Blazer 6, il retro di copertina

Già, ma che scrivevo sul retro di copertina del Blazer? Vabbè, eccolo qui, con tanto di finta biografia dell’autore, così capite lo spirito della cosa.


Mettetevi nei panni di un imprenditore della moda – ma non uno qualsiasi – che un bel giorno decide di vuotare il sacco sul cosiddetto Made in Italy. Pentito? No, semplicemente stanco. Stanco di un mondo solo immagine, con profitti da capogiro, stanco di vedere la moda italiana celebrata in ogni dove, quando di italiano non ha proprio nulla: non la manodopera, non il prodotto e tantomeno la creatività.
Ebbene si: l’unico vanto nazionale è il nome dello stilista di turno, ossessivamente stampato su prodotti di ogni tipo – occhiali, profumi, cucce per cani – realizzati per due lire in qualche remota plaga del pianeta, e rivenduti a prezzi gonfiati a dismisura. Tanto ci pensa la grancassa dei media a giustificare la stratosferica spesa del povero consumatore di griffe, e il mercato della pubblicità si affretta a celebrare le nozze.
Messo nero su bianco di getto, il nostro imprenditore è ora in cerca di qualche lettore disposto vederci chiaro nel dorato serraglio degli stilisti. Non guasterebbero poi un paio di giornalisti sinceri, così coraggiosi da dire le cose come stanno. Ma forse questo è chiedere troppo, anzi è proprio sognare: già, nel bizzarro mondo della moda giusto i sogni hanno pudore.

Sean Blazer è uno pseudonimo sotto il quale si cela un imprenditore fin troppo noto per dover essere presentato. Conosce il mondo della moda come le sue tasche, tanto che se ne tiene discretamente ai margini…


Era luglio 1997, Boggi gongola all’idea che finalmente avrebbe potuto avere il suo libro per settembre. L’editore approva il progetto, limitandosi a suggerire un temibile: “Siete sicuri di farcela per settembre?”. Io mi sento smarrito, il Leo non fa una piega. Ci mettiamo all’opera con tutto agosto davanti [segue].

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