c’è da sempre e prima di tutto un cantiere: fisso, costante, eterno. La strada è arrivata dopo, l’intrusa: è lei che disturba. Meschina, doveva pur rendersi conto che il cantiere è lì da una vita: sta anche scritto, che si è messa in testa! Ho pensato: ma dai, succede, chi ha scritto il cartello litiga con l’italiano, non possiamo pretendere. Ma poi d’improvviso mi ha preso come una vertigine, mi si è spalancata una visione: una città tutta cantieri è una città forzatamente pedonale. Ovvero pulita, respirabile, sana. Ma certo, quel cartello svela il demone ecologico di qualche ingegnere o di un funzionario illuminato. Ma quali cablaggi, asfalto, metano: la città viene tormentata solo per insegnarci a lasciare la macchina in garage. Perché prima o poi si possa avere un ambiente a misura d’uomo e di polmoni: senza divieti, senza costrizioni. Dolcemente, con una semplice frase sotto gli occhi di tutti, in mezzo alla via. Ben altra pasta rispetto a quei dilettanti che in autostrada scrivevano “Stiamo lavorando anche per voi”. Qui lavorano solo per noi. Per la nostra salute, per la nostra educazione, per il nostro domani. “Strada in ambito di cantiere”: chi l’ha scritto non litiga con l’italiano. Anzi, mi sa che a vent’anni scriveva poesie, e adesso che ne avrà una cinquantina si pente soltanto di non aver continuato a farlo.
4 Commenti
Io invece devo passarci nelle ore piene, quindi non posso fregarmene e ancor meno passare via. E non ci sono deviazioni…
So a cosa ti riferisci, anch'io ne ho le tasche piene… ma di sera tardi me ne frego e passo.
In Sicilia danno la colpa… alla deviazione, ma almeno si scusano. Ciao
Questa è proprio bella, poi magari dinanzi alla scritta l'automobilista scende di vettura e si guarda in giro per cercare le telecamere. Paesello di creativi il tuo.
Interpretazione affascinante caro Claudio, magnanima forse, ma affascinante. Pensa che al mio paesello, tempo fa, per un palese errore di posizionamento delle letterine da riempire di vernice bianca, in fondo ad una frequentata strada compariva la scritta "SPOT"! E' fin troppo facile ma lo dico uguale: lo scriba non si è fatto una bella pubblicità..
Al Beppe
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