Necrologie a colori?

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E così è andata che dopo la bellezza di 134 anni – d’altronde L’Eco di Bergamo è del 1880, mica ieri – è andata dicevo che mia nonna oggi è stata la prima defunta a colori proposta nelle necrologie. Il mio pezzo lo trovate in fondo a pagina 40, all’interno della nuova rubrica “Le parole che ti direi”, che offre spazio alle famiglie e agli amici per ricordare i loro cari in occasione nell’anniversario (trigesimo, anno) della scomparsa. Devo dire che fa un certo effetto vedere il colore in una pagina che per definizione è rigorosamente in bianco e nero. Così venne mantenuta anche con il full color sul giornale, ma oggi molti quotidiani hanno optato per il colore, e poi basta un giro per qualunque cimitero per rendersi conto che il colore ha preso il sopravvento: le lapidi riportano i morti a colori e le immagini in bianco e nero richiamano un tempo irrimediabilmente lontano. Insomma, anche L’Eco si sta adeguando, e quando le necrologie saranno a colori – non tutte, non subito, la scelta è libera – prevedo un certo qual dibattito tra coloro che, in ossequio alla tradizione, diranno che i morti stanno bene in bianco e nero, una sorta di livella tipografica, che rende tutti uguali. Ma certamente qualcun altro ricorderà che oggi il bianco e nero ha poco senso: difficile trovare laboratori che lo trattano, macchine fotografiche che lo realizzano come si deve, senza contare che le immagini dei defunti spedite al giornale sono tutte a colori e vengono poi virate in BN. Ebbene, io sto tra coloro che per le necrologie preferiscono il colore: mi pare che il bianco e nero renda il defunto più lontano, lo confini in un altrove inaccessibile e indecifrabile. E mi piace che il defunto sorrida, un solare richiamo alla vita da parte di chi, avendola appena lasciata, è in grado di apprezzarla in ogni sua curva e piega.
 

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