Il pendolo
Il pendolo si sa non stamai fermo, l’assetto verticale si ribella. La gente dice: oscilla! No, meglio immaginare una pupilla. Un oggetto quotidiano? La moka.
Qualche prova lirica, in punta di penna.
Il pendolo si sa non stamai fermo, l’assetto verticale si ribella. La gente dice: oscilla! No, meglio immaginare una pupilla. Un oggetto quotidiano? La moka.
Con gli occhi bassi noti dettagli altrimenti muti. Quei legni non sembrano messi a caso: che siano un monito, un invito? Nel dubbio scatto, e li saluto. Se vi piace il genere, ecco qualche altra mia prova poetica.
L’indice poggia sullo scalmo, dosa il segno: così la stilografica secerne le parole. E il pensiero si china sulla carta.
Speculari, due tronchidi cono formanola moka, strettain vita la polverescura. Il filtropesca l’acquain superficie nera.
A intervalli regolari il frigorifero si scuote, un sussulto precede il moto. Quanto basta, poi tace. Lavora di conserva.
Strana la natura del bicchiere: di lato moltiplica lo sguardo, dal fondo tutto piega a miniatura. Assume il colore di quel che contiene, ma lo plasma a sua misura. Non sempre quel che è trasparente è chiaro.
© Claudio Calzana Il muro nonsopporta discussioni:millimetrico il taglio,esatta la porzione. Epensare che non si mettein posa, proprio comecapita a una suora.
© Claudio Calzana Il muro inganna il tempo, e sopravvive. Il tempo inganna il muro, e se la ride.
Distoglie lo sguardo, impone il suo centro. Tiene a debita distanza la parete, isola il quadro. Solo se nuda la noti, la cornice.
Il Bambino guarda quella Madre, completamente nudo. Le braccia aperte in cerca di favore. Fiato d’animali impagina la scena, e il Padre intento alla preghiera. Bisbiglia una voce, qui l’uomo attende la Parola. Oggi come allora, seme a dimora.
Ancora un oggetto di casa, magari segreto. Più che un oggetto, un rumore, un richiamo per l’appunto. E’ un mio testo di parecchi anni fa, quando pensavo che la poesia fosse esattezza. E magari lo è, ma per esser veramente tale le...
LA VITA non puoi miscelare come doccia, la ricerca ripetuta della dose e del calore rinvia il contatto. Il vetro trasuda geroglifici a vapore: nell’alveo stillante un temporale privato si consuma.
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