Margherita e la saetta


Il commento di Margherita al mio post dedicato a “Dante e il paradosso di Zenone” mi ha fatto fare una verifica. Il brano da me citato è proprio nel Paradiso, canto XVII. Ecco il testo completo, ove Dante rammemora l’incontro con Virgilio:
“O cara piota mia che sì ti insusi,
che, come veggion le terrene menti
non capere in trïangol due ottusi,
così vedi le cose contingenti
anzi che sieno in sé, mirando il punto
a cui tutti li tempi son presenti;
mentre ch’io era a Virgilio congiunto
su per lo monte che le anime cura
e discendendo nel mondo defunto,
dette mi fuor di mia vita futura
parole gravi, avvegna ch’io mi senta
ben tetragono ai colpi di ventura;
per che la voglia mia saria contenta
d’intender qual fortuna mi s’appressa:
ché saetta previsa vien più lenta”.
E’ certamente vero che la dimensione dell’attesa meglio si addice al Purgatorio, ma Dante è nel Paradiso che riferisce la “saetta previsa”, ovvero prevista, attesa. Nel Paradiso dove tutto è chiaro, dove tutto si decide. Credo in ogni caso che Margherita abbia ragione: anche se sai quel che sta per capitare, anche se sei pronto, preparato, sereno, in certe vicende la sorpresa è sempre tale, perché conosci quel che arriva, ma non certo la reazione.

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