Club della risata

Il lettore e gelotologo Alberto Terzi mi manda questo interessante spunto dedicato allo yoga della risata, con annessi club che nel mondo sono oltre 6.000. Si sapeva già che ridere e sorridere fa molto bene. A quanto pare fa bene anche ridere senza motivo: ci sono tecniche che consentono di sviluppare questa allegra prospettiva. [ccalz]

All’inizio non ci credevo tanto e, per dirla fuori dai denti, mi sembrava un’americanata. Invece, ora sono convinto che si può ridere senza motivo e ci sono addirittura i corsi per imparare a farlo. Da ricercatore e studioso del ridere non potevo certo esimermi dall’approfondire la materia. Si chiama “Yoga della risata” ed è stata inventata da un medico indiano, Madan Kataria. Vediamo come racconta la sua scoperta:
«Quando ho pensato all’idea di fondare i Laughter Clubs (Club della Risata), che ora sono più di 6000 in tutto il mondo, avevo in mente che sarebbero diventati luoghi di divertimento e di risate, ma non avevo in nessun modo pensato allo yoga. Malgrado inizialmente fossimo ridicolizzati da molti scettici, ho convinto la maggior parte dei partecipanti delle nostre sessioni, che si tenevano in un parco di Mumbai, ad accettare l’idea che, nonostante quello che gli altri avrebbero potuto pensare, era comunque piacevole incontrarsi per ridere. Quando le barzellette non hanno più funzionato, abbiamo iniziato a ridere senza usarle, ma la cosa non era così semplice. Le persone che frequentavano il parco la mattina erano persone consapevoli della buona salute e praticanti dello yoga. Essendo stato anch’io studente yoga ho pensato: perché non mettere insieme gli esercizi della risata con questa pratica?
Per un paio di giorni ho pensato ai tanti aspetti dello yoga e del come potevano essere collegati all’attività del ridere. Ho studiato nuovamente due libri sullo yoga e ho ottenuto un’illuminazione. Ad esempio, lì importanza della respirazione, dell’ossigenazione come preparazione al ridere. Così è nato il Laughter Yoga».
È una proposta ridicola? Una proposta apparentemente folle come la risata senza ragione è comprensibile che generi resistenze e scetticismo, e l’unico modo per comprenderla è partecipare a un corso di formazione pratica. È quello che ho fatto, consapevole che ogni cosa, anche la più strana, per essere capita va sperimentata in prima persona. Così sono diventato prima leader e ora addirittura teacher certificato dallo stesso inventore. A chi, comprensibilmente, volesse esprimere le sue perplessità sottolineando la differenza tra una risata naturale e una indotta, a chi deve assolutamente dare senso a ogni cosa che fa e a chi ha paura di sentirsi ridicolo o non intende fare queste “sciocchezze”, diciamo solo una cosa: provi almeno a dedicare un week-end di due giorni a imparare il metodo e poi se ne potrà discutere insieme. Non saranno due giorni buttati al vento. Gli studiosi Paul Ekman e Robert Levenson, psicologi dell’Università della California, sono arrivati alla conclusione che il detto di un proverbio inglese “Indossa una faccia felice”, naturalmente intesa come scelta volontaria, può portare a dei risultati straordinari. Questo è un principio ormai chiaro per chi conosce e usa la Programmazione neurolinguistica. Le ricerche hanno dimostrato che le espressioni facciali non sono soltanto delle reazioni a degli stati emozionali, ma possono a loro volta provocare questi stati emozionali. È quello che succede nei Laughter Clubs. Una volta stimolata la risata, o per contagio guardando un’altra persona o per un piccolo atto di volontà, il risultato finale nasce dalla nostra parte più profonda e la nostra apertura mentale alla risata senza motivo può favorire in noi una maggiore disponibilità e capacità umoristica. Quindi, per concludere, si può ridere senza motivo e il nostro cervello quando la nostra espressione facciale è ridente attiva comunque le endorfine e genera quel piacere che tutti noi possiamo procurarci senza aiuti esterni come le cosiddette pillole della felicità. Chi fosse curioso può leggere Yoga della risata, edizioni La Meridiana.

Alberto Terzi


A proposito dell’arte di respirare

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