Stanotte mia madre se ne è andata. Serena, dopo tanto penare. Rispetto al destino che a un certo punto le si era presentato, ha guadagnato oltre vent’anni e quattro nipoti, nel senso che un grave infarto se la stava portando via nel 1986. Di quel primo infarto, mia madre raccontava sempre l’esperienza di morte apparente: lei che cammina per un corridoio bianco, una musica dolcissima, una figura che la invita a seguirlo, forse suo padre. A un certo punto, lei che torna indietro, si risveglia, vive, vive di nuovo. Era successo che al Pronto Soccorso un giovanissimo specializzando in Cardiologia si era incaponito a volerla salvare, con il massaggio e le scariche elettriche, ben oltre il protocollo. E così lei era tornata alla vita, sorprendendo tutto e tutti. E così ha vissuto alla grande, lavorando in mezzo mondo, così ha potuto vedere i nipoti nascere e farsi grandi.
Grazie a quell’esperienza, ci diceva, non ho paura di morire: con questa convinzione ha affrontato ogni prova, comprese le più dure, compresa l’ultima, suprema. Ci ha lasciato un vuoto, difficile da colmare; e un esempio, un seme, da mettere a dimora e custodire.
3 Commenti
ti sono vicino
guido
Rompo per la seconda volta il silenzio in cui di solito ti leggo, pur non sapendo bene cosa dire.
Forse solo che son qui.
Ci dispiace moltissimo, Profe.
Non chiamiamo in queste ore perchè immaginiamo il casino, ci sentiamo più avanti, ma le siamo vicini.
Anna e X
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