Il mio ultimo giorno da insegnante

Qualche post addietro vi ho raccontato il mio primo giorno da insegnante. Ora vi racconto l’ultimo, ovvero quello in cui ho deciso di mollare. Magari quel giorno non ne ero così consapevole, ma se ci ripenso la data è quella. Era il giugno 1998, ero membro interno alla maturità e un ragazzo di un’altra classe si è sparato un colpo alla testa nei bagni del liceo. La vicenda mi è tornata fuori per il fatto di Bologna dell’altro giorno, anche lì un ragazzo (13 anni) che tenta il suicidio a scuola. Ho un ricordo preciso di quel giorno di 11 anni fa: proprio sotto la sede dell’Eco – pensa te il destino – incontro un mio alunno, a memoria direi il Federico Paoletti. Il quale mi dice che a scuola deve essere successo qualcosa di strano, un sacco di polizia all’esterno, non si può nemmeno entrare. Decidiamo di chiedere al giornale se sanno qualcosa. Entriamo e mi rivolgo al marito di una collega, allora capo della Cronaca. Ma il fatto era successo da pochissimo, non ne sapevano ancora nulla. Morale, rapida indagine e abbiamo la risposta. L’allora caporedattore mi chiede se ho voglia di fare un’intervista. Io rispondo più o meno così: “Non posso entrare nella vicenda, come si fa a parlare di un fatto così? Non conosco il ragazzo, men che meno la situazione. E poi, come si fa a parlare di storie così, a trovare le parole giuste? Posso semmai rispondere a qualche domanda sul disagio a scuola”. Detto fatto. L’intervista del 24 giugno 1998 è qui allegata, la trovate nel taglio centrale della pagina. Rileggerla oggi mi strazia ancora il cuore.

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