Gasperini presidente. Del consiglio…

Adesso che l’intesa è siglata, resta solo l’incognita del nome: chi guiderà il nuovo governo pentalegato? Un politico felpato, un boiardo su misura, Mattarella travestito, un tecnico capace e preparato? Ecco, se tecnico dovrà essere, io il nome ce l’ho: Gian Piero Gasperini da Grugliasco. E qui immagino i tifosi della Dea che insorgono compatti: «Ma come, ha appena trovato l’accordo con Percassi e tu vuoi sfilarcelo in direzione Roma?». Calma, ragazzi, lasciatemi arrivare in fondo. In primo luogo, Gasperini ha un modulo ben preciso, dove tutto nasce e vive a centrocampo. Se ci pensate un attimo, a livello di politica facile che funzioni allo stesso modo, nel senso che le estreme fanno sempre a farsi friggere, proprio come le ali dei polli. Senza dimenticare il tema caro al nostro, l’intercetto: perché uno potrebbe pensare che il sessantenne ligure sia digiuno di trappole e tranelli. Col cavolo! A farla breve, i suoi giocatori (leggi ministri) si posizionano sulle linee di passaggio dei rivali, i quali poveretti ci son volte che non riescono ad arrivare a centrocampo. Insomma, a tattica ci siamo. Per non dire quanto fa correre i suoi: mica per niente nelle squadre d’alto rango Gasperini è visto con sospetto. “Questo ci spreme come limoni”, pensano i giocatori su d’ingaggio. E i presidenti di rincalzo: “Ogni due per tre prende cappello e sbrocca”. Già, il famoso brutto carattere di Gasperini. Che per fortuna ne ha uno, sennò sai che noia, perché il nostro si produce in intemerate da far tremare lo spogliatoio per una rimessa laterale fatta con sufficienza; o che a due giornate dalla fine del campionato asfalta un Varano a reti unificate. Insomma, Gasperini non le manda a dire, perché quando mette il naso fuori dal suo universo sferico e di cuoio vede un mondo che non gli piace proprio, e non può tacere. Quindi Gasperini a Roma e Atalanta orfana e piangente? Ma va, state a sentire. Parlamento allo stadio, che ci stanno belli comodi, e governo a Zingonia. Lunedì allenamento defatigante, martedì partitella con lezioni di tattica, mercoledì studiamo l’avversario (disoccupazione, debito pubblico, scenario internazionale…), giovedì ministri con portafoglio sfidano ministri senza portafoglio, venerdì su e giù per i gradoni dello stadio a piedi uniti, modello Zeman. Sabato ricovero per quelli che non ce la fanno più, domenica rimpasto. E lunedì via daccapo. Sì, ho capito, ma chi allenerà l’Atalanta? Scusate, forse non ci siamo capiti. Siamo in Italia, Paese di ruffiani: con Gasperini presidente del consiglio vincere il campionato sarà una formalità, altro che Juve. Oltretutto la squadra ormai gioca a memoria, e poi c’è il Tullio Gritti che è una garanzia. Sì, ma in Europa? Idem come sopra, altrimenti l’Italia saluta la congrega, rimbalza l’euro e dichiara guerra alla Fifa. E la coppa del mondo per club? Oh, sono proprio insaziabili ’sti tifosi! Dai Gian Piero, fai una telefonatina a Trump e sistemiamo anche quella.


A proposito: sapete da dove viene l’inno della Champions?

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