Un piccolo contributo al mio racconto, “Il catoblepa”. Questa è l’automobile che Laura ha visto entrare in parcheggio, e dalla quale ha visto scendere Giorgio, il suo appuntamento (quasi) al buio. Così capite cosa intendo per azzurro assurdo, e dunque che razza di auto ha il tipo secondo la mia immaginazione. Ora, sia chiaro: quando scrivo non è che sto lì a pensare questo e quello, a dare significati, a spiegare tutto. No, per niente. Le cose vengono fuori così, e si vede che c’è una ragione. E se non ci fosse, cortesemente aiutatemi a trovarla.
24 Commenti
Vero, confermo, yes.
Molto bella, Mariangela, l'idea di farne, del racconto di Claudio, la versione al maschile.
Paolo G.
Grazie Claudio. Mi ha divertito questa cosa. Una sorta di appuntamento quotidiano con la tastiera a scrivere quello che Giorgio voleva dire… Insomma, usando il famoso "pensiero laterale", credo.
Mi fa mooolto piacere che ti sia piaciuto. Epperò, come alla fine del tuo, di racconto, ancora mi chiedo: come sarà andata a finire tra questi due? Giorgio avrà capito che – come dice il detto – "la vita è quella cosa che ci accade mentre stiamo facendo altri progetti" e che il troppo raziocinio quasi sempre porta all'infelicità o, quanto meno, alla noiosa normalità?
Non lo saprò mai…
E brava Mariangela! Sei riuscita a raccontare l'altra faccia della medaglia del mio racconto, potremmo dire l'altra solitudine, quella maschile. E lo hai saputo fare convergendo poi sul medesimo finale, quanto meno in apparenza. Bene, ora sei pronta per scrivere altro e ancora.
Facebook mi ha preso la mano. Commentare, chattare, linkare canzoni da Youtube. Il nome della scuola ha funzionato. E poi tanti altri che vattelappesca perché mi hanno chiesto l’amicizia. Insomma, sono arrivato a duecentodieci amici. Né pochi, né troppi. A sufficienza, insomma. Ci ho schiaffato pure la foto della Subaru. Mi è servito per esorcizzare la batosta.
Adesso sto chattando con una certa Laura. Né bella, né brutta, a giudicare dalla foto. Di quelle che se le incontri per strada non le guardi di sottecchi il sedere, ma neppure fai l’indifferente per quanto sono brutte e tu non vuoi far capire che l’hai notato. Insomma, semplicemente non le vedi. Siamo arrivati al punto topico. Quello che se fossimo uno di fronte all’altra dovrei decidere se chiederle: "Posso salire?"
Vabbé, dai. Sono stufo di passare il sabato sera a guardare History Channel col cane che russa accanto a me. "Ci vediamo al parcheggio vicino alla rotonda fuori dal casello", chatto io. Poco romantico, ma mica la devo sposare.
Sono in ritardo, non è da me. E’ che ho cincischiato coi vestiti. "La camicia la infilo dentro le mutande o solo dentro i pantaloni? Dai, pirla, quella cosa lì la facevi a quindici anni". Sarà lei? Fuma, è nervosa. Sì, mi sa che è lei.
‹‹Laura›› le faccio. Mi risponde di sì, tentennante e imbarazzata, mentre prosegue "e tu…". Ho capito, tocca a me guidare la danza.
‹‹Giorgio, certo, cosa vuoi su Facebook non metto la foto vera, sai come succede, poi ti giudicano solo dall’aspetto››, ma che cavolo dici, faccia da tolla.
‹‹D’altronde anche tu…››, proseguo. Assomiglia poco alla sua foto. Però… però, al naturale ha un che di consueto. Altre schermaglie, e le faccio cenno di avviarci alla mia macchina.
‹‹Laura, sai che ti dico?›› le sussurro nel tragitto.
‹‹Si, cioè, no›› balbetta lei.
‹‹Non so tu, ma io ho avuto fortuna››.
‹‹Come fortuna?›› mi chiede stupita.
Mentre rispondo, dopo anni a momenti arrossisco. Come quando Francesca entrava all’improvviso nella mia stanza e io mi alzavo di scatto, non resistendo alla voglia di abbracciarla.
‹‹Dai, sei molto meglio che in foto››.
Ecco qua. Lui, il catoblepa 5(di 5).
Quasi quasi sono triste per dover salutare questi due. Anche a te, Claudio, fa questo effetto quando termini un racconto/romanzo?
"Perfidissima" è una meraviglia…
Il finale? Già scritto, ma lo posto domani. Magari non sarà bello come il tuo, pazienza. Ma la vendetta è femmina: ci hai o no fatto soffrire giorno dopo giorno? :/
PS. Sulla teoria del caos non c'è poi così bisogno di studiare o di far teoria. Basta una finestra sul cortile Italia.
Adesso sono io che mi chiedo come andrà a finire… Perfidissima Mariangela, attendo la prossima dose.
N.B. La bella sintesi dell'"effetto farfalla", solo lievemente da me modificata – la teoria del caos la conosco ma non l'ho mai insegnata -, l'ho presa da: http://www.lalimonaia.pisa.it/v2/attivita/uspls2003/caos.php
‹‹È ciò che chiameremo "effetto farfalla": se due condizioni iniziali differiscono di una piccolissima perturbazione, un battito d'ali di farfalla può dar luogo a due evoluzioni all'altro capo del mondo del tutto diverse, causando da qualche parte un ciclone. La teoria del caos ci ha insegnato che potevamo rinunciare alla speranza di calcolare tutto, ma che potevamo, nonostante ciò, ottenere proprietà qualitative: si può avere un'idea di come si comportano le cose, senza calcolarle esattamente››. Ah, scrivi, ragazzina. Scrivi, eh? Le hai chiuse dai e dai quelle gambe!
‹‹Ci vediamo agli esami, ragazzi. Presto vi farò sapere del post-appello››.
‹‹Pronto, chi mi ha chiamato? Facevo lezione e non ho potuto rispondere››
‹‹Ah professore, è lei. Sono la segretaria della concessionaria auto. Volevo dirle che è arrivata, anche se c’è un piccolo problema››
‹‹Un problema? Che problema?››
‹‹Niente di grave, stia tranquillo. Quando passa ne parliamo. Noi chiudiamo tra un’ora››
E già, l’auto nuova. Quando cambi moglie o, meglio, quando tua moglie ti molla, chissà perché a noi uomini ci viene voglia di cambiare auto. Ci dev’essere qualcosa di ancestrale. Tipo, donne e motori… com’era? Ah, sì… gioie e dolori. Faccio a tempo ad andare, sono impaziente, anche se mi sento un po’ in colpa. Io, che-se-non-compriamo-italiano-qui-siamo-tutti-nella-merda, ho ordinato una Subaru.
‹‹Buon giorno, professore, si accomodi››.
‹‹Mi ha detto che c’è un problema. Che succede?››
‹‹Lei l’aveva ordinata nera. Ma è arrivata di un altro colore. Decida lei. Semmai la riordiniamo, anche se è probabile che arrivi fra tre mesi››.
‹‹Eccola qua›› e mi mostra una Subaru azzurro assurdo.
Oddio, ma dove vado con questa scatola di cioccolatini? Potrei farla sponsorizzare dalla Perugina. Per i Baci. Sai le risate in Facoltà? Eccheccazzo, non è il periodo mio! Nettuno, Plutone, Marte… ce l’ho tutti in opposizione, ‘sti pianeti!
‹‹Tre mesi?›› dico io.
‹‹Eh sì, professore, "almeno" tre mesi…››
Esco con la Subaru azzurro assurdo. Alla sfiga non ci si può opporre più di tanto. Meglio abbandonarsi al flusso degli eventi. Lo dice sempre quel mio amico psichiatra…
Ieri non ho fatto a tempo a postarla. Ma oggi la mia quarta puntata non posso fare a meno di condividerla… C'ho preso gusto. 🙂
Ecco qua, "Lui, il catoblepa4(5)"
‹‹Professore, ma sul suo profilo c’ha messo anche la foto?›› esordisce la solita ragazza, lanciando una occhiata allusiva del tipo: "Dai, mettici una foto da fico".
Stavolta devo stare attento. Non ci devo cascare. La foto. La foto… La mia, no. Non voglio stare a difendermi pure su Facebook da femmine assatanate. E non la voglio vedere appiccicata sulla prima pagina dei quadernoni degli appunti. Su, siamo seri! Un poco va bene, ma tanto… Però… se ci mettessi quella del ganzo di mia moglie, anzi ex? Anonimo, bruttino, con gli occhiali da imbranato. Chissà cosa c’avrà trovato, la zoccola. Massì, cazzeggiamo un po’. Dev’esserci, nel computer. Era allegata a una mail della signora.
‹‹Sì, ma non la mia, ragazzi, non la mia››. Mi giro verso la lavagna, aspetto che il brusio finisca e comincio la lezione.
Eccolo qua, lo zozzone! Mi ricordavo che c’era. Sarà illegale mettere la foto del bastardo al posto della mia? Macchissenefrega! Perché, è legale trombarsi la moglie di un altro e oltretutto fargli pure cacciare i soldi per gli alimenti? Fanculo. Voglio vedere che fai se la trovi! Mo’ ci mancano gli amici. Hai detto niente. Dove li vado a pescare? Cognome finto, foto finta, professione finta. Però, posso metterci il nome del liceo. Qualche vecchio compagno magari abbocca. Dice che Facebook serve a questo. Con tutto ‘sto anonimato, non c’è neppure il rischio che Francesca mi ritrovi. Chissà che fine ha fatto, la ragazza. Certo che sono stato un bello stronzo, quella volta. Era una dottoranda promettente, un cervello che lèvati e per colpa mia ha abbandonato la carriera. Vabbé, sarà sposata e avrà fatto un po’ di figli. Del resto, che gli potevo dare, io?
La foto c’è. Il nome del liceo, pure. Ma guarda te se devo fare mezzanotte co’ ‘ste fregnacce. Chiudiamo. Gli appunti sono pronti, le penne sono al posto loro, il pennarello ci sta, l’agenda eccola.
Ho capito, ho capito… Ti scappa la pipì, ora andiamo. Dai, vai a prendere il guinzaglio! Il guinzaglio, tonto…
Avanti, avanti, che voglio vedere che fine fa 'sto profe che si contamina.
Ops… lui si chiama Giorgio, non Guido!
Ora giochi, coglione. Non lo sai che le bugie hanno le gambe corte? Adesso ti tocca rimediare. Adesso devi perdere tempo a fare il tamarro e fartelo sul serio, ‘sto profilo. Mica puoi andare a dire che hai scherzato e non ce l’hai. Sai le risate? Da scompiscio. Da marchio a fuoco.
Per intanto, un nuovo indirizzo di posta. Mica ci metto quello dell’università. Con chi? Alice? Libero? Tiscali? Hotmail? Quella stronza di mia moglie le mail picci-picci-micio-micio col ganzo se le scambiava su Libero. Libera? Troia, direi! Ecco qua. Guido, il nome mettiamo quello vero. E il cognome fasullo? Mica facile inventarsi un avatar. Una second life. Un alter ego. Riflettiamo. Come mi vorrei chiamare se non mi chiamassi come mi chiamo? Chissà se gli psicologi c’hanno scritto su qualche loro teoria sul cognome che ci sceglieremmo se lo potessimo scegliere. Una teoria del tipo che se ti metti la cravatta coi puffi vuol dire che tua madre ti negava la tetta. Un premio Nobel per l’economia? No, sono tutti stranieri. Il cognome di mia madre? Massì, il cognome di mia madre. Tanto lei Facebook manco sa cos’è.
Ecco. "Inserire la password". Andiamo sul complicato o sul banale che se qualcuno vuole te la sgama in quattro e quattr’otto? Il banale va bene. "La devo ricordare su questo computer?". Massì, ricordala. La stronza demente te l’aveva fatta ricordare e io ho aperto la sua posta. Ma chi vuoi che apra la mia, il cane? Ecco fatto. Ora vai con Facebook, brutto cretino. Così impari a fare lo splendido con le studentesse.
Dunque, vediamo un po’… Il profilo. Il profilo? Ok. Il profilo. Però, peggio del curriculum per un concorso! La scuola frequentata… Gli hobby e le cose che mi piacciono… Vuoi pure la mia citazione preferita? Ecco qua.
Ventana sobre la utopía. ‹‹Ella está en el horizonte›› – dice Fernando Birri – ‹‹Me acerco dos pasos, ella se aleja dos pasos. Camino diez pasos y el horizonte se corre diez pasos más allá. Por mucho que yo camine, nunca la alcanzaré. ¿Para que sirve la utopía? Para eso sirve: para caminar››. ("Las palabras andantes" di Eduardo Galeano, 1993)
In effetti ti sto sfruttando. E' la costanza/invadenza di chi vuole imparare. A scrivere qualcosa di diverso dall'economia, intendo. Se vuoi mi puoi massacrare. Magari ci rimango male, ma ti seguirò fino alla morte…
D'altra parte, se non siamo un po' spudorati, che vita è? Cantarsela e suonarsela in solitudine è troppo facile. Almeno per me. In sintesi, ora posto la seconda puntata. E mettiti comodo, ho intenzione di arrivare anch'io fino a cinque… Se ci riesco.
E' vero. Per esempio mi piacerebbe giocasse "Rilego e rileggo". Dai, amica, gioca con noi… 🙂
Ammesso che tu sia invadente – magari sei semplicemente costante – potresti invitare al gioco qualcun altro. Più siamo, più ci si diverte tra finali e trame. O no? –
Grazie maestro Claudio. Anzi, Maestro. Ci sto prendendo gusto. Posso continuare la storia del maschio? Ho sempre timore di essere invadente… 🙂
P.S. E già, gli scoccia che l'errore sia il medesimo. Ma, del resto, è quello che scoccia anche alle donne: "Si vabbé, con le altre è sempre finita. Ma per me la moglie la lascia di sicuro…".
Apperò, Mariangela. Bello spiazzamento questo tuo finale, con lui che ci prova a fare l'intellettuale a tutto tondo, ma il mondo femminile lo cattura sempre per le terga. E lui ci casca, ama cascarci, in verità. Si dà del deficiente, ma tanto certi errori li rifarebbe daccapo, come ogni maschio. Quel che gli rode è che l'errore sia il medesimo di tanti altri maschietti assai meno colti di lui.
Una tragedia, una condanna, un macigno che manco Sansone ce la fa. Tu stai lì che ti sforzi di far capire la teoria del caos e gli occhi delle studentesse ti dicono: ‹‹La vuoi subito, o aspettiamo dopo la lezione?››
Una tragedia, una condanna. Occhi azzurri, un metro e ottanta, spalle muscolose, bel sedere che appena mi giro a scrivere sulla lavagna è tutto un brusio, non sono esattamente gli attributi che ti fanno passare inosservato all’Università. Oddio, non è che la cosa non mi lusinghi. Per lusingarmi, mi lusinga. C’è chi "vorrei ma non posso" e chi, come me, "potrei ma non voglio". Che, poi, il non voglio è relativo. Quella volta che era estate e in facoltà non c’era nessuno a quelle tette esibite non ho resistito. Lo so, non si fa. Ma tanto l’ho scampata alla grande: un trenta e lode e via. Mi lusinga, sì, ma m’ingombra. Sono un intellettuale, io. I miei articoli sono sull’Harward Economic Review, mica sul bollettino sindacale!
‹‹Professore››, mi fa una in prima fila, ‹‹se poi decide di fare un post-appello lo scrive su Facebook e poi ci tagga?››.
"Facebook", "ci tagga"? Chi spiega la teoria del caos – quella cosa che se una farfalla sbatte le ali in Cina, dall’altra parte del mondo succede che… – non può non sapere. Sarebbe il dileggio. Già che mi chiamano Catoblepa perché, dicono, sto sempre chino sulle scartoffie.
‹‹Certo››, rispondo prima di pensare.
‹‹Ma come, allora ha un profilo su Fb…›› insiste la ragazza, quella che arriva mezz'ora prima per prendere il posto e star lì a mostrarmi le gambe.
‹‹Ce l’ho. In incognito, ma ce l’ho. Quando vi taggo scoprirete quale››.
‹‹E quanti amici ha?›› butta là la fanciulla, scavallando e aprendo un po’ le gambe, non si sa mai.
‹‹A sufficienza››, rispondo criptico, ‹‹a sufficienza…››.
Ecco, la frittata è fatta. Deficiente che non sono altro, sono sceso dalla cattedra e accettato il loro gioco. Un gioco che non conosco. E ora?
E lui? E il maschio con Subaru azzurro assurdo? Io ci provo, tanto siamo tra amici…
Perché mai dovresti trovarla?
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