Bill Gates e il gatto autistico

A seguire la mail nella quale Enzo si diffonde sul mio racconto, “Le carte del Tumiati”, proponendo osservazioni interessanti sul tema del genio e dintorni. Alla fine butta lì un quesito che mi provoca: gli scrittori sono strani? Certo, come minimo, caro Enzo, quanto meno io. Ad esempio: non ho la più pallida idea del perché questo benedetto ragazzo, il Tumiati intendo, stesse sempre chino sulle sue carte. Non è un’esperienza diretta (semmai la Garelli…), non so dirti caro Enzo da dove ho pescato la faccenda. Presumo si tratti di un parto immediato, di quelli che la scrittura si diverte a regalare, e oltre non mi spingo che potrei pure inciampare. L’opera è dell’artista polacco Miroslaw Balka, “Entering Paradise” (2003) [ccalz]

Eccomi al tanto annunciato e molto posticipato intervento sul tuo racconto di Tumiati. Non sono un critico letterario per cui mi limito alle prime cose che mi passano per la testa.
Non nascondo che Tumiati mi ricorda un caso “leggero” di soggetto autistico. Sarà che ho una sorella che si è laureata con una tesi sull’autismo, e per alcuni anni ha visto tracce di autismo in tutto e in tutti (gatto di casa compreso), per cui penso
a un fenomeno del genere. Sia ben inteso, un caso “leggero”, alla Bill Gates per intenderci. Sì, sembra proprio che parte della genialità del grande guru della Microsoft sia dovuto a una forma di autismo. (!?)
Fatto sta che il Tumiati mi ha ricordato quei geni piuttosto chiusi (… autistici appunto), fuori dal mondo, capaci di elaborare una chiave di comprensione del mondo che a volte funziona. Visto il lavoro che finisce per fare direi proprio che il tutto funziona.
Il particolare delle carte confuse mi ha tormentato. E’ l’arte della parola (compreso i numeri) capace di mettere ordine? Forse l’arte dello scrittore che in qualche modo rivendica una sua capacità proibita a chi non sa mettere parole o numeri su fogli? Non lo so, forse tutto è un caso, oppure ed è ancora una manifestazione autistica sui generis.
Certo è che spesso i matti fanno carriera. Il destino di Tumiati ne è la conferma. E non un lavoro qualunque in un paese qualunque. Un lavoro al servizio dell’umanità.
Fin qui un po’ di invidia e un inchino al genio.
Che poi il genio, oltre a fregarci la carriera ( o perlomeno a farcela invidiare) si freghi anche le ragazza più bella della classe, non fa che incrementare la beffa. Genio, autistico, ma in fatto di donne per nulla imbranato.. E noi che abbiamo impiegato anni a vincere la timidezza verso le donne.
Rimane una consolazione (naturalmente vale solo per me): che la bellezza e l’intelligenza non vadano di pari passo. E’ l’unica forma di riscatto che ci rimane, o forse è l’unico modo per fregare, in qualche modo, il Tumiati.
Certo che voi scrittori siete proprio strani.
Ciao Enzo

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