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2 Commenti
Roberto CavatortaPosted4 Aprile 201723:03
Grande presentazione del libro (compreso il cantante decisamente bravo). Ho iniziato subito a leggere “La Cantante” e devo ammettere che non sei poi tanto male . . .
Caro Claudio, ho cominciato a leggere i tuoi romanzi dal lunedì successivo al nostro incontro e l’altro ieri li ho finiti, l’uno dopo l’altro. E mi è rincresciuto non ce ne fosse un terzo da cominciare. Mi è piaciuto pressoché tutto.
L’organizzazione della struttura narrativa, la bella invenzione delle trame, ma, soprattutto, la scelta del registro di scrittura e lo stile. Una prosodia coinvolgente e riflessiva insieme e uno stile pacatamente ironico, dietro cui traspare una matura melanconia per come sono le cose della vita (alcuni brevi passaggi sulla morte, per es., pudicamente diluiti nella narrazione, mi hanno molto colpito). Inoltre, nel secondo romanzo (che ho letto per primo) mi pare tu sia riuscito a far sentire il contesto dialettale (suoni, organizzazione e persino lessico del dialetto) dei dialoghi, pur facendo parlare i personaggi in un buon italiano. Una tecnica, mi pare, che Meneghello chiamava “del trasporto” e che usava magistralmente nei suoi libri. Insomma: bravo! Hai fatto un bel lavoro e mi spiace non poter più organizzare una presentazione della tua scrittura in uno dei programmi che una volta organizzavo a Bergamo o altrove. Ma non mi sembra tu ne abbia alcuna necessità. Ti saluto e spero a presto. Ciao. Gabrio
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Grande presentazione del libro (compreso il cantante decisamente bravo). Ho iniziato subito a leggere “La Cantante” e devo ammettere che non sei poi tanto male . . .
Bel colpo
Roberto
Caro Claudio, ho cominciato a leggere i tuoi romanzi dal lunedì successivo al nostro incontro e l’altro ieri li ho finiti, l’uno dopo l’altro. E mi è rincresciuto non ce ne fosse un terzo da cominciare. Mi è piaciuto pressoché tutto.
L’organizzazione della struttura narrativa, la bella invenzione delle trame, ma, soprattutto, la scelta del registro di scrittura e lo stile. Una prosodia coinvolgente e riflessiva insieme e uno stile pacatamente ironico, dietro cui traspare una matura melanconia per come sono le cose della vita (alcuni brevi passaggi sulla morte, per es., pudicamente diluiti nella narrazione, mi hanno molto colpito). Inoltre, nel secondo romanzo (che ho letto per primo) mi pare tu sia riuscito a far sentire il contesto dialettale (suoni, organizzazione e persino lessico del dialetto) dei dialoghi, pur facendo parlare i personaggi in un buon italiano. Una tecnica, mi pare, che Meneghello chiamava “del trasporto” e che usava magistralmente nei suoi libri. Insomma: bravo! Hai fatto un bel lavoro e mi spiace non poter più organizzare una presentazione della tua scrittura in uno dei programmi che una volta organizzavo a Bergamo o altrove. Ma non mi sembra tu ne abbia alcuna necessità. Ti saluto e spero a presto. Ciao. Gabrio
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