Ida ad alta voce

Giusto ieri mi è arrivato il commento di Ida al mio racconto “Il maschio perfetto”. Ida, mia lettrice da sempre, fedelissima e attenta, ancora una volta ha trovato il tempo di prendere mouse e tastiera e inviarmi una vera e propria recensione al racconto. Ve la trascrivo a seguire, annotando solo che lettori come Ida sono un lusso, bisogna proprio meritarseli cercando di dare sempre il meglio. Dedico a Ida “Cose da stiro”, opera del pittore meranese Paolo “Toldo” Quaresima. [ccalz]

Da morire!
Mi riferisco, ovviamente al Suo racconto che ho scaricato da Internet con un misto di fretta curiosa e di masochistica ritrosia per godere dell’attesa (presente il Sabato del villaggio?). Ha vinto la prima, ma non c’era proprio nessun dubbio in proposito.
Dunque: apro Internet, vado a cercare il sito indicato, e resto abbagliata da un notturno stradale che sembra essere uscito da un abbraccio con un cactus. Già di per sé la cosa è fascinosa. Poi il titolo, che in quaresima ha un che di trasgressivo (però c’è quel ‘brutto scherzo’ che pareggia i conti…).
Copia, incolla. Solite cinque pagine occupate solo per un terzo, e altrettanto solito lavoro di pareggio. Ne escono due pagine belle colme.
E adesso Le dico qual è stato il dramma più lacerante.
Deve sapere, mio caro amico, che dalla nascita il mio occhio sinistro gode solo di due diottrie su dieci, sicché, se chiudo il destro, tutto mi appare estremamente confuso. Va bene, dirà Lei, e chi glielo fa fare di chiudere il destro? Nessuno, ovviamente, ma non volendo essere tentata di leggere prima che l’opera di sistemazione fosse conclusa, ho giocato questo brutto scherzo alla mia curiosità impellente. Per la verità non è che ci sia riuscita in pieno, perché ogni tanto la pupilla destra voleva prendere una boccata d’aria e sollevava a forza la palpebra nonostante i severi ammonimenti.
Così qualcosa riuscivo a percepire, qua e là, e già mi bastava per sogghignare. Ma quando i due fogli mi si sono presentati in tutta la loro goliardica prestanza, mi ci sono buttata a capofitto.
Dio mio, le risate! Incredibile come da un’idea semplice Lei abbia saputo trarre una serie di situazioni e di ritratti che lasciano il diaframma dolente a forza di sghignazzare. Tutti quei personaggi appartengono alla nostra vita quotidiana e io me li sono sentiti parlare qui di fianco, quasi con delle precise intonazioni.
Dove però sono davvero crollata, quasi al collasso, è stato nel riferimento al necrologio del circolo “Miro La Passera”, con il conseguente approfondimento. Lì davvero ero piegata in due, con lacrimoni che scendevano inarrestabili sulla tastiera del computer.
Alla fine, dopo essermi ricomposta, mi sono soffermata a pensare in che cosa consista la magia del Suo scrivere. Credo proprio che sia racchiusa nel fatto che non bisogna solo ‘leggere’ il testo, ma quasi leggerlo ad alta voce, perché certi errori di scrittura, chiaramente studiati, diventano sottigliezze sintattiche se l’occhio viene superato dall’udito: la mancante punteggiatura del discorso diretto, i termini stranieri proposti esattamente come vengono pronunciati, i modi di dire trasformati in pronunciamenti seriosi, le reazioni psicologiche inaspettate (o aspettate, perché potrebbero essere proprio le nostre)…
Che dire, in conclusione? Scorrere il Suo racconto in una giornata uggiosa come quella di oggi è stato un autentico sollievo. Tutto diventa più simpatico, anche la pila di biancheria che aspetta pazientemente di essere stirata appena mi deciderò a lasciare questo gradevole posto di lavoro. E lo faccio con autentico rammarico!
Un saluto cordialissimo, Claudio, e un grazie grande così per l’allegria che riesce a trasmettere perfino in momenti non precisamente sereni.
Con la simpatia di sempre
Ida

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