La cronaca di Ida

Ernst Anders (1845-1911), Giovane donna mentre scrive una lettera. Olio su tela.

Ida era alla presentazione mercoledì sera, e ha redatto una cronaca da par suo in forma di lettera a un amico. Dal titolo (Cronistoria di un pomeriggio indimenticabile) capite da soli che si tratta di una fan del conte e del di lui sorriso. Non aggiungo altro. Anzi sì: grazie. [ccalz]

Partiamo dal fatto che ormai mi ero rassegnata a trascorrere il mercoledì pomeriggio al computer per preparare con don Patrizio l’intervento ad un convegno. Da quando avevo saputo che Calzana avrebbe presentato il suo romanzo, mi ero arrovellata per inventare una scusa e bigiare solennemente il reverendo (amico carissimo, peraltro). Ma sia perché non potevo nascondermi gli impegni che lo soffocano, sia perché non è mai bello dire le bugie (figurati in quaresima…) non ero proprio riuscita a slegarmi dal giogo. Amen, avrei sospirato dall’alto del colle e forse i miei lamenti spirituali sarebbero arrivati in quel di Via Paleocapa.
Invece no!!! Proprio vero che la fede riesce a spostare le montagne, anzi riesce a spostare i convegni! La morale è che all’ultimo momento il convegno è stato differito e io sono esplosa di gioia : andrò a vederlo un dì… ♫♪♪ (è esagerato il riferimento al canto mariano?)
Il dì suddetto era oggi. E adesso partiamo con la narrazione.
Non so se ti ho mai detto che io non riesco assolutamente a calcolare il tempo, per cui arrivo sempre con un anticipo spaventoso ad ogni appuntamento: ebbene, alle 17.15 ero già in Porta Nuova. Ho tracciato un solco abissale sul marciapiedi che va da via Guglielmo d’Alzano alla panetteria Tresoldi. Credo che potrei descriverti esattamente tutte le merci esposte nelle vetrine: qualcuno avrà pensato che fossi indecisa tra l’acquisto di una torta di mele e quello di un bracciale cesellato. O forse un maglioncino, o una cioccolata con panna…
Finalmente le lancette si decidono a puntarsi in modo adeguato: 17.50. Non preventivamente avvisata del cambiamento di sede, con aria gentile ma implacabile entro alla Buona Stampa e domando che mi facciano la cortesia di indicarmi la sala della riunione. No, non è qui, ma al Centro Congressi! Cavoli turchi: ho sprecato tempo inutilmente e adesso rischio di arrivare tardi. Passo da bersagliere, e via! Entro nello splendido edificio, seguo le indicazioni e arrivo nel luogo destinato all’evento. Primo stupore: ad accogliere le persone c’è una signora (Lisa Cattaneo, se conosci) che lavora alla Buona Stampa e che mi è stata compagna di scuola alle medie. Adesso è impegnata anche lei con don Patrizio, per cui continuiamo ad essere amiche, anzi ‘vecchie’ amiche. Non fa né ‘a’, né ‘b’, mi viene incontro, mi fissa e mi dice: “Quella Ida, sei tu?”. “Confesso, sono io”. Mi informa che alla televisione Calzana aveva appena citato questo nome per ringraziare una lettrice, e lei era stata subito sicurissima che si trattasse di me. Come se fossi l’unica Ida sul mercato…
Come, alla televisione?! Sì, mi dice, sta facendo un’intervista. Alè, oh oh!!! Avevo giusto messo il nastro in registrazione per la puntata di oggi, senza sapere di questo incontro. Mi compiaccio con me stessa, per la previdente saggezza. (L’ho gustato di sera e ti garantisco che quel nastro lì finisce nell’archivio delle cose preziose, a perenne memoria).
Benissimo. Per ora poca gente, posso scegliere il punto migliore, senza che qualche spilungone mi si metta davanti. Quarta fila, poltroncina centrale, sul corridoio, in perfetta linea con il microfono davanti al quale c’è il cartello con il nome dell’autore.
Lentamente le persone arrivano, salutando calorosamente quelle che già sono sedute. Perlopiù si tratta di quaranta/cinquantenni, con qualche picco di grigio tipo me, e qualcuno sui trenta. La media la fai tu. Comunque tutti molto sorridenti, anche quelli che sono palesemente alla chiusura di una giornata di lavoro. Come se facessero un break, insomma.
Ho avuto la sensazione che fossero pressoché tutti amici di Calzana, più o meno stretti, ma amici o quantomeno conoscenti da tempo. E chi non era amico, era amico dell’amico. L’atmosfera, quindi, era di grande cordialità. E tale è rimasta sino alla fine.
Se a Calzana può far piacere questa sorta di spionaggio, digli che la prima cosa che si domandavano era: “Ma tu, l’hai letto?” e la risposta era immancabilmente: “Sì, certo… guarda, bellissimo… ho fatto risate pazzesche… però, sai che è bravo?… l’ho letto in un giorno… non vedo l’ora di finirlo…” (cose dette ovviamemte da più persone, non da una sola impazzita).
E intanto il salone andava riempiendosi.
Siccome la mia ‘vecchia amica’ aveva minacciato di fare da intermediaria nella presentazione tra Calzana e me – cosa che mi avrebbe infastidito grandemente, perché detesto le ufficialità – tenevo d’occhio la porta d’entrata, e in contemporanea (con il pericolo che mi si sbiecassero gli occhi), anche la mia conoscente ad alto rischio. Sicché, appena ho intravisto Calzana, mi sono alzata e sono andata a presentarmi da sola. La cosa si è risolta con una simpatica stretta di mano e la sua promessa di firmarmi il testo.
Accoglienza di un Calzana emozionato nel tripudio di mani agitate, sorrisi da orecchio a orecchio, ammiccamenti, rotazioni di indici come a dire ‘ci sentiamo dopo’.
Qualche minuto ancora di attesa per i ritardatari, tempo occupato nelle firme dei libri (ha usato una biro camuffata da penna d’oca: hai presente Lorenzo il Magnifico?), poi via con il programma.
Ha introdotto l’incontro il proprietario della libreria, raccontando l’iter della pubblicazione, voluta alla grande dopo la lettura inaspettatamente positiva del romanzo. Poi è intervenuto un altro giornalista (non ricordo il cognome) che, durante lo sviluppo e la stesura dell’opera era stato di supporto a Calzana nella ricerca di eventi particolari e nella descrizione dell’atmosfera vissuta in Bergamo nei tempi del racconto. Ecco, qui sono stata colta dal panico. A furia di ricordare i paralleli tra la realtà e lo svolgimento immaginario dei fatti, costui andava sempre allargandosi nell’esposizione del testo. Un libro così non può essere svelato apertamente, anche perché ciascuno ha il diritto di scoprire da solo ciò che lo emoziona o lo provoca di più! Ho confidato questa perplessità alla mia giovane amica Daniela, la quale – di provata sensibilità – mi ha sussurrato che lei stava volutamente pensando ad altro per non essere influenzata, e perdere così l’interesse e la curiosità che il romanzo le aveva suscitato. E quello proseguiva imperterrito a descrivere questo e quello.
Orbene, il fascino intrigante dello scritto di Calzana è che ad un certo momento assume il tono mozzafiato del romanzo giallo. Sta’ a vedere – mi sono detta – che questo qui mi va a svelare il gran finale! Ti garantisco che era a un pelo dal farlo, preso dall’entusiasmo delle sue emozioni.
Ma la provvidenza, spesso citata anche dal prestigioso autore, è intervenuta nella persona del libraio, che ha pacatamente (e forse volutamente) interrotto il relatore per lasciar parlare anche Calzana.
Sospiri di soddisfazione e di attesa, sistemazione la più comoda possibile da parte di ciascuno sulla propria poltroncina, in atteggiamento di rilassato e attento ascolto, come a dire: adesso, finalmente, si parte.
E qui è cominciato il dialogo con Calzana, che ha descritto da par suo la gioia e la fatica del cimentarsi per la prima volta in un romanzo, l’insopprimibile necessità di lasciare che i personaggi dicessero la loro, le instancabili ricerche delle informazioni aneddotiche e storiche, la scelta di interpellare degli amici che leggessero il testo e segnalassero opinioni e impressioni prima che venisse dato alla stampa, in modo da poter modificare eventuali passi seguendo i consigli (“I lettori hanno ragione e li ascolto; i critici letterari li ascolto, ma con qualche remora”).
Più volte, anche per il suo modo inconfondibile di esporre i pensieri e i sentimenti, le scoperte fatte e i passi stralciati, ha mosso al sorriso i presenti: sempre un sorriso carico di affettuosa simpatia.
Tra le precisazioni che ha fatto c’è stata anche quella relativa alla ‘casa d’appuntamento’ , in florida attività fino al 1958, situata in una piccola trasversale del viale del cimitero: gli uomini di una certa età che lui aveva interpellato per essere il più scrupoloso possibile anche in questa pagina, si erano dichiarati assolutamente non in grado di dire qualcosa perché loro proprio non c’erano mai stati… però avevano sentito dire che… e poi, una volta cominciato a parlare, giù a capofitto: erano scesi senza pudore nei dettagli più particolareggiati! Naturalmente i presenti sono scoppiati a ridere, per la sottintesa malizia degli intervistati!
Alla presentazione sono seguite poi le domande. Ma più che domande sono state dichiarazioni di profondo apprezzamento. Calzana ha fornito tranquillamente e con grande disponibilità tutte le delucidazioni richieste. (Ho avvertito, in chi si alzava per parlare, l’orgoglio gioioso di poter vantare la propria amicizia con lui).
Ecco, quando ho visto che gli interventi si sono esauriti ho alzato la mano per aggiungere una cosa: ho informato Calzana e tutti gli altri che quella villetta adesso è la sede del Centro per la Terza Età di Borgo Palazzo (sorrisini d’intesa). Facendo io parte del Consiglio del Centro Terza Età Carnovali, ero presente quando in assessorato si è stabilita la data della sua inaugurazione. In quell’occasione gli uomini presenti (soci e presidenti dei vari Centri per anziani) si ricordavano benissimo tutto, vagando con gli occhi qua e là, ‘tra il sorriso e il pianto’, arrossendo in volto per la commozione, e sospirando desolatamente per il rimpianto di giorni irrimediabilmente perduti e di emozioni ormai archiviate per sempre!
Nel divertimento generale Calzana ha chiuso l’incontro.
È seguito il rinfresco, a cui ha partecipato la mia giovane amica (credo che fosse già presente nella Commissione per l’ecumenismo al tempo dell’intervista con te). Sentirò da lei come si è chiusa la serata, perché io ho preferito rientrare a casa.
Per quanto riguarda l’autografo, Calzana mi ha firmato il volume con la dedica: “A Ida, nobile cuore”. Mamma mia! Questo voglio che me lo mettano nella bara a suo tempo, perché lo presenterò a Chi di dovere come credenziale e referenza… Siccome l’ho aperto soltanto quando sono stata a casa, mi potresti ringraziare tu Calzana per la frase, immeritata ma graditissima? E salutamelo ancora, per favore.
Naturalmente se vuoi fargli sapere le mie impressioni, sentiti pure libero.

Riassunto: ho vissuto un mese straordinario, con momenti meravigliosi che mi hanno simpaticamente movimentato il consueto ruotare del tempo e degli impegni.
Grazie infinite a te, a Calzana, e anche alla provvidenza che, per quanto mi riguarda, mi tiene spesso per mano.
Solo un piccolo ‘giallo’ personale da risolvere. Alla televisione Calzana risulta con gli occhi scuri; quando gli ho stretto la mano ho ammirato dei bellissimi occhi azzurri. Allucinazione? Senza dare l’impressione di volerlo ipnotizzare, ti spiacerebbe fare attenzione quando incroci il suo sguardo e sapermi riferire di che colore sono?
Ciao, carissimo!

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