C’è una copia de “Il sorriso del conte” che, qualche mese fa, ha fatto un lungo viaggio in macchina fino a Granada.
È stata letta da due persone in tre giorni, ha preso un bel po’ di sole, qualche ditata di crema solare e uno spruzzo d’acqua salata sulle prime pagine.
Quando ho letto io il romanzo, ci trovavamo ad Alcossebre (Castellón): allego una fotografia della località.
Grazie! Un romanzo piacevole e divertente, che ci ha fatto discutere: la nostra differente età (mio papà è del ’37, io del ’79) ci ha fatto vivere e sperimentare il racconto in modi profondamente diversi. Da un lato grande curiosità, dall’altro… Qualche parola da parte di mio padre (che ha letto “Il sorriso” un paio di giorni prima di me, mentre io leggevo Cornell Woolrich): «Mi ha fatto rivivere un intervallo della mia vita (…i tempi ormai andati, per me!) e mi è piaciuto riesumare anche brani di queste storie, comprese le visite nostalgiche dalle parti del cimitero di Bergamo». Una precisazione: mio papà è di Milano (?!).
Veronica e Alessandro
Carissimi,
la vostra è una lettera bellissima, e non solo per i complimenti, ma per il tono, le suggestioni, il dialogo tra generazioni: sapere di un padre e una figlia in viaggio, che leggono il mio romanzo e si scambiano impressioni, si raccontano diversi punti di vista, è un’occasione impagabile per uno scrittore, che in poche righe trova condensato il senso del proprio lavoro. Scrivere vale la pena anche solo per ricevere lettere come la vostra. Grazie, grazie davvero.[ccalz]
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