Unico indizio una manciata di cioccolatini

Jean-Étienne Liotard, The Chocolate Girl (detail; c. 1744). Staatlichen Kunstsammlungen Dresda. Photo: Google Art Project

 

Ecco a voi un mio racconto del lontano 2005, scritto a partire da un incipit di Melania Mazzucco. Il tutto nasceva da un concorso indetto da una nota casa del settore dolciario: ciascun concorrente doveva per l’appunto completare l’incipit a suo gusto. E siccome a me il cioccolato non piace, mi era sembrato giusto provarci. Per grandi e piccini, è il mio piccolo regalo di Santa Lucia (aggiunta del 13.12.2021).


Il sabato di Natale pioveva. Né la proprietaria della libreria né il giovane commesso ricordavano con chi fosse entrata la bambina. Di sabato, spiegarono alla polizia, da noi viene tanta gente. È vero che questa è una piccola città e di vista ci si conosce tutti, ma il sabato arrivano anche dalla provincia e un viso sconosciuto può passare inosservato. La piccola libreria, a conduzione familiare, non aveva telecamere, né alcun sistema anti-taccheggio.Non ha paura che i ladri le rubino i libri?, chiese il poliziotto alla donna. Tutti rubano i libri, disse la signora, con un sorriso – non solo i ladri.In ogni caso, quel sabato la libreria era affollata. Il commesso ricordava alcune studentesse, i soliti clienti abituali che gli chiedevano consiglio per i regali di Natale, la professoressa di italiano del liceo, il generale in pensione, formidabile lettore di gialli, il corrispondente locale di un quotidiano nazionale che sognava da anni un delitto per mettersi in luce, il macellaio appassionato di romanzi rosa – ma proprio non ricordava nessuno che fosse entrato nella libreria con la bambina. Lei sì, però, l’aveva notata. La bambina aveva scartocciato qualcosa – sul momento gli era sembrata una caramella o una merendina – e aveva cominciato a sgranocchiare. Ora, è proibito mangiare in una libreria, e poi la bambina aveva le mani sporche, e il ragazzo aveva paura che macchiasse i libri. Stava per rimproverarla, quando lo avevano chiamato al computer, e poi non si era accorto di lei fino alla chiusura. La bambina era seduta sul divanetto dei lettori, si leccava avidamente le dita e sembrava aspettare qualcuno. Attorno alle labbra aveva un alone scuro – come di gelato, o di marmellata. Dovevano chiudere. E nessuno veniva a prenderla.Allora avevano chiamato la polizia. La bambina non parlava. Forse era straniera. O muta. Qualcuno l’aveva abbandonata nella libreria. O lei ci si era rifugiata da sé, perché quel luogo illuminato le era parso un rifugio nell’ostilità della strada. Comunque non sapeva dire il suo nome – o non voleva farlo. Nessuno sapeva chi fosse. Non aveva con sé una cartella, uno zaino, un quaderno né un biglietto. Niente che potesse servire a identificarla o a capire perché, tutt’a un tratto, il sabato di Natale, fosse piovuta tra noi. La proprietaria della libreria le aveva frugato nelle tasche in cerca di un indizio, ma non aveva trovato niente. Proprio niente? Beh, qualcosa c’era – ma l’indizio pareva davvero labile. Nelle tasche del cappotto c’era una manciata di cioccolatini. A forma di pesce, banana, nocciola, barilotto di rum, moneta, pistola. No, niente involucro, nulla che potesse ricondurre alla fabbrica. Il poliziotto ne annusò uno, diffidente, e poiché il profumo era invogliante, se lo cacciò in bocca. Il cioccolatino gli ricordò una sensazione di felicità e di piacere che giaceva, dimenticata, in un angolo della sua memoria. [Termine incipit Mazzucco]

«Ufficio minori sollecitato!».
Era l’ispettore Pasciullo che varcava la soglia della libreria.
“Fortuna che quello si ostina a usare la radio per chiamare la centrale” pensò l’agente Biglia passandosi la lingua sui denti per cancellare ogni residuo di prova. Sull’onda anomala del senso di colpa gli venne in mente quella volta, avrà avuto tre anni. Era il tardo pomeriggio della vigilia di Natale, proprio come oggi, tutti quanti in famiglia infervorati a fare altro. Di nascosto si era mangiato tutti i cioccolatini appesi all’albero, lasciando intatta la stagnola sui rami. Un capolavoro scartocciare e poi arrangiare di nuovo tutto quanto. Ma era stato scoperto in un amen, non aveva fatto i conti con l’alone sulle labbra. Quella volta anche lui era stato zitto dopo essere stato sbugiardato dalla mamma. Zitto, come la bambina.
L’ispettore Pasciullo invece di bambini non ne capiva proprio niente. Stava a pochi centimetri dalla piccola, la sovrastava con tanto di divisa. Voleva chiudere la faccenda in fretta. Per quelli nati a sud di Orte il cenone del ventiquattro dodici viene prima di tutto.
Così non ci siamo, pensava il poliziotto. Coi bambini ci vuole tempo da perdere, e poi bisogna saper vivere raso terra, carponi. Il cielo dei bambini è più basso, a portata di mano.
«La bambina non risponde» gli sussurrò l’ispettore, allarmato. Di una evidenza persino comica.
«Per la verità nemmeno parla» disse lui. Marcando sul verbo, per ribadire la differenza di impostazione. I superiori… ci son cose che non fanno proprio per loro. Troppe certezze. Sciascia ci vorrebbe, Sciascia.
L’ispettore era già al cellulare, niente radio stavolta, sintomo di codice rosso. O di giramento feroce. Sollecitava di nuovo l’ufficio minori.
«Libreria di vicolo Santissima Trinità, bambina, ripeto bambina, si presume abbandonata, o fuggita di casa, non parla, parecchio cioccolato».
Alla voce cioccolato a quanto pare l’interlocutore aveva avuto un sussulto con tanto di punto interrogativo. L’ispettore l’aveva buttata sul professionale.
«Sì, è l’unico indizio, ha in tasca una manciata di cioccolatini. Carenza d’affetto, come no, e bravo il nostro Foti, ci mancavano pure le battute!».
E aveva chiuso il cellulare, seccato, perché la sera del ventiquattro l’unico fesso che sta in centrale a prendere le chiamate sono io. A me tocca, che tra l’altro il cioccolato manco mi piace. All’uno virgola qualcosa per cento della popolazione mondiale il cioccolato proprio non va, l’aveva letto da qualche parte. Ricordava ancora quell’articolo, e la sgradevolissima sensazione di sentirsi parte di una minoranza. Mai successo in vita sua, né prima né poi.
«Posso provarci io?».
La voce della proprietaria: le donne non resistono quando vedono un uomo che non sa che pesci pigliare. Istinto primordiale. E poi c’era di mezzo una bambina.
L’ispettore si era limitato a un gesto, né sì né no. Tradotto: se va male io non c’entro.
E lei già arrivava con un fascio di fogli di vari colori. Un cenno al commesso, e d’incanto dal tavolino basso sparivano le ultime novità. Ultime novità: se sono novità è ovvio che sono ultime, la proprietaria se lo ripeteva ogni volta che qualcuno entrava in negozio con quella frase sulla bocca. Sempre meglio un alone di cioccolato che parole al vento. Pennarelli no, meglio pastelli. La bambina guardava attenta, e sospettosa pure. Quando fanno così i bambini è meglio ignorarli. Sono loro che si avvicinano, e quando ne hanno voglia, proprio come i gatti.
«Adesso venite qua tutti» disse la proprietaria.
Il tono da professoressa non ammetteva repliche, ma era chiaro che si rivolgeva ai grandi. La donna cominciò subito a disegnare, strane forme colorate. Seduta per terra, la lingua a fior di labbra. Subito imitata dal commesso. Il poliziotto aveva capito che non c’era verso di sottrarsi alla consegna. Buttò lì un occhio al superiore come a chiedere permesso, e senza attendere risposta si trovò pure lui seduto accanto al tavolino.
«Ma cosa cavolo…».
L’ispettore all’improvviso si scoprì fuori posto. Spiò il lavoro degli altri, come faceva a scuola. Per concentrarsi si era pure tolto il berretto. Pesce, banana, monetina, è chiaro, stanno disegnando le forme dei cioccolatini. Un ricordo improvviso trafisse quel cervello ormai privo di visiera. Le merendine dell’asilo, la mamma al mattino che detta la scelta: marmellata di cotogne o cioccolato col pane? Dunque: la cotognata a mangiarla così, orfana della plastica, si rischiava di impiastrare la divisa… già allora la divisa, pensa un po’ te il destino. Spalmarla poi era una guerra, si disfavano sempre le fette. Meglio il cioccolato col pane, altro pianeta. Carta giallina, la tavoletta nella stagnola d’ordinanza. Sentiva ancora intatto il sapore sulla lingua. Squisito. Per quanto parente solo alla lontana della crema alle nocciole nel barattolo. Quella delle merende speciali. Quella con il cucchiaino dentro a scavare, senza ritegno, perché la crema è densa, compatta. Consapevole.
Un fruscio ai suoi piedi interruppe la visione. Terminato un disegno, la proprietaria lanciava il foglio per la stanza, a scombinare la geometria poco variabile di dorsi e scaffali. Presto imitata dagli altri del coro, un andante con moto per carta e colori. Il commesso poi era tutto un fervore, liberava di getto orsi galline coccinelle api. Sempre sul divano, la bambina scrutava quello strano daffare, e il lento tragitto dei fogli. A vederla così tranquilla, sembrava che abbandonato fosse il mondo. Lei era al suo posto, semmai tutto il resto era fuori registro, sghembo. A un certo punto la piccola sporse la mano per raccogliere un foglio, planato giusto dalle sue parti. Con un pastello tracciò un segno veloce. L’ispettore vide che cerchiava un pesce rosso.
«Beh, quanto meno si dà da fare. Signora, guardi la bambina…».
La proprietaria si era portato l’indice al naso, nel segno universale del silenzio. Ma la piccola continuava a disegnare, indifferente alla voce. Qualche pallina, tanti pesci, un tavolo sotto, una specie di tetto, di cupola, facce di bambini intorno. Luci e colori. Poi si alzò. Senza fretta raggiunse gli adulti, lasciando il suo disegno sul tavolino. Tutti, anche l’ispettore, si accalcarono per vederlo, guardandosi l’un l’altro per capire se per caso qualcuno ci capiva qualcosa.
«La pesca dei pesciolini alla fiera!» esclamò un attimo dopo il poliziotto. «Se con la pallina centri la boccia di vetro vinci il pesce rosso.
«Magari la bambina sta con quelli del Luna Park» suggerì la proprietaria. Mio figlio l’altra sera mi ha chiesto di portarlo al Natale in piazza organizzato dal Comune. Ci sono il tiro a segno, gli autoscontri, il trenino. E dolci, tanti dolci. Come i cioccolatini della bambina» concluse.

Dal rapporto del dirigente Russo:
“Alle ore 20 e 11 del 24.12 mi recavo nella libreria La Bussola di vicolo SS.ma Trinità, coadiuvato dalla dottoressa Bartoli dell’Ufficio Minori. All’ingresso mi si presentava la seguente scena: tre adulti – la proprietaria, il commesso dell’esercizio e l’agente Biglia – si trovavano seduti a terra, accanto a un tavolino. Con tutta evidenza stavano disegnando, attività comprovata dai numerosi fogli sparsi a terra per tutto il locale. Della bambina di cui alla comunicazione delle ore 19 e 47 nessuna traccia. Del cioccolato di cui alla medesima comunicazione invece sì, in particolare attorno alla bocca dell’ispettore Pasciullo. Il quale al nostro ingresso canticchiava un motivo non identificato. In assenza di riscontri, si suggerisce l’archiviazione”.


Altri miei racconti, per gradire.

12 Commenti

  • ccalz Posted 6 Gennaio 2012 15:05

    Ehi, fin qui ha scritto la Mazzucco, insomma ci siamo capiti. Il problema è chi prosegue, mica chi comincia…

  • rosa Posted 6 Dicembre 2011 01:00

    Molto curiosa

  • Anonymous Posted 6 Dicembre 2011 00:59

    Curiosa

  • Claudio Calzana Posted 5 Dicembre 2011 21:46

    Eh, Giorgio, ti tocca andare fino in fondo per scoprirlo….

  • Anonymous Posted 5 Dicembre 2011 21:34

    ok Professore, il tuo racconto mi incuriosisce.
    E se la bimba fosse uscita da una fiaba ?
    Giorgio

  • Claudio Calzana Posted 5 Dicembre 2011 19:34

    Qui sale l'attesa per il racconto. E io, accidenti, mica posso intervenire su quelle vecchie carte per abbellirle un poco. Le presenterò così come le scrissi, mi rimetto alla clemenza della corte.

  • mariangela Posted 5 Dicembre 2011 18:26

    Che libidine, che goduria… ecco un appuntamento da non perdere!

  • Anonymous Posted 5 Dicembre 2011 15:31

    Per altro: ecco come si dovrebbe insegnare italiano nelle scuole… terminare noti incipit, stravolgere trame note.. no?!
    Ma questo post è fuori posto.
    Scusandomi, saluto
    RiBepz

  • Paola Posted 5 Dicembre 2011 15:29

    Seguirò con attenzione e curiosità il tuo racconto e dal momento che io sono golosa di cioccolato, inizierò a fantasticare su come andrà a finire.
    Buona giornata.
    Paola

  • Anonymous Posted 5 Dicembre 2011 15:27

    L'ennesima esca alla quale abbocco… avido e curioso: so che c'è sotto qualcosa ma me ne frego..l'attrazione è (sarà) fatale!?
    Grande.
    Bepz

  • Anonymous Posted 5 Dicembre 2011 14:53

    ..curioso e simpatica l'idea di un racconto che ci accompagna verso il natale..meglio dei tanti addobbi che riempiono negozi e case.
    ciao filippo

  • Sara Posted 5 Dicembre 2011 13:41

    Voglio proprio vedere dove vai a finire….

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