La voce di Chiara

Quando ho trovato questo libro nella vetrina di una libreria non sono rimasta stupita…da Claudio Calzana me l’aspettavo…certo ero molto curiosa e anche molto fiera… e quando ho iniziato a leggere mi è sembrato di sentirlo parlare lì…nella sua cattedra, a raccontare la storia come se fosse dietro l’angolo ad aspettare di essere raccontata.
Sono anche io una ex alunna dell’autore e, come allora, non posso fare altro che apprezzare quel suo modo scorrevole e leggero, quasi ironico, di raccontare gli eventi e i personaggi come se fossero vivi e allo stesso tempo di fare percepire tutta la loro complessità interiore.
Splendida la prosa perché sa incuriosire e fare in modo di costringere il lettore a continuare a leggere, anzi a non poter smettere di farlo e alla fine ti lascia così, con un po’ di insoddisfazione perché vorresti che il libro non finisse.
E quelle parole semidialettali che rendono così vivo il racconto (almeno per un bergamasco).
Ho trovato bellissima l’introspezione dei personaggi soprattutto di don Luigi, prete che prima di tutto è uomo e amico. Fantastico il suo modo di far nascere una “predica” anzi “la predica”…bevendo vino….
Veramente particolare la capacità di trattare temi complessi come il rapporto tra padri e figli con una facilità ed un’ironia che diverte e allo stesso tempo induce alla riflessione.
Infine ho trovato molto bello ed affascinante il substrato storico del romanzo….il passare degli anni e dei decenni è scandito da sottili descrizioni del periodo che danno pienamente il senso della fase storica che via via i personaggi attraversano.
Insomma il libro mi è piaciuto e molto… e anche questo…. non mi ha stupito…
Congratulazioni all’autore e a tutte le sue fonti di ispirazione.
Con la speranza di leggere presto un altro romanzo che diverta e appassioni (difficile che uno stesso libro faccia entrambe le cose) come questo….
Chiara M.

Carissima Chiara, sì, lo ammetto, attendevo le tue parole sin dal tempo della prima presentazione a Bergamo, il 12 marzo. L’attesa è stata premiata, anche se i tuoi complimenti mi sembrano pure eccessivi. Il fatto è che voi ex alunni mi fate capire una volta di più quanto sia stato meraviglioso insegnare. Non la scuola rimpiango, semmai voi ragazzi. Il fatto di sentirvi ancora così vicini, e così tanti, è un dono in più che il “sorriso del conte” mi ha fatto. [ccalz]

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